Perché a Natale facciamo il presepe? Ecco la storia delle sue origini

Magazine, 06/12/2021.

Il presepe nasce da un termine latino che sarebbe praesaepe e che significa letteralmente mangiatoia. Ne troviamo traccia soprattutto nei vangeli di Luca e Matteo nei quali si racconta la nascita di Gesù ai tempi del Re Erode. 

A questi tempi Maria e Giuseppe arrivarono in città per il censimento voluto da Roma ma non riuscendo a trovare un posto per dormire decisero di ripararsi in una stalla. 

Nel cuore della notte Maria ebbe il bambino che nacque dentro la stalla e che, quindi, fu coperto con materiali di fortuna. Nel racconto dei vangeli non figurano i popolari bue ed asinello che scaldarono Gesù con il loro fiato ma la situazione era molto dura, faceva freddo e il neonato fu coperto con la paglia.

Questa scena viene riprodotta in tutte le case degli italiani con l’aiuto dei più popolari personaggi presepe e della creatività. Oggi vedremo da dove nasce la tradizione e ripercorreremo assieme la lunga storia del presepe natalizio.

La natività dall’antichità a oggi 

Tale raffigurazione della natività ha origini davvero molto antiche. Sembra che i cristiani nell’antichità abbiano scolpito le scene della natività di Gesù in moltissimi luoghi tra cui le catacombe romane. 

Quando la religione cristiana uscì dalla clandestinità dopo l’Editto di Milano le immagini della natività divennero ben più frequenti e iniziarono a comparire in chiese e facciate sotto forma di affreschi, dipinti e statue. 

La ricostruzione di San Francesco D’Assisi 

La ricostruzione fedele della natività fu compiuta nel 1223 da San Francesco d’Assisi, il fondatore vero e proprio del presepe. L’idea gli venne trascorrendo il Natale a Betlemme che lo lasciò particolarmente colpito. 

Da quell’occasione e dopo esser tornato in Italia il Santo Chiese a Papa Onorio III di poter ricreare le celebrazioni a cui aveva assistito anche in Italia per il Natale successivo. 

Tuttavia le rappresentazioni sacre non potevano essere tenute in chiesa e, quindi, il Papa gli concesse di celebrare una messa all’aperto a Greccio, un paesino dell’Umbria. Qui i contadini accorsero nella grotta con delle fiaccole e in quattro e quattr’otto fu allestito il presepe con tanto di mangiatoia di paglia, bue e asinello. In altre parole San Francesco diede vita al primo vero e proprio presepe vivente della storia.

Dalle statuine di Arnolfo di Cambio alle iconiche napoletane

Fu Arnolfo di Cambio, scultore, a creare il primo presepe con le statuine nel 1283. Egli scolpi otto figurine in legno che rappresentavano i personaggi principali della natività disponendoli in modo da ricreare la famosa scena che tutti conosciamo. 

Il presepe si diffuse velocemente prima in Toscana e poi in tutto il Regno di Napoli dove, ancora oggi, la tradizione del presepe è sentita molto forte. 

A dire il vero nella città di Napoli accorrono tantissime persone nei periodi dei mercatini proprio per accaparrarsi le famosissime statuine che evocano i personaggi veri della natività oltre a VIP e illustri tra cui il Papa o addirittura Maradona. 

A Napoli la tradizione di riprodurre le statuine nella natività arrivò tra il '600 ed il '700, quando vollero introdurre anche personaggi immortalati nella vita di tutti i giorni che ancora oggi vengono venduti presso le bancarelle di Via San Gregorio Armeno. 

È proprio all’arte napoletana che si devono le realizzazioni in filo di ferro e gli abbigliamenti delle statuine in capi preziosi. 

Significati e simboli del presepe

Nella simbologia tradizionale del presepe bue e asinello sarebbero gli unici simboli del popolo ebreo e dei pagani. I re Magi, invece, simboleggiano le tre età dell’uomo, ovvero gioventù, maturità e vecchiaia. 

Altre credenze ritengono che i re Magi abbiano anche un riferimento alla natura umana in base ai regali che portarono in dono a Gesù: oro, argento e mirra. Quest’ultima simboleggerebbe la natura umana del figlio di Dio, l’oro farebbe riferimento alla regalità di Gesù e l’argento, invece, sarebbe legato alla spiritualità. 

Infine i pastori rappresentano l’umanità da redimere così come tutti gli artigiani e i lavoratori presenti alla scena. L’atteggiamento adorante di Maria e Giuseppe, invece, simboleggia le regalità del nascituro e l’importanza epocale di quel momento. 

Argomenti trattati

Newsletter EventiResta aggiornato su tutti gli eventi della tua città, iscriviti gratis alla newsletter