Magazine, 31/01/2018.
Buongiorno dottore,
vorrei chiederle qualche consiglio. Ho letto alcune
risposte che ha dato ad alcuni ragazzi che erano in una situazione
simile alla mia, quindi penso che lei possa
aiutarmi.
Sono un ragazzo di 24 anni, sono uno studente di medicina, e da una settimana ho cominciato ad avere dubbi riguardo al mio orientamento sessuale. Premetto che da quando ero piccolo mi sono sempre piaciute le donne e sono attualmente fidanzato con una ragazza da un anno e otto mesi.
Fin da quando ero piccolo ho sempre provato attrazione esclusivamente per le donne; da adolescente non ho mai avuto relazioni; ero pure abbastanza timido, non avevo amici, mi capitava di stare molto tempo da solo e devo dire che sono sempre stato molto sensibile agli scherzi che mi facevano a scuola i compagni di classe. Questo fino ai diciassette anni quando, durante l’estate, ho stretto nuove amicizie, ho dato i primi baci, ho vissuto esperienze con delle ragazze che mi hanno aiutato ad essere più sicuro di me, non solo con le ragazze, ma anche nei rapporti sociali in generale.
Poi ho finito con la scuola, e da lì sono cominciati alcuni
problemi.
Un bel giorno, dopo aver letto alcuni articoli che
parlavano di come può capitare nel corso della vita di cambiare
orientamento sessuale, ho cominciato a chiedermi: e se lo fossi
anch’io e non lo sapessi?
E se lo diventassi?
Da lì è cominciato un periodo di due-tre mesi circa di grande confusione sessuale; se capitava in un film o in qualunque programma che compariva una scena omosessuale o pseudomosessuale mi preoccupavo di provare attrazione per quelle cose, pur non avendo mai avuto un’erezione per un uomo, mi chiedevo se avessi provato attrazione o no, e se mi stessi reprimendo o no.
Questo periodo poi si è concluso grazie ad
esperienze con altre ragazze ed è riapparso due anni dopo
con le stesse dinamiche e conclusosi nello stesso modo.
Due anni dopo ho conosciuto la mia attuale fidanzata, c’è stata
subito grande attrazione sessuale reciproca e, fino adesso, è stato
un rapporto molto bello, con i suoi alti e bassi certo, ma che mi
ha dato grande felicità, addirittura abbiamo pensato a un futuro
insieme con una famiglia.
Premetto che il mio primo rapporto sessuale l’ho avuto con lei, e all’ inizio ho avuto dei problemi a farlo, poiché avevo problemi di erezione, principalmente dovute alla mia paura di non essere adeguato, ma poi dopo alcune volte che lo abbiamo fatto ho cominciato ad avere rapporti sessuali con lei senza problemi.
Tutto questo fino a una settimana fa quando, mentre stavo studiando, mi sono chiesto se fossi in grado di mantenere intatta questa felicità? E da li è cominciata una spirale di dubbi e disperazione, in cui non riesco a capire se mi eccitano gli uomini o no. Ci sono state poi alcune immagini di film in cui non ho ben capito se mi sono eccitato oppure no. Fatto sta che questa crisi non è mai stata così forte e anche se ho avuto erezioni con la mia ragazza e un rapporto sessuale, non mi ha aiutato ad uscirne e mi sono chiesto sempre di più se mi fosse piaciuto oppure no.
Sento che la mia mente si è autoconvinta di essere gay e, pur non eccitandomi con gli uomini, non riesco a sentire le stesse cose che sentivo prima con la mia ragazza e mi chiedo continuamente se io mi stia reprimendo oppure no.
Fatto sta che è da giorni che non la vedo, le ho detto che voglio stare da solo e da giorni ormai non riesco a dormire, a mangiare, a studiare, non riesco ad avere neanche un momento in cui non chiedo a me stesso sono gay o no?
Sono caduto in una sorta di depressione e non riesco
a uscirne. Io amo la mia ragazza e voglio continuare a
stare con lei.
Ma purtroppo se non risolvo questa crisi mentale che ho, non
potrò continuare a stare con lei. Cosa mi consiglia?
La ringrazio in anticipo per ogni consiglio utile che mi
darà.
Le auguro una buona giornata
Buona giornata a lei, giovane studente di
medicina.
Ci tenevo a specificare il suo corso di studi perche, sul tema
della paura di poter essere omosessuale, ho già scritto molto e
sarebbe banale ripetermi.
Invece, volevo risponderle partendo da un altro punto di vista,
facendo appello proprio ai suoi studi.
Non so se le è capitato di notare che, chi studia le
patologie mediche, spesso è portato ad autodiagnosticarsi le più
svariate malattie, soltanto perche riconosce, su se
stesso, alcuni, piccoli, insignificanti, sintomi, che, vista la
ancora imperfetta formazione, non vengono adeguatamente inseriti,
in un contesto diagnostico più generale.
Se questa caratteristica degli studenti di medicina, si potrebbe accettare, come un normale effetto, dell' essere ancora agli inizi, di un percorso di studi che si perfezionerà in futuro, altro discorso è; se questa preoccupazione si espande e diventa invasiva. In questi casi si rischia di scivolare verso uno stato che sarebbe più corretto definire tendente all' ipocondria.
Ovvero si instaura una sorta di ossessione rispetto alla
paura di aver contratto una svariata quantità di malanni.
E si diventa, più banalmente, dei malati immaginari. Dove il
problema non è la malattia in sé, quanto la paura di esserne
affetto. E non è casuale che questo abbia esordio nell' ampia
fascia dell'adolescenza. Difficile fase di transizione, in cui,
le persone, si sentono particolarmente indecise e confuse, sulle
proprie capacità. Il tutto amplificato dalla tendenza a
farsi intrappolare da false logiche del tipo: Ho
deciso di camminare a testa in su guardando attentamente il cielo,
perche: se gli aerei precipitano, come faccio ad essere sicuro che
non me ne caschi uno addosso? (E magari, camminando guardando
in su, si corre il pericolo, più concreto, di farsi male,
inciampando e cadendo).
E poi, ancora, se esiste la lebbra, come faccio ad essere
sicuro di non diventare un lebbroso? Visto che mi si
screpolano le mani? E se esiste la pazzia come faccio ad essere
sicuro di non essere pazzo? Dato che ogni tanto mi sembra di
impazzire?
E via, via, cosi, inviluppandosi in una logica perversa, dove la
trappola mentale, sta nella parola sicuro, che fa travisare ogni
deduzione.
In realtà di sicuro nella vita c'e' ben poco. E dunque non dovremmo chiedercelo così spesso e non dovremmo neppure pretendere delle risposte nette e polarizzate.
Dunque, perché lei si chiede se è sicuro di essere davvero etero e perche mai pensa che esista solo un unico modo di essere etero? A livello teorico tutto può essere pensato. Ma lei come mai le è venuto in mente di poter essere omosessuale (solo perche ha avuto degli alti e bassi nella sua relazione con l'altro sesso) e non le viene in mente di chiedersi se può davvero essere sicuro di non essere un killer? (visto che volte capita di voler strangolare qualcuno) o come fa ad essere sicuro di non essere un santo? Visto che, talvolta, fa opere di bene?
Quindi potrebbe essere un killer che fa finta di essere
un santo o un santo che talvolta uccide per pietà.
E potremmo andare avanti cosi per mesi.
Ma perdere del tempo con questo gioco non le sembra stupido?
In genere chi insiste nel voler essere sicuro nasconde una intima sensazione di essere indifeso o di essere inadeguato o colpevole di qualcosa e traduce queste sensazioni negative nella speranza, vana, di poter avere delle sicurezze che garantiscano di essere, sempre, nel giusto. Sicurezze che, in realtà, non possono esistere, per nessuno.
Il fatto che lei si concentri sugli aspetti di identità
sessuale è l'inevitabile conseguenza dell'aver vissuto
alcuni normalissimi problemi in quest' area così
delicata ed ancora oggi ammantata da troppi pregiudizi. Ma, come
detto all’inizio, non bastano due o tre colpi di tosse, per
decretare una diagnosi di tubercolosi,
(E ribadisco che mentre la lebbra e la tubercolosi sono due
malattie serie, sia ben chiaro a tutti, che l' omosessualità è
ben lungi dall' essere una malattia).
Ora, però dopo aver detto che non si può mai essere
sicuri, mi contraddico subito, dicendo che, giunti alla
fine, l'unica certezza e' che, continuando a torturarsi con
questa paura di essere omosessuale non solo si distrae dal suo vero
problema (l'insicurezza di sé) ma, sopratutto, corre il rischio
di rovinarsi, inutilmente, la gioia di vivere.
Ivi compreso il rapporto con la sua fidanzata.
E questo sì, che sarebbe davvero uno spreco.
Saluti
Dott.Marco Emilio Ventura
Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Genova
Di Marco Ventura