Architetture olivettiane, mostra

Un evento imperdibile a Como
da sabato20settembre2025
a domenica26ottobre2025

Cermenate Cerca sulla mappa
DA Sabato20Settembre2025
A Domenica26Ottobre2025
Evento terminato

Dal 20 settembre al 26 ottobre 2025 presso l'Asilo Garbagnati di Cermenate (Como), progettato tra il 1935 e il 1937 da Cesare Cattaneo e situato in via Negrini 7, 9, 11 (Asnago), è allestita la mostra Architetture olivettiane, terza di un ciclo di quattro esposizioni nell'ambito del progetto di recupero dell'edificio - considerato oggi una pietra miliare del Razionalismo architettonico - promosso dall’Associazione Cesare Cattaneo Onlus e dall’Archivio Cattaneo in collaborazione con il Circuito Lombardo Musei Design.

La mostra si colloca nella porzione dell’edificio messa in sicurezza, che consente già di apprezzare i bianchi volumi e l’articolazione spaziale che lo rendono una creazione architettonica unica. Protagonista della mostra sono, questa volta, le architetture residenziali e per la comunità, promosse da Adriano Olivetti nel territorio di Ivrea durante il XX secolo.

Al centro della mostra, a cura di Daniele Boltri ed Enrico Papa, fotografie, disegni e documenti relativi a quattro edifici selezionati dal volume Architetture olivettiane a Ivrea: i luoghi della residenza e i servizi della comunità di Daniele Boltri, Giovanni Maggia, Enrico Papa e Pier Paride Vidari, edito da Archivio Cattaneo Editore con il patrocinio dell’Associazione Archivio Storico Olivetti, della Fondazione Adriano Olivetti e di Unesco. I quattro edifici sono: il complesso di case per famiglie numerose di Figini e Pollini; l’unità residenziale ovest di Gabetti e Isola, denominato Talponia; la scuola materna di Ridolfi e Frankl nel quartiere Canton Vesco; la scuola elementare di Quaroni e De Carlo anch’essa a Canton Vesco. 

La mostra è visitabile il sabato e la domenica in orario 14.30-18.30. L'ingresso è gratuito, per info 031 513960.


Case per impiegati con famiglie numerose nel quartiere Castellammonte, Luigi Figini e Gino Pollini, 1939-1941 © courtesy Architetture olivettiane a Ivrea (Archivio Cattaneo Editore e Associazione Archivio Storico Olivetti)

Le prime iniziative per realizzare abitazioni popolari a Ivrea si devono all’iniziativa privata di Adriano Olivetti che affida dal 1934 a Luigi Figini e Gino Pollini diversi studi sulle tipologie delle case per gli operai, con l’intento di «rendere accessibile ad ogni nucleo familiare un’abitazione dai costi contenuti e con alti standard qualitativi». Progettate dagli stessi architetti tra il 1939 e il 1941, esse volevano costituire il primo nucleo di un nuovo quartiere situato in una conca verdeggiante, circondata da ameni dossi collinosi, non molto lontana dalle fabbriche. Ogni alloggio è distribuito su due piani più un piano terreno, con un antistante orto-giardino e, dal 1951, una piccola autorimessa. Il piano terreno è essenzialmente costituito da un grande ambiente aperto a guisa di portico verso l’orto-giardino. Tale ambiente è chiudibile durante la stagione fredda, e può essere adibito a stanza da gioco, a serra, a laboratorio, o altro. Il primo piano contiene un grande ambiente di soggiorno, nel quale a mezzo di una tenda poteva eventualmente essere ricavato un vano per dormire, la cucina, e un gabinetto con lavabo e vasca-lavatoio per la biancheria. Al secondo piano tre camere da letto e un bagno.


Unità Residenziale Ovest di Gabetti e Isola (Talponia) © courtesy Architetture olivettiane a Ivrea (Archivio Cattaneo Editore e Associazione Archivio Storico Olivetti)

Nei primi anni Settanta, l’infittirsi delle relazioni internazionali della Olivetti produce una crescente domanda di abitazioni temporanee da parte di dipendenti, consulenti e clienti in visita al quartiere generale di Ivrea, alla quale l’azienda stessa risponde con la realizzazione tra il 1969 e il 1971, di questo complesso, progettato da Roberto Gabetti e Aimaro Isola. L’edificio, lungo circa 300 metri, a pianta semicircolare, ha la forma di una collina scavata su un lato e affacciata su un bosco, servita da una strada coperta interamente percorribile: da qui il nome di Talponia attribuito scherzosamente all’edificio dagli eporediesi. Riguardo alle singole unità abitative gli autori scrivono: «lungo gli undici metri di profondità delle cellule, si possono fare moltissime cose. Ad un estremo la vetrata occupa l’intiera parete, la luce è graduabile con tende bianche (…). Gli scatoloni blu, posati su una panca, contengono (sembra un gioco di prestigio) frigoriferi, fornelli, lavelli, armadi, armadietti; c’è un tavolino (che può alzarsi e abbassarsi), ci sono le panchette. Più sotto ancora, due lettini sono pronti: una modernfold taglia il soggiorno in due: si forma una camera da letto. Tutto è pronto così, ma può essere spostato in tantissimi modi, aggiunto, tolto, sostituito, annullato. Lo spazio quasi unico, può dividersi - diventare - spostando i mobili, tutto diverso».


Vista dall’alto del quartiere Canton Vesco, con al centro gli edifici di Ridolfi © courtesy Architetture olivettiane a Ivrea (Archivio Cattaneo Editore e Associazione Archivio Storico Olivetti)

Sul finire del 1954 la Società Olivetti affida a Mario Ridolfi e Wolfgang Frankl l’incarico di realizzare un asilo nido (che non sarà poi realizzato) e una scuola materna nel quartiere Canton Vesco. Adriano Olivetti affida a questi professionisti così lontani dalla sua visione dell’architettura questo incarico per il desiderio di confrontarsi con le più aggiornate istanze culturali in campo architettonico. Al centro dell’area vengono previsti gli spazi di gioco all’aperto. La struttura viene realizzata in cemento armato, mentre per le murature di tamponamento la pietra locale, la diorite. Oltre che dai lucernari orizzontali, le aule sono illuminate da grandi aperture verso l’esterno le quali, per evitare gli effetti negativi di una eccessiva insolazione, vengono schermate dalle pensiline e da grigliati in legno specificamente disegnati da Ridolfi. Questi grigliati rappresentano uno degli elementi di maggior perfezione artigianale di tutto il progetto, oltre alle bellissime cancellate in ferro battuto che, con i muri di basamento in diorite, delimitano l’intera area dell’asilo.


Scuola materna in Canton Vesco a Ivrea (vista delle terrazze, con le caratteristiche murature in pietra e i parapetti in cotto) © courtesy Architetture olivettiane a Ivrea (Archivio Cattaneo Editore e Associazione Archivio Storico Olivetti)

Fino dal 1950, all’interno del quartiere Canton Vesco era stato previsto un complesso di servizi su cui dovevano gravitare i nuclei residenziali. Nel 1955 Ludovico Quaroni e Adolfo De Carlo ebbero l’incarico per l’intero complesso. Il loro progetto, nel suo insieme, ha previsto quale fulcro la scuola elementare, dove la stessa funzione della piazza risulta di fatto sostituita dalla scuola, come centro della vita residenziale, caratterizzata dell’idea di quartiere organico, ampiamente sviluppata nelle esperienze urbanistiche dei primi anni Cinquanta. La scuola venne progettata secondo i migliori intendimenti pedagogici del momento: fra l’altro è da rimarcare che vi si propone un modello didattico nuovo, tradotto spazialmente in un’aula comune centrale. Le aule speciali s’affiancano alla sala comune, quindi seguono i servizi e infine gli spazi per l’insegnamento all’aperto. Il progetto risultò dunque come uno dei migliori esempi italiani d’edilizia scolastica della fine degli anni Cinquanta, e fu scelto per essere presentato alla XII Triennale di Milano.


Scuola elementare in Canton Vesco a Ivrea © courtesy Architetture olivettiane a Ivrea (Archivio Cattaneo Editore e Associazione Archivio Storico Olivetti)

L’obiettivo di questo programma programma espositivo, inaugurato dal 15 marzo al 4 maggio 2025 dalla mostra L’asilo Garbagnati, e proseguito dal 17 maggio al 29 giugno 2025 con la mostra Lo spazio armonico e la Fontana di Camerlata, è quello di accendere un riflettore sull’asilo Garbagnati e di rendere noti al territorio l’esistenza ed il pregio dell’edificio, oltre che di comunicare la volontà di farne un polo per attività espositive e formative relative all’architettura, al design e alle arti visive, e un luogo della cultura aperto alle istanze del territorio.


Asilo Garbagnati © Lorenza Ceruti

Oggi l’edificio risulta deturpato dalle successive manomissioni avvenute nel corso degli anni: inutilizzato per diversi anni del dopoguerra, nel 1986 cambiò destinazione d’uso, diventando farmacia comunale e sede della Croce Rossa, ed è attualmente in disuso. Dopo il riconoscimento, nel 2008, da parte della Direzione Regionale Beni Culturali e Paesaggistici della Lombardia, dell’interesse culturale dell’edificio, l’asilo Garbagnati è stato sottratto al rischio di ulteriori manomissioni grazie agli eredi di Cesare Cattaneo e alle persone riunite nell’Associazione Cesare Cattaneo Onlus, costituita nel 2012, che ne ha acquisito la proprietà.

Come le prime esposizioni, anche le successive saranno realizzate negli spazi disadorni e nello stato di fatto dell’asilo, ispirandosi a un modello storico: la prima edizione dell’evento Documenta a Kassel (1955). Tale riferimento vuole significare lo spirito di voler partire da quello che c’è, per promuovere un percorso che potrà andare lontano. Altro modello di riferimento è quello degli eventi-mostra realizzati da artisti, architetti e designer, soprattutto a partire dagli anni ’70 del secolo scorso, con mezzi low-cost in spazi quali fabbriche dismesse, complessi di edilizia popolare.

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