Coronavirus: l'Italia diventa zona protetta. Scuole chiuse e divieti fino al 3 aprile

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Magazine, 09/03/2020.

Dopo poche ore dall'entrata in vigore decreto dell'8 marzo 2020 il Governo, nella serata di martedì 9 marzo ha deciso di estendere a tutta l'Italia le limitazioni vigenti per la Lombardia e le altre 14 province dell'italia centro-settentrionale (nello specifico Asti, Alessandria, Novara, Vercelli e Verbano Cusio Ossola in Piemonte; Piacenza, Parma, Modena, Reggio Emilia e Rimini in Emilia Romagna; Venezia, Padova e Treviso in Veneto; Pesaro e Urbino nelle Marche).

Tutta l'Italia diventa, dal 10 marzo, zona protetta, con il vincolo di evitare ogni spostamento in entrata e in uscita all’interno del territorio: ci si muoverà solo per comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità e motivi di salute. Per chi si sposta da un Comune all'altro dentro la nuova zona protetta estesa a tutta Italia è necessaria l'autocertificazione scaricabile dal sito web del Viminale. Inoltre, sono sospese tutte le manifestazioni sportive (sospesa anche la Serie A), mentre le attività didattiche saranno sospese fino a venerdì 3 aprile 2020 in tutta Italia (prolungando di fatto la chiusura delle scuole rispetto al 15 marzo).

A partire dal 10 marzo, dunque, i bar e i ristoranti in tutta Italia dovranno chiudere dopo le ore 18. Chiusi i pub, le discoteche, le sale gioco, le sale bingo. Vietate le celebrazioni, comprese quelle di matrimoni e funerali, e tutte le messe. Chiusi musei, teatri e cinema. Lo stesso per piscine e palestre.

«Le nostre abitudini vanno cambiate, ora» ha dichiarato il premier Giuseppe Conte in conferenza stampa. «Non c'è più tempo: dobbiamo rinunciare tutti alle nostre abitudini. Per questo ho deciso, d'accordo con tutti gli organi di Governo, di prendere misure ancora più forti per la salute e la salvaguardia di tutti i cittadini d'Italia. Non ci sarà più una zona rossa e una arancione, non più zona 1 e zona 2 della penisola. Ci sarà solo l'Italia come zona protetta. Non è facile, ma sono costretto a intervenire in modo ancora più deciso per le persone più fragili e vulnerabili. Come accadeva già il Lombardia e nelle altre 14 province, ci si potrà spostare soltanto per motivi di lavoro, casi di necessità e motivi di salute. Divieto degli assembramenti all'aperto».

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