I cento anni di Nuto Revelli: il programma degli eventi a Cuneo e in Piemonte

Paola Agosti

Torino, 12/06/2019.

Un giorno chiesero a Nuto Revelli, «ma lei si sente più sociologo o più antropologo?». La sua risposta fu «mi sento un geometra». È un episodio che delinea, in un certo senso, il personaggio fuori dagli schemi, verace, diretto nel suo modo di esprimersi, ricordato così da Walter Barberis, presidente dell’Einaudi Editore. L’occasione è un centenario, quello della nascita di Revelli, scomparso nel 2004, che verrà ricordato con un programma di eventi addirittura triennale. A occuparsene saranno il Comitato nazionale per le celebrazioni, presieduto da Gastone Cottino, e la Fondazione Nuto Revelli, presieduta dal figlio, Marco Revelli. Ma del comitato fanno parte docenti universitari, l’Istoreto e la Città di Cuneo.

L’avvio è il 13 luglio a Paraloup, borgata nel Comune di Rittana (Cn) che la Fondazione Nuto Revelli ha recuperato e trasformato in un luogo della memoria. Qui Federico Faloppa, Adriano Favole e Luca Prestia inaugureranno la mostra fotografica Beyond the border, con immagini e parole «dal confine». Dopo una conferenza a Marburg, in Germania (18 luglio), gli eventi proseguiranno il 19 luglio a Cuneo, con una maratona pubblica di letture dai libri di Nuto Revelli, seguita, il giorno dopo, da una grande festa per i cento anni di Nuto Revelli nella notte bianca dell’illuminata.

In quell’occasione sarà inaugurata la mostra Ricordati di non dimenticare. Ci saranno anche le premiazioni del contest per illustratori e un concerto, all’Open Baladin, della band occitana La Mesquia, accompagnato da un reading di Gimmy Basilotta con test tratti dai libri di Nuto Revelli. E il giorno dopo, sempre a Paraloup, un concerto di musica classica del Consorzio Valle Stura Experience precederà lo spettacolo Canto per il popolo che manca, di e con Beppe Rosso e Marco Revelli, prima del gran finale con l’osservazione della luna per il 50° dell’allunaggio.

«Revelli – ha commentato Gastone Cottino – è stato l’uomo che ha avuto il coraggio e la forza etica di fare un esame autocritico della sua generazione, superando la rimozione della memoria che aveva caratterizzato il Paese dopo la Liberazione». Un’attenzione, ha sottolineato Cottino, rivolta verso gli «ultimi», cioè i contadini, prima obbligati a fare una guerra senza nemmeno sapere il perché, poi abbandonati da una nazione spinta al progresso dall’accelerata industriale. «Parlava delle nuove generazioni – ha aggiunto Marco Revelli – perché era ossessionato dal fatto che il male potesse essere riprodotto per via dell’oblio, e poi si sentiva in debito con gli ultimi e i penultimi, quei contadini costretti a fare i soldati, quei poveri e anziani abbandonati sulle montagne ma portatori di cultura».

Da Verduno a Cuneo, da La Morra a Mondovì, gli eventi proseguiranno per tutta l’estate fino ad arrivare anche a Firenze, a novembre, in occasone della Conferenza nazionale Aici (Associazione degli istituti di cultura italiani). Un incontro il 10 dicembre a Torino ricorderà Revelli, Primo Levi e il loro rapporto con l’Einaudi. Ma il centro resterà Cuneo. «Questa è l’occasione – ha commentato Cristina Clerico, assessora alla cultura della Città di Cuneo – di riappropriarsi di un cuneese. Spesso ci dimentichiamo dei pezzi più nobili della nostra storia, come Nuto Revelli. Ma per noi la cultura è la base per riflettere, affinché il cittadino possa formarsi uno spirito critico». E i ricordi riguarderanno anche la figura di Duccio Galimberti.

Per il centenario di Nuto Revelli, però, gli eventi in programma arrivano già al 2020, quando da Cuneo partirà una mostra fotografica itinerante (il 5 febbraio) che poi il 25 aprile sarà al Polo del ‘900 di Torino. Di lui, però, si parlerà anche a Parigi, dal 1 al 31 ottobre del prossimo anno, con un ciclo di iniziative in collaborazione con la Fondation de la Maison des Sciences de l’Homme, che ospiterà la mostra all’Ecole des Hautes Etudes en Sciences sociales.

Di Paolo Morelli

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