Torino, 01/10/2025.
Mercoledì 1° ottobre, ore 19.30 circa. A bordo della Global Sumud Flotilla, missione umanitaria diretta verso Gaza, è stato dichiarato lo stato di “massima allerta” dopo l’avvistamento di una ventina di imbarcazioni sospette a meno di cinque miglia di distanza, in acque internazionali a circa 75 miglia dalla costa palestinese. Poco dopo l’“alt” imposto dalle autorità israeliane, è iniziato l’abbordaggio e l’isolamento della nave Alma.
La notizia ha provocato reazioni immediate in Italia: collettivi, sindacati e associazioni hanno chiamato alla mobilitazione in diverse città, con Torino al centro delle prime proteste.
Nel giro di poche ore centinaia di persone si sono radunate davanti al Comune di Torino, dando vita a un presidio permanente. La piazza è stata ribattezzata “piazza Gaza”. «Abbiamo già pronte le prime denunce che presenteremo domattina alla Procura di Roma contro i responsabili degli atti di pirateria e contro chi non li ha impediti, cioè il Governo italiano» ha dichiarato l’avvocato Gianluca Vitale, a nome dei giuristi per la Palestina. Nel frattempo sono stati chiusi alcuni varchi di accesso della metropolitana alle stazioni Porta Susa e Porta Nuova.
Un migliaio di persone in corteo ha attraversato via Milano, piazza Castello e via Po, partendo da piazza Palazzo di Città. Annunciato per giovedì 2 ottobre un primo blocco cittadino e un corteo in bicicletta da Palazzo Nuovo, dove è già attivo un presidio studentesco permanente per Gaza. Sempre giovedì, alle 18, è previsto un nuovo presidio in piazza Castello davanti alla Prefettura.
Il corteo ha raggiunto infine la sede Rai in via Verdi, fermandosi per un presidio temporaneo contro quella che i manifestanti definiscono la “TV megafono del governo Meloni”. Dopo fumogeni e cori, la marcia è ripresa verso Palazzo Nuovo, sede della mobilitazione studentesca.
Il corteo, sempre numeroso e in crescita, ha attraversato corso Vittorio Emanuele II e raggiunto la stazione di Porta Nuova, presidiata dalle forze dell’ordine in assetto antisommossa. Nei momenti più tesi, alcuni manifestanti sono riusciti a entrare all’interno e a occupare i binari, bloccando temporaneamente il traffico ferroviario. La manifestazione si è divisa in due ali, presidiano sia l’ingresso principale sia quello laterale di via Sacchi. Alcuni attivisti, al megafono, hanno denunciato i tentativi di divisione tra “buoni e cattivi” da parte della polizia, ribadendo la volontà di proseguire la protesta fino a quando “la Palestina non sarà libera dal fiume al mare”.
Cori e slogan hanno scandito la serata: “Salvini boia, Netanyahu boia” e “Bloccare le armi non è un reato” hanno accompagnato la folla fino a Palazzo Nuovo, diventato punto di riferimento per la mobilitazione. In molti si sono salutati dandosi appuntamento alle nuove iniziative annunciate per i giorni successivi.
Dalla Flotilla gli attivisti italiani hanno dichiarato: «Potrebbe essere l’inizio di un blocco navale. Non ci faremo intimidire da minacce o vessazioni».
La portavoce Maria Elena Delia ha lanciato un appello sui social: «Le navi militari israeliane hanno avviato le procedure per intercettare le imbarcazioni della Global Sumud Flotilla, in acque internazionali. Restate vigili, non lasciamoli soli. Ora è il momento che l’equipaggio di terra faccia la sua parte».
L’USB ha proclamato uno sciopero generale nazionale per venerdì 3 ottobre, giornata in cui si intensificheranno le mobilitazioni studentesche e cittadine. A Torino, alle 21.30 di mercoledì, in piazza Palazzo di Città è stato lanciato lo slogan: “Israele ha bloccato la Flotilla, noi blocchiamo tutto”.
Sempre venerdì è previsto un nuovo fronte di protesta: l’Italian Tech Resistance, il contro-festival nato in opposizione all’Italian Tech Week, ha sospeso improvvisamente le proprie attività per riorganizzare manifestazioni in concomitanza con l’arrivo a Torino di Jeff Bezos, John Elkann e Ursula von der Leyen.