Moni Ovadia insieme a Michele Gazich e Giovanna Famulari in concerto al Folkclub

Venerdì07Novembre2025
Evento terminato

Venerdì 7 novembre 2025 alle 21.30 il FolkClub accoglie il ritorno di Moni Ovadia, atteso da ben diciannove anni, che salirà sul palco insieme a Michele Gazich e Giovanna Famulari per presentare Yiddish Blues, il suo primo vero concerto. Non teatro, non teatro-canzone: questa volta è la musica a prendersi tutta la scena, con la voce e la chitarra di Ovadia sostenute dagli arrangiamenti e dalla direzione artistica di Famulari e Gazich, rispettivamente a violoncello, pianoforte e voce, e a violino, viola, percussioni psicoacustiche e voce. Yiddish Blues è un’immersione poetica e musicale nelle culture dell’esilio, un viaggio nella spiritualità dei popoli senza patria, nel dolore che diventa canto e nella resistenza che si trasforma in melodia. L’apertura è affidata a Es brent! (“Sta bruciando!”), brano del 1936 di Mordechai Gebirtig che racconta l’incendio di una città come metafora di persecuzioni e ingiustizie. Segue Gelem, gelem, l’inno del popolo Rom, che diventa cuore pulsante della serata, ponte tra memorie nomadi e identità negate. L’universo evocato è una costellazione di lingue, canti e suoni che sfuggono a qualsiasi definizione, un blues atipico, “eretico”, come lo definisce lo stesso Ovadia: la musica degli sradicati, dei sopravvissuti, di chi canta per esorcizzare il dolore. In scena appaiono figure segnate dal maltamé, parola che nel dialetto ebraico-veneziano indica il tormento dell’anima, un sentimento che trova risonanza nel classico “woke up this morning” del blues afroamericano. Moni Ovadia dà voce a questo universo errante insieme ai suoi due compagni di viaggio, creando un concerto che è rito laico e atto civile, memoria che si fa resistenza e poesia che diventa arma contro l’oblio. Le canzoni diventano ferite che parlano, melodie per disturbare le orecchie annoiate dei boia. Come scriveva Paul Celan, si berrà “il latte nero dell’alba”, in cerca di un frammento di luce capace di rischiarare i tempi oscuri che stiamo vivendo.

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