Sabato 25 ottobre 2025 alle 21.30 il FolkClub ospita l’unica data italiana di Marc Ribot, voce e chitarra, in occasione della presentazione del nuovo album Map of a Blue City. A sei anni di distanza dall’indimenticabile concerto in solo che chiuse la XXXI Stagione, torna uno degli artisti più estrosi, imprevedibili ed eclettici della scena musicale mondiale, considerato tra i chitarristi più influenti e amati di sempre. Parlare di Ribot significa attraversare oltre quarant’anni di musica: la sua carriera si è mossa dal soul al blues, dalla no wave alle colonne sonore per il cinema, passando dai progetti da compositore solista alle memorabili collaborazioni con Tom Waits.
La sua discografia vastissima non rende giustizia alla sua poliedricità: le sue improvvisazioni, anche quando partono da standard riconoscibili, diventano sempre percorsi unici, sospesi tra delicatezza, tensione e libertà espressiva. Non a caso, come scrive Grayson Haver Currin su Indyweek, assistere a un concerto di Marc Ribot è come partecipare a una vera e propria lectio magistralis. Il nuovo album, pubblicato nel maggio 2025, raccoglie nove brani nati in oltre trent’anni di lavoro e prodotti da Ben Greenberg: alcune canzoni risalgono addirittura agli anni Novanta, altre furono registrate nel 2014 con l’amico Hal Willner e successivamente rielaborate dopo la sua scomparsa. Il risultato è un’opera che, pur non essendo un disco cantautorale in senso stretto, mette al centro la voce intensa di Ribot, affiancata da un mosaico sonoro che mescola radici folk, bossa nova, no wave, noise, free jazz e sperimentazioni senza genere. Accanto a composizioni originali, l’album include l’interpretazione di When the World’s on Fire della Carter Family e una rivisitazione in musica della poesia di Allen Ginsberg del 1949 Sometime Jailhouse Blues. Map of a Blue City è un viaggio interiore, un riflesso sul tema dello smarrimento che diventa al tempo stesso paura e possibilità, memoria personale e mappa di una vita artistica segnata da deviazioni e sorprese. “Ho visto il mondo cambiare e restare immutato allo stesso tempo” racconta Ribot, spiegando come la lunga gestazione di queste canzoni sia stata accompagnata dal desiderio di creare un ambiente sonoro intimo, capace di restituire verità dure ma anche il calore di un ascolto confidenziale, come quello con un amico. Un concerto unico, dunque, per entrare nel cuore della nuova musica di un maestro che continua a sorprendere e a ridefinire i confini della contemporaneità.