Giovani e salute mentale, Torino lancia l’allarme: accessi ai pronto soccorso in aumento e diagnosi sempre più gravi

Uno studio dell’Università di Torino fotografa un’emergenza in crescita. Boom di accessi ai pronto soccorso: +100% tra i minorenni, psicosi triplicate nei 20-30enni

Torino, 04/12/2025.

A Torino cresce l’emergenza legata alla salute mentale dei più giovani. Secondo uno studio dell’Università di Torino, coordinato dalla neuropsichiatra infantile Chiara Davico, gli accessi ai pronto soccorso per motivi psichiatrici tra bambini e adolescenti sono raddoppiati negli ultimi anni, con un aumento significativo anche dei casi più gravi.

I dati raccolti nei principali ospedali del Torinese parlano chiaro: le visite psichiatriche rappresentavano lo 0,7% del totale nel 2018, salite all’1,5% nel 2021. Tra i minorenni, il 33% arriva in stato di agitazione psicomotoria, il 17% per intenzione suicidaria o tentato suicidio, il 16% per ansia acuta, mentre i disturbi alimentari coinvolgono un giovane su dieci.

Davico sottolinea come l’emergenza non sia nata con la pandemia: «Il Covid ha amplificato un problema già in corso. Le difficoltà affondano le radici in trasformazioni sociali, economiche e familiari degli ultimi vent’anni». La crisi del 2008, l’insicurezza per il futuro, l’esposizione costante al mondo virtuale, il cambiamento delle dinamiche familiari e la riduzione delle relazioni sociali fisiche vengono indicati come elementi che compongono quella che la docente definisce «una tempesta perfetta».

La situazione non migliora tra i giovani adulti. Confrontando i dati tra il 2019 e il 2023, le diagnosi di schizofrenia e psicosi sono più che triplicate: +207% tra i 21-25 anni e +246% tra i 26-30 anni. Ancora più impressionante l’aumento dei disturbi della personalità: +767% tra i 18-20 anni e +1425% tra i 21-25 anni.

A emergere è anche una differenza di genere: all’ospedale Regina Margherita, l’80% delle ospedalizzazioni in Neuropsichiatria infantile riguarda pazienti femmine. Un dato che, precisa Davico, non indica necessariamente un disagio più diffuso tra le ragazze, ma un diverso modo di chiedere aiuto.

Di fronte ai numeri, l’Università di Torino ha attivato un gruppo di lavoro interdipartimentale, guidato da Davico e dal professor Michele Miravalle, per studiare cause e dinamiche della sofferenza giovanile. Il progetto coinvolge Giurisprudenza e Scienze della sanità pubblica e pediatriche e porterà alla nascita del nuovo corso “Giovani: controllo sociale e medicalizzazione”, al via da febbraio, per formare professionisti capaci di affrontare un fenomeno che intreccia aspetti clinici, sociali e culturali.

L’aumento dei casi e la complessità delle diagnosi mostrano una situazione che riguarda da vicino Torino e l’intero territorio piemontese, richiedendo interventi coordinati tra ospedali, scuole, servizi sociali e istituzioni. Uno scenario che, come segnala lo studio, non può più essere ignorato

Di Giulia De Sanctis

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