Brera, ecco la nuova pinacoteca: riallestite le 38 sale e aperto il Caffè Fernanda

Pinacoteca di Brera Cerca sulla mappa

Milano, 01/10/2018.

La Pinacoteca di Brera cambia look. Lo aveva promesso esattamente tre anni fa il direttore James M. Bradburne al momento del suo insediamento, il 1° ottobre 2015 (e lo aveva ribadito anche pochi mesi fa in un'intervista a mentelocale.it) affermando che avrebbe rimesso la pinacoteca al centro di Milano, riqualificandone il palazzo e il cortile d'onore. 

Se al momento restano ferme allo status quo ante l'entrata delle istituzioni scientifiche dal viale delle Scienze e la riqualificazione funzionale di Palazzo Citterio (che ha comunque riaperto prima dell'estate 2018 le sue porte al pubblico e  a gennaio 2018 potrebbe finalmente tornare attiva), le grosse novità riguardano la riqualificazione dei 38 spazi espositivi della Pinacoteca di Brera, che si accompagnano al riordino della collezione con una nuova illuminazione, nuove tinte alle pareti, nuove didascalie d’autore per famiglie e bambini e nuovi servizi.

Dopo la riapertura delle sale napoleoniche della scorsa primavera, il progetto di riallestimento della Pinacoteca di Brera si conclude dopo tre anni con la risistemazione delle ultime due sale dedicate alla pittura dell’Ottocento, chiudendo così l’anello del percorso espositivo che si snoda lungo il loggiato superiore, e con l’apertura al termine dello stesso della nuova caffetteria dedicata alla direttrice Fernanda Wittgens. L'apertura, all'ingresso dello spazio espositivo, del Caffè Fernanda (il primo della storia di Brera, dopo il breve esperimento degli anni Ottanta) è appunto uno dei nuovi servizi della pinacoteca: è intitolato alla prima direttrice donna di un museo in tutta Italia, Fernanda Wittgens (a cui si deve la riapertura del museo nel 1950, completamente  restaurato da Piero Portaluppi dopo i bombardamenti del 1943), adotta la filosofia del km zero rifornendosi da un orto a sud di Milano ed espone grandi opere d’arte tratte dalla collezione di Brera.

Generoso si dimostra il sindaco di Milano Giuseppe Sala quando elogia l'amico direttore di Brera James Bradburne per avere avuto il coraggio non di gestire quello che già abbiamo, ma di aver pensato in grande e con una mentalità aperta per una Milano sempre più intenazionale e accogliente diverse culture. Mr. Bradburne ha ragione a vantarsi della sua nuova Brera, dal grande fino ai dettagli. Nelle sale cambiano le tinte: la sala di Napoleone diventa bianca, quelle dove brillano gli ori tardogotici sono abbinate raffinatamente al rosso carminio; è ritinteggiata quella parete livida dietro il Cristo morto di Andrea Mantegna, che Bradburne non poteva proprio vedere.

Restano bianche le sale meno espositive: la grande sala che ospita i restauratori all'opera dentro un'enorme teca di vetro rimane bianca, con arredi tutti nuovi. Intorno sono mostrate ciclicamente alcune delle opere restaurate. È bianca anche la sala con le rastrelliere d'archivio. Qui intorno, ogni 6 mesi, vengono esposte opere diverse tirate fuori dagli archivi cassettonati, quindi Brera andrebbe rivisitata con cadenza semestrale. Prima le didascalie delle opere erano piccole; ora, proprio a favorire le visite alla pinacoteca in famiglia, sono lunghe e articolate, accompagnate laddove nel quadro è riprodotto un tessuto prezioso da scampoli così da non vederli soltanto con gli occhi, ma anche poterli toccare con il tatto. D'altronde Bradburne dichiara di volere che la pinacoteca si affermi come un istituto per la prevenzione dalla cecità.

Le sale 37 e 38 - quelle dedicate alla pittura dell’Ottocento - sono finalmente riallestite e restituite pienamente alla loro funzione espositiva, prima limitata dalla presenza del deposito che occupava quasi per intero l’ultima sala costringendo a una collocazione delle opere su più registri. Le due sale, inoltre, ritornano a essere comunicanti attraverso l’apertura a tutto sesto rimasta fino ad oggi chiusa. Proprio da qui ha inizio la scoperta della nuova Brera: dal 4 ottobre 2018 al 20 gennaio 2019, nelle ultime sale Hayez dialoga con Ingres in una mostra che permette di vedere nel cuore di Milano un quadro mai uscito dal suo museo in Francia. Si tratta del ritratto di madame Caroline Gonse di Jean-Auguste-Dominique Ingres: un volto delineato dalle dolci curve della forma dell'ovale facciale, richiamate da quelle dei capelli divisi da una riga nel mezzo in due chiome curve. Simile è l'acconciatura di Selene Ruga Taccioli, moglie del patriota Enrico, tra i maggiori committenti di Hayez, la cui galleria di ritratti si arricchisce di nomi celebri, quali Alessandro Manzoni, Massimo d'Azeglio e lo stesso Francesco Hayez, uomini valutati per i propri meriti e intelligenza. Allo stesso modo, ma con più complicanze, è pettinata nel gesso Anna Maria Virginia Buoni, moglie di Lorenzo Bartolini, lo scultore che al Poldi Pezzoli espone La fiducia in Dio, forse la scultura più delicata e commovente di sempre. Per la bellezza angelica, Ingres è ritenuto la reincarnazione ottocentesca di Raffaello, Hayez di Tiziano.

Per favorire la partecipazione e la conoscenza della nuova Pinacoteca di Brera, i biglietti prevedono diverse agevolazioni: ingresso a 1 euro tutti i fine settimana per gli over 65, così come in tutte le giornate istituzionalmente individuate come eventi straordinari di MiBACT; biglietto a 2 euro ogni primo giovedì del mese dalle ore 18.00 alle 21.40; biglietto a 3 euro ogni terzo giovedì del mese dalle ore 18.00 alle 21.40, con concerto degli Allievi della Civica Scuola di Musica Claudio Abbad nelle sale della pinacoteca. 

Di Laura Cusmà Piccione

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