A Genova nasce Media Art III Millennium tra video, installazioni, visori e realtà aumentata

Genova, 05/04/2023.

Genova sembra vivere un nuovo rinascimento artistico, fatto di scoperte e riscoperte dei palazzi storici, letteralmente presi d'assalto non solo dai turisti, ma anche da chi la città la vive tutti i giorni, senza dimenticare i grandi accessi di pubblico a mostre e iniziative legate alla cultura.

Nella grande rete dei musei, si aggiunge un altro punto di riferimento: nasce infatti il MAIIIM, acronimo di Media Art III Millennium, negli spazi che un tempo erano occupati dal Liceo Byron, in piazza Di Negro 6.

Sale luminose e un grande terrazzo di fronte al Terminal Traghetti del Porto di Genova, dove lo sguardo spazia su tutta la città, dai tetti del centro fino alla Lanterna. È questa la location che, a partire da lunedì 17 aprile, ospiterà opere di arte multimediale. Qui gli artisti non solo esporranno, ma potranno anche risiedere in stanze a loro riservate.

L'idea di questo nuovo hub dedicato all'arte del terzo millennio è di Virginia Monteverde, direttrice artistica di Art Commission Events, curatrice e coordinatrice di eventi culturali. Tra le iniziative da lei curate Segrete, tracce di Memoria, la mostra dedicata alla memoria della Shoah, nelle antiche carceri della Torre Grimaldina di Palazzo Ducale e Le Latitudini dell’arte, biennale d’arte contemporanea, sempre Palazzo Ducale.

«Media Art III Millennium nasce dalla mia passione per l'arte multimediale e digitale», afferma Virginia Monteverde, «io stessa sono un'artista multimediale e il mio interesse continua ad aumentare,  anche grazie al contributo di tantissimi artisti che in questi anni stanno sperimentando nuove tecniche. La realtà aumentata e l'AIl'intelligenza artificiale, seppur ultimamente al centro di polemiche, sono di grande aiuto in queste attività».

Le opere ospitate nelle sale del MAIIIM sono soprattutto opere video: «Partiremo dalla video arte del passato, per celebrarne i precursori, per arrivare a confrontarli con gli artisti contemporanei. Penso ad esempio a nomi come Nam June Paik, che possiamo definire come un pioniere della videoarte, per arrivare ad analizzare le forme artistiche più attuali, sempre più eteree, che non lasciano il segno, se non attraverso le documentazioni».

Grande spazio quindi a video, installazioni, visori, realtà aumentata, con la possibilità di far fruire le opere anche a visitatori che non si trovano fisicamente al MAIIIM, ma in altri luoghi, in altre città e in altri musei: «attraverso i visori le opere attraverseranno le distanze. In questi anni ho creato un vera e propria rete, un network artistico, che sta crescendo sempre di più, con Finlandia, Germania, Ungheria. Questo fuori confine si espanderà ancora, permettendo interazioni e scambi».

Il concept del MAIIIM si basa sulla Time Based Media Art, un termine ancora poco utilizzato qui in Italia, a differenza dell'estero come in Germania o in Svizzera. «Con questa espressione si unisce tutto ciò che riguarda l'arte che non è fisica e che viene misurata dal tempo. Il video, ad esempio, ha una durata, così come lo ha un'installazione immersiva. A volte questo tempo viene moltiplicato, attraverso il loop, che rende un'opera potenzialmente infinita».

Arte e tecnologia sono quindi la due metà di una stessa mela, che rendono la fruizione al grande pubblico più semplice e immediata. Inoltre molte funzioni, che prima si trovavano sui dispositivi mobili, vengono ora utilizzate in funzione dell'arte: «Pensiamo ad esempio al QR Code. Fino a poco tempo fa aveva uno scopo ben preciso, ad esempio lo utilizzavamo per visualizzare le caratteristiche di articoli che avevamo intenzione di acquistare. Oggi lo possiamo usare per leggere le opere d'arte. È un mezzo in più per andare oltre il fisico e scoprire nuovi contenuti. I fruitori sono pronti a ricevere nuovi stimoli dall'arte multimediale e riescono ad emozionarsi, cancellando quell'alone di freddezza che spesso ha circondato il concetto di tecnologia. Oggi si parla di esperienze immersive, che rendono addirittura protagonista il fruitore, che entra a far parte dell'opera».

Un esempio concreto di questa full immersion nell'arte sarà quella in occasione dell'appuntamento con il fotografo olandese Leo Erken, giovedì 20 aprile che utilizzerà la realtà virtuale: «sarà un'esperienza tutta da vivere e da sentire».

Genova conferma quindi la sua attitudine di contenitore artistico e culturale. L’arte fa bene all’anima, ora più che mai è chiaro: «Dopo la pandemia si è sentito il bisogno di ritrovare il momento della contemplazione dell'opera d'arte, di avere la possibilità di ammirare qualcosa che ci trasmette emozioni. Questo succede a livello internazionale, per questo nella nostra mission c'è una forte volontà di interazione con altre realtà museali all'estero e in città. Spero anche di poter recuperare e far conoscere tanti artisti genovesi che spesso sono stati lasciati da parte».

Media Art III Millennium vuole traghettare l'arte, dal passato al futuro, tenendo sempre ben saldo il concetto di libertà, che caratterizza le contemporanee correnti: «Forse parlare di correnti oggi è riduttivo. Ora l'artista è libero di pensare e di mettere in pratica il proprio pensiero, il processo creativo è fluido, quindi non necessariamente c'è bisogno di incanalarlo in una scatola e questo è sicuramente uno dei nostri fondamenti».

Di Paola Popa

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