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Genova, 21/07/2025.
Il caso che ha visto coinvolto Pier Fortunato Zanfretta ha avuto degli sviluppi inquietanti con il proseguire dei presunti incontri ravvicinati con esseri provenienti dallo spazio, alti più di tre metri, con pelle squamosa e intenzioni sicuramente poco amichevoli. Non dobbiamo quindi immaginarci il coinvolgimento di entità benevole, dall'aspetto quasi angelico, come viene talvolta riportato dalla miriade di storie che si leggono sul web e sui social.
In questo turbinio di racconti si nascondono leggende metropolitane, che in gergo digitale vengono definite creepypasta, e storie di qualsiasi genere che sembrano mescolare racconti popolari a trame di serie tv e a scene da documentari crime. Insomma, un'enorme insalata mista di parole che affascina e che ci lascia con mille punti interrogativi o semplicemente con la sensazione di aver letto il copione di un film. Anche la vicenda di Pier Fortunato Zanfretta fa parte di questo calderone confuso? Non lo sappiamo e - benchè siano ormai passati quasi cinquant'anni da quei fatti - non siamo qui per giudicare ma solo per raccontare, con il rispetto che va portato a una persona che ha subito, qualunque sia stata la loro origine, una serie di shock fortissimi che hanno coinvolto anche la sua famiglia e i colleghi dell'Istituto Valbisagno.
Volenti o nolenti, anche i dipendenti e le figure direttive dell'istituto genovese di vigilanza privata hanno subito le conseguenze di questi fatti. I primi due episodi di presunti incontri con gli alieni si erano verificati nella zona di Torriglia, che Pier Fortunato Zanfretta, con la Fiat 127 di servizio, perlustrava in qualità di metronotte. Il primo episodio avvenne a Marzano di Torriglia, nel dicembre 1978, in una strada di campagna che ospita tutt'oggi delle belle villette, mentre il secondo, una ventina di giorni dopo, nella zona di Rossi, piccola frazione di Lumarzo.
«A questo punto, l'istituto Valbisagno decise di spostare Zanfretta da Torriglia a Genova, nella zona compresa tra corso Europa e viale Quartara. Invece che pattugliare le zone in macchina, Pier Fortunato in quel momento si spostava con una Vespa, mezzo che sarà al centro dell'attenzione di questo presunto incontro, il terzo di tutta la vicenda. Mentre stava inserendo i biglietti di controllo proprio all'inizio di Viale Quartara, di fronte a una bella villetta, Zanfretta ha comunicato alla centrale operativa di non sentirsi bene», racconta Rino Di Stefano, il giornalista che all'epoca si occupò del caso per il Corriere Mercantile e che oggi ci aiuta a ricostruire i fatti. «Lamentava un forte mal di testa e a un certo punto le comunicazioni con la centrale si sono bruscamente interrotte».
«È la notte del 30 luglio 1979, è quasi l'una del mattino. Zanfretta aveva avvertito la centrale radio di provare una fastidiosa emicrania, tuttavia i suoi colleghi non hanno avuto il tempo materiale di recarsi sul posto per aiutarlo», commenta Enrico Pietra, appassionato di fatti inspiegabili con cui visitiamo i luoghi che hanno fatto da teatro al caso Zanfretta. «Qui in Viale Quartara Pier Fortunato racconta di una grossa luce proveniente dall'alto che ha illuminato la sua Vespa. Nel giro di un attimo si è sentito sollevare e dopo pochi istanti si è ritrovato a terra, nel parcheggio del Monte Fasce».
Abbiamo percorso in macchina il tratto che collega proprio viale Quartara al Monte Fasce impiegando circa trenta minuti. Su Google Maps le indicazioni suggeriscono 34 minuti di tempo di percorrenza, quindi abbiamo trovato una corrispondenza. Pier Fortunato Zanfretta afferma invece di essersi trovato ai piedi del Monte Fasce in una manciata di secondi.
«Zanfretta venne ritrovato mentre correva nel buio più assoluto lungo la strada che dal Monte Fasce conduce a Uscio e la sua Vespa rinvenuta a terra, nel grande spiazzo che ospita il parcheggio. Il motore del veicolo era freddo al tatto, come se la Vespa non avesse percorso nessuna distanza. Ma non è finita, perchè un guardiano notturno che si trovava in via Apparizione, la strada che Zanfretta avrebbe dovuto percorrere per arrivare al Fasce, ha testimoniato che non lo vide passare mai».

foto da rinodistefano.com
Dopo i racconti di tutti questi fatti a dir poco fuori dal comune, viene spontanea una domanda: chi era all'epoca Pier Fortunato Zanfretta? «Un uomo molto coraggioso e molto coscienzioso», afferma Rino Di Stefano. «Aveva anche partecipato a più di una sparatoria contro soggetti della malavita locale e si era distinto per la concretezza e la capacità di azione. Ricordiamoci che eravamo nel pieno degli anni di piombo...».
Come accennato in principio, non solo Pier Fortunato, ma anche i suoi famigliari, i colleghi e i superiori di Zanfretta vennero coinvolti in questa storia. Abbiamo così incontrato l'allora responsabile del metronotte, il direttore dell'Istituto Valbisagno Gianfranco Tutti. Come per Pier Fortunato, che nel 2025 è ancora tra noi, anche per il signor Tutti gli anni sono passati, ma i ricordi di quel periodo sono ancora vividi. Seduti a un caffè del centro di Genova ci troviamo a ricordare quei giorni, esattamente quello all'indomani del presunto primo incontro fra il metronotte e gli esseri venuti dal cielo: «Sono arrivato in ufficio e ho trovato un verbale del centro radio in cui si raccontava l'accaduto a Marzano di Torriglia (quando nel retro di una villetta Zanfretta fu aggredito da umanoidi altri tre metri che lo spinsero a terra, ndr). Sono rimasto allibito, sinceramente non sapevo cosa fare. Dovevo comunicare l'accaduto alla Questura, ma non sapevo come farlo!».
«Pier Fortunato, nel suo lavoro, era ineccepibile, una persona per bene, che non aveva mai creato problemi», continua il signor Tutti. «Da un lato mi domandavo come fosse possibile che una persona del genere mentisse, dall'altro, se avessi detto Sì, Zanfretta ha veramente visto gli Ufo avrei probabilmente scatenato una psicosi collettiva e il giorno dopo tutti sarebbero arrivati al lavoro raccontando storie di incontri ravvicinati».
Superati i primi anni Ottanta, l'Istituto Valbisagno smise di commentare l'accaduto, quindi si può dire che - ufficialmente parlando - calò il sipario sul caso Zanfretta. In realtà, prima in TV e poi sul web, le vicende del metronotte continuarono ad attrarre interesse.

Il luogo del ritrovamente di Pier Fortunato Zanfretta vicino alla cima del Monte Fasce
Ma tornando a quei giorni, com'era l'aria che si respirava a Genova e qual era la reazione dei cittadini? Il singor Tutti, a questa domanda, ci guarda, alza le spalle e sussurra: «Normale, niente di che...». Insomma, un mood che più zeneise non si potrebbe, anche quando si parla di Ufo!
Nonostante l'aplomb tutto britannico del popolo genovese, i presunti incontri continuarono anche dopo l'estate del 1979 ed è qui che entra in gioco un altro aspetto interessante: le sedute di ipnosi regressiva a cui Pier Fortunato Zanfretta si sottopose, in realtà già dopo pochi giorni dal primo presunto incontro. Nel quarto episodio del caso Zanfretta ricostruiremo quei fatti.
Di Paola Popa