Il caso Zanfretta e gli Ufo a Genova. Il secondo episodio e l'incontro con gli alieni a Rossi

©Gemini Google ©Gemini Google

Genova, 14/07/2025.

Il caso di Pier Fortunato Zanfretta continua ad appassionare il pubblico: sono passati quasi cinquant'anni ma l'idea che dei visitatori dallo spazio profondo possano aver sorvolato i cieli di Genova e del suo entroterra affascina, spaventa, incuriosisce, talvolta suscita incredulità. Tante reazioni diverse, ma tutte accomunate dallo stesso denominatore: l'innata attrazione che l'essere umano ha verso l'inspiegabile.

Prima di raccontare il secondo episodio del caso Zanfretta, facciamo un breve riassunto di ciò che successe nel primo presunto incontro. Siamo nella notte tra il 6 e il 7 dicembre 1978, nella zona di Marzano di Torriglia. Le temperature sono molto basse, strade e stradine della zona sono buie essendo localizzate in luoghi di campagna che, soprattutto in inverno, sono poco frequentati. Pier Fortunato sta controllando le villette della zona, quando scorge delle luci e - pensando a dei ladri - si avvicina per fare il suo dovere. Ad un certo punto, però, non si trova davanti a comuni malviventi, ma a degli esseri altri tre metri, dalla pelle squamosa, con al posto della bocca delle griglie e sul capo una sorta di scafandro.

«Sul prato della villa i Carabinieri troveranno il giorno dopo un'impronta semicircolare di 3 metri di diametro, spessa 3 centimetri e larga 15, come se qualcosa di molto pesante e appunto di forma circolare si fosse appoggiata qui», racconta Enrico Pietra, ricercatore, con cui siamo tornati sui luoghi dell'accaduto. 

«La porta d'ingresso dell'abitazione, o meglio una parte del muro a cui erano fissate le cerniere della porta d'ingresso, era stata sgretolata, come se qualcuno avesse forzato l'uscio. All'interno della casa, l'unica cosa che mancava era un uccello impagliato. Dopo una ventina di giorni da questo primo episodio ne è seguito un secondo, questa volta nella zona di Rossi, piccola frazione di Lumarzo», prosegue Rino Di Stefano, il giornalista del Corriere Mercantile che proprio in quei giorni del lontano 1978 aveva seguito la vicenda.

È la notte tra il 27 e il 28 dicembre 1978. Zanfretta aveva dato un primo segnale d'allarme alle ore 23:46, quando si trovava in Galleria della Scoffera. Raccontò alla centrale operativa di aver perso il controllo dell'auto. Quattro minuti dopo, alle 23:50, raggiunse questo luogo dove verrà ritrovato dai soccorritori. Si tratta di una curva della strada che porta verso Rossi.

«I soccorritori, quando arrivano, trovano la vegetazione al bordo della carreggiata completamente sradicata, un'impronta semicircolare di circa 3 metri di diametro, quindi della stessa larghezza di quella rinvenuta sul luogo del primo incontro a Marzano di Torriglia, oltre a segni di slittamento. Al suolo rinvengono delle orme gigantesche, di lunghezza superiore ai 50 centimetri e di larghezza 20», prosegue Pietra.

@rinodistefano.com

A trovare le orme sono stati i Carabinieri, il giorno dopo. Proprio questo ritrovamento è stato regolarmente incluso nel rapporto che il brigadiere Nucchi aveva mandato alla Pretura Unificata di Genova che, a questo punto, aprì un'istruttoria. Non erano quindi coinvolti solo i Carabinieri, ossia le Forze dell'Ordine, ma anche la magistratura. Le stranezze comunque non finiscono qui: la notte era fredda, pioveva e c'era la nebbia: malgrado le condizioni climatiche estreme, Zanfretta aveva il capo bollente e la macchina scottava.

A questo punto ci dirigiamo proprio a Rossi dove, seduti davanti a un piccolo gruppo di case circondate da alte colline boscose, sotto un cielo nuvoloso che rende l'atmosfera adatta al nostro racconto, abbiamo trovato qualcuno che si ricorda ancora di quegli episodi.

«Abbiamo visto qualcosa», ci dice una signora, «c'erano delle tracce, per l'esattezza quattro grandi segni, come se là fosse atterrato qualcosa». «Ricordo che in quei giorni qui era pieno di gente, c'erano Carabinieri e Polizia. Avevano trovato l'impronta di un piede enorme», continua un'altra abitante della zona. «Avevo paura, soprattutto quando arrivavo alla sera», conclude un'altra signora seduta lì accanto.

«A quei tempi non era facile raccogliere testimonianze, non appena si accorgevano che eri della stampa scappavano tutti», racconta Di Stefano. «Trovai però una persona che era di servizio presso l'albergo della zona. Mi disse che dopo il primo incontro aveva visto due Carabinieri che sorreggevano un Zanfretta barcollante, uno da una parte e uno dall'altra».

Rino Di Stefano

«Ci tengo a sottolineare che il metronotte era astemio, quindi non beveva alcol. Qualcuno potrebbe ipotizzare, come successo in passato, che fosse ubriaco. Assolutamente no!», afferma Rino Di Stefano.

I presunti incontri non finiscono certo qui, perché è seguito un altro episodio«Ad un certo punto l'Istituto Valbisagno (la struttura di vigilanza privata per cui Zanfretta lavorava all'epoca, ndr) decise di spostare Pier Fortunato dalla zona di Torriglia al centro città, esattamente tra corso Europa e Viale Quartara. Evidentemente è servito a molto poco perché anche in questo caso è accaduto qualcosa di inspiegabile», conclude Di Stefano.

Zanfretta non guidava più la Fiat 127 che utilizzava per le sue perlustrazioni a Torriglia, ma una Vespa. Questo mezzo a due ruote fu il protagonista del terzo episodio di presunto rapimento, che vi racconteremo nel prossimo episodio.

Di Paola Popa

Argomenti trattati

Newsletter EventiResta aggiornato su tutti gli eventi a Genova e dintorni, iscriviti gratis alla newsletter