Ponti di Primavera 2017 a Napoli, da Pompei ai sotterranei

Cristina Torriano

Magazine, 11/04/2017.

È da tutta la vita che aspetto di andare a Napoli. Ci sono passata accanto molte volte, ma senza mai fermarmi e sentivo che era una mancanza che avrei dovuto colmare. Della squisita accoglienza dei napoletani ho già parlato, soffermandomi particolarmente sul settore della ristorazione, ma a Napoli ho trovato anche, e soprattutto, bellezza e cultura.

Partiamo da uno dei miei sogni di bambina: Pompei. Gli scavi sono facilmente raggiungibile dalla Stazione Centrale con la Circumvesuviana in una mezz’ora e poi attraversando la  cittadina di Pompei, con la sua Basilica dedicata alla Madonna omonima e meta di pellegrinaggi da tutto il mondo. A partire dall'estate del 2014 e per 10 anni,  vengono investiti sul sito archeologico 1 milione di euro all’anno. Il progetto si chiama Pompei Sustainable Preservation Project (Progetto Pompei per la conservazione sostenibile) ed è stato affidato all'istituto Fraunhofer di Stoccarda e alla Technische Universität di Monaco di Baviera. Entrambi gli enti collaborano ovviamente con la Soprintendenza per i beni archeologici di Pompei e con l'Istituto superiore per la conservazione e il restauro. I risultati si vedono. Si incontrano spesso squadre di tecnici diretti nelle varie insulae, molte domus tra le più belle sono in fase di restauro e altre sono state appena restituite agli sguardi dei visitatori. Ovunque regna ordine, pulizia e rispetto. Sicuramente con la stagione estiva il sito sarà molto più frequentato, ma in una tiepida giornata di sole primaverile è davvero possibile ascoltare in silenzio i suoni e i rumori che devono aver riempito le strade , le taverne e le domus, immaginare  i suoi abitanti, le loro voci, i loro gesti. Sulle pareti interne scene di vita quotidiana, alberi, animali. Su quelle esterne graffiti e scritte, non molto diverse da quelle quotidiane. Così come ci è molto abituale il concetto di cibo da strada,  a Pompei molto diffuso. Dalla piazza del Foro si staglia serafico ed eterno il Vesuvio, con la sua sagoma inconfondibile ed è impossibile non portare la mente a quello che devono aver vissuto gli abitanti della cittadina quel 24 agosto del 79 d.C. Una visita a Pompei é un viaggio nella bellezza, nella storia e nella fragilità del mondo umano.

Tutti conoscono, almeno di nome , le Catacombe di Roma. Ma quelle di San Gennaro a Napoli sono altrettanto suggestive e al contrario delle prime , molto spaziose (e consentono l’accesso anche ai disabili!). Per poterle visitare bisogna raggiungere Capodimonte, una buona ventina di minuti di autobus che si arrampica sulla collina. Non chiedetemi perché , ma quasi tutti cercheranno di convincervi ad andare a piedi - i napoletani non hanno una particolare fiducia nei loro mezzi pubblici – ma voi non fidatevi! Le Catacombe sono gestite dalla Cooperativa La Paranza, sorta nel 2006 nel Rione Sanità proprio per valorizzare il patrimonio artistico e culturale del quartiere. Da allora i visitatori delle catacombe sono quintuplicati  e si è sviluppato un’economia sociale che ha dato vita a una rete di piccole cooperative e artigiani che offre alternative  positive ai giovani del Rione.

La guida, preparatissima, che ci ha condotto lungo gli spazi e i corridoi delle Catacombe di San Gennaro, ci ha raccontato nel dettaglio la storia della Napoli più antica, mostrandoci  e spiegandoci ogni più piccolo dettaglio.

Al termine della visita, che richiede circa 1 ora e mezza, ci è stato indicato come raggiungere il Cimitero delle Fontanelle oppure come tornare (a piedi) verso il centro città. Noi, forgiati da anni di trasmissioni di Alberto Angela (e prima di lui dal padre), optiamo per le Fontanelle. Anche in questo caso avremmo preso volentieri un autobus, ma non siamo riusciti a trovarne. Quindi ...un’abbondante mezz’ora di camminata attraverso il Rione Sanità, che resta in ogni caso un viaggio tra la Napoli più vera. Il cimitero si presenta come un dedalo di enormi gallerie scavate nel tufo ai cui lati sono stati ordinatamente accatastati i resti ossei di circa 250mila napoletani morti nel 1654 in seguito all’epidemia di peste. Proprio questo ordine innaturale rende tutto surreale e alienante, fin quando non si vedono le prime capuzzelle nelle loro casette di legno ricoperte di ex voto. Ecco allora che le anime pezzentelle diventano reali, membri della famiglia ed entrano nella nostra vita, nel modo unico e meraviglioso che hanno i napoletani di correlarsi alla morte. L’ingresso al Cimitero delle Fontanelle è gratuito.

Rimaniamo nei sottofondi della città, poichè la storia di Napoli è sempre stata intrinsecamente legata al suo sottosuolo, facilmente scavabile perchè costituito da tufo. Napoli sotterranea è una seconda Napoli a cui si accede da piazza San Gaetano, proprio a fianco della Basilica di San Paolo Maggiore in via dei Tribunali. Anche in questo caso non posso che segnalare la profonda preparazione storica della guida, pronta a rispondere esaurientemente alle domande dei visitatori più puntualizzanti (e ce n’è sempre uno in ogni gruppo). La visita dura circa 2 ore e non voglio svelarvi troppo le cose meravigliose che vedrete, ma vi accenno ad  un percorso a lume di candela passando tra cunicoli larghi 40 cm, cisterne colme di acqua trasparente, coltivazioni di basilico, pozzi, storie di guerre e bombardamenti e molto altro. Al termine del tour verrete portati a visitare una parte del proscenio del teatro romano dell’antica Neapolis….passando attraverso...non ve lo dico!

Come già detto , i Napoletani non vi consiglieranno mai di prendere dei mezzi pubblici: vi diranno sempre che è tutto a 5/10 minuti a piedi (è vero, ma solo in parte). La nuova linea della metro però, merita secondo me un discorso a parte. È stata concepita dall’amministrazione comunale per rendere i luoghi della mobilità più attraenti e offrire a tutti la possibilità di un incontro con l’arte contemporanea. Gli spazi interni ed esterni delle stazioni della Metro Art  accolgono moltissime opere di autori contemporanei, realizzando così un museo decentrato e distribuito sull’intera area urbana. La realizzazione delle stesse stazioni è stata affidata ad architetti di fama internazionale e vale la pena anche solo attraversarle a piedi o con le scale mobili. Dall’acciaio del progetto di Perrault per la stazione Garibaldi, ai colori vivaci e delle immagini digitali di Rashid per la fermata Università, dai grandi pannelli in vetro bianco con borchie in acciaio progettati da Gae Aulenti per la fermata Dante  fino agli  spettacolari mosaici di un azzurro che si fa sempre più intenso man mano che si procede in profondità voluti da Tusquets Blanca per la stazione di Toledo.

Di Cristina Torriano

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