Fabio Vernizzi e i suoi Wind Tales, oltre gli steccati alla ricerca della Musica

Fiorenzo Pulvirenti

Magazine, 29/11/2023.

È pianista e compositore. Musicista classico, jazz, ha suonato con i grandi nomi della musica contemporanea, folk e pop, da Tullio De Piscopo ad Antonella Ruggiero, da Tony Esposito, Armando Corsi, Mario Arcari a Bruno Lauzi, Chieftains e Birkin Tree. È uno dei più importanti musicisti italiani ed un orgoglio della nostra Genova. Parliamo di Fabio Vernizzi, autore e produttore (insieme a Maurizio Bizzochetti) di Wind Tales, terzo album da studio a suo nome appena pubblicato per l’etichetta Dodicilune. Un disco che è un viaggio intraprendente tra mondi sonori e culture differenti, una sfida in un momento storico piuttosto bigio dal punto di vista musicale (e non solo). Wind Tales è tuttavia opera che ha avuto una gestazione difficile, registrata poco prima della pandemia e poi mixata e masterizzata due anni e mezzo più tardi. «Nonostante la mia percezione nei confronti della società durante il delirio pandemico fosse cambiata radicalmente - racconta Vernizzi - ho continuato a pensare che avrei portato a termine il lavoro cominciato. La testimonianza e l’esternazione del pensiero diventano fonte di sopravvivenza personale proprio in questi momenti».

Ascoltando l'album si rimane stupefatti dalla eterogeneità del flusso musicale, dall’assenza di steccati, dall’abilità a divincolarsi tra tradizioni molto distanti tra loro. Il brano Mai più tardi, ad esempio, inizia con un tema pianistico in tre quarti, dal sentimento decisamente languido, per poi fondersi con il pathos dell’orchestra e sfociare sul finale in una bossa nova con tanto di solo di chitarra classica. Un approccio che appare naturale. «Ho frequentato il Conservatorio di Genova fin dalla prima media e a quei tempi i maestri quasi vietavano di ascoltare e, soprattutto, suonare generi musicali che non fossero musica classica: dicevano che avrebbe rovinato l’impostazione. Io invece - ci racconta Fabio - fin dai tempi del liceo, da buon ragazzino ribelle, cominciai a militare nei gruppi rock cittadini. Nel tempo mi appassionai al blues di Pino Daniele, alla fusion dei Weather Report e al prog rock dei Genesis, di Rick Wakeman e degli ELP, a Javan e alla musica brasiliana per poi innamorarmi di Bill Evans. Ho sempre trovato aspetti che mi entusiasmavano in quasi tutti i generi. Ad ogni modo la profondità di certa musica classica mi ha formato moltissimo. Ricordo lo studio forsennato e ipnotico a cui mi sottopose la Sonata per pianoforte n.5 di Skrjabin preparata per il Diploma. Credo che un musicista sia frutto delle proprie esperienze di ascolto e di vita».

Un coraggio premiato anche dal pubblico e dalla critica, che si è subito espressa positivamente. «Tra l'altro il concerto di presentazione alla Sala Mercato del Teatro Nazionale è stato una grandissima emozione e un successo; il pubblico, talmente numeroso che ci ha costretti a negare a malincuore l’accesso a un centinaio di persone, ha accolto con molto calore il mio lavoro. Per me è stato un abbraccio particolarmente importante poiché solo tre giorni prima del concerto era mancato mio padre e io, pur essendo molto scosso, non ho voluto rimandarlo, approfittando per dedicarglielo con tutto il cuore. Era anche la prima volta sul palco con Davide, mio figlio, un giovane talento musicale attualmente allievo del Conservatorio di Alessandria. Davide mi ha dato un aiuto fondamentale nel rafforzare parti orchestrali che, con organico ridotto, non avremmo potuto eseguire; il nonno, se mai avrà visto l’amato nipote da lassù, sarà andato in brodo di giuggiole (ride, n.d.r.)».

Ascoltando un disco come Wind Tales viene da pensare automaticamente alla scena musicale attuale, ricca di ottimi musicisti e compositori anche se poi al grande pubblico viene propinata sempre la stessa proposta, povera, ripetitiva, spesso rimpinzata di messaggi ideologici. Fabio Vernizzi in tal senso ha le idee molto chiare. «Il mondo pullula di giovani talenti incredibili. Ci sarebbero idee e qualità in abbondanza, il problema è che, soprattutto in Italia, questi artisti bisogna andarseli a cercare o avere la fortuna di essere in contatto con amici informati. Il panorama del mainstream nazionale è qualitativamente imbarazzante. Radio e televisioni principali passano esclusivamente cose sponsorizzate dalle case discografiche che le producono. Sembra ci sia, ormai da molti anni, una corsa all’appiattimento intellettuale in ogni settore. Anche nella canzone non esiste più pluralità armonica, struttura, linea melodica. Direi che è un allarmante segno dei tempi, non meno dell’abolizione del corsivo o della scomparsa del congiuntivo. Fortunatamente esistono ragazzi che seguono giovani musicisti attuali come Jacob Collier, Tigran Hamasyan o gli Snarky Puppy, giusto per fare qualche nome, o che ascoltano la musica degli anni ‘70 che era anche politica, idea, bandiera».

Fabio è un artista controcorrente, come la sua musica. Sui social ha spesso mostrato un atteggiamento polemico verso la società e la politica. Come ci si sente a essere un musicista vero in un mondo in cui gli artisti sono considerati quelli che ci fanno tanto divertire (cit.)? «Ho visto pian piano perdere di vista l’importanza del pensiero astratto, dell’arte e di tutto ciò che ha reso la storia dell’uomo unica e irripetibile. Nella catena di formazione delle nuove generazioni la prima responsabile è la scuola, la quale ritiene evidentemente che la formazione del pensiero critico e dell’intuizione non siano qualità utili allo sviluppo del mercato: solo così mi spiego l’introduzione di iniziative come l’alternanza scuola-lavoro a discapito delle ore di lezione. I musicisti restano quelli che ci fanno tanto divertire e solo in quanto tali ce li vogliono presentare. Io non posso sapere se ci sia stato un disegno preciso nello scardinare il potere della musica, sta di fatto che la metamorfosi iniziata negli anni ‘80 prosegue tutt’oggi: l’avvento del glamour e l’ostentazione ossessionata dell’immagine e dell’apparenza, a discapito della sostanza, hanno tolto di mezzo un’identità giovanile potente, militante e determinata, per cui la musica era collante sociale, ispirazione, carburante. Come diceva uno che di queste cose capiva molto, a pensar male si fa peccato, ma spesso si indovina».

Wind Tales di Fabio Vernizzi è acquistabile presso i negozi di dischi oppure scrivendo alla mail dell'artista per una copia con dedica.

Per ulteriori informazioni consultare il sito ufficiale

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