Fabio Vernizzi e i suoi Wind Tales, oltre gli steccati alla ricerca della Musica

Fiorenzo Pulvirenti

Un coraggio premiato anche dal pubblico e dalla critica, che si è subito espressa positivamente. «Tra l'altro il concerto di presentazione alla Sala Mercato del Teatro Nazionale è stato una grandissima emozione e un successo; il pubblico, talmente numeroso che ci ha costretti a negare a malincuore l’accesso a un centinaio di persone, ha accolto con molto calore il mio lavoro. Per me è stato un abbraccio particolarmente importante poiché solo tre giorni prima del concerto era mancato mio padre e io, pur essendo molto scosso, non ho voluto rimandarlo, approfittando per dedicarglielo con tutto il cuore. Era anche la prima volta sul palco con Davide, mio figlio, un giovane talento musicale attualmente allievo del Conservatorio di Alessandria. Davide mi ha dato un aiuto fondamentale nel rafforzare parti orchestrali che, con organico ridotto, non avremmo potuto eseguire; il nonno, se mai avrà visto l’amato nipote da lassù, sarà andato in brodo di giuggiole (ride, n.d.r.)».

Ascoltando un disco come Wind Tales viene da pensare automaticamente alla scena musicale attuale, ricca di ottimi musicisti e compositori anche se poi al grande pubblico viene propinata sempre la stessa proposta, povera, ripetitiva, spesso rimpinzata di messaggi ideologici. Fabio Vernizzi in tal senso ha le idee molto chiare. «Il mondo pullula di giovani talenti incredibili. Ci sarebbero idee e qualità in abbondanza, il problema è che, soprattutto in Italia, questi artisti bisogna andarseli a cercare o avere la fortuna di essere in contatto con amici informati. Il panorama del mainstream nazionale è qualitativamente imbarazzante. Radio e televisioni principali passano esclusivamente cose sponsorizzate dalle case discografiche che le producono. Sembra ci sia, ormai da molti anni, una corsa all’appiattimento intellettuale in ogni settore. Anche nella canzone non esiste più pluralità armonica, struttura, linea melodica. Direi che è un allarmante segno dei tempi, non meno dell’abolizione del corsivo o della scomparsa del congiuntivo. Fortunatamente esistono ragazzi che seguono giovani musicisti attuali come Jacob Collier, Tigran Hamasyan o gli Snarky Puppy, giusto per fare qualche nome, o che ascoltano la musica degli anni ‘70 che era anche politica, idea, bandiera».

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