Social Comedy, intrigo a via Doganelli: con i Mamarogi una commedia sui rifugiati

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Lo spettacolo Social Comedy - intrigo a via Doganelli sarà in scena al Teatro Sacco di Savona sabato 17 giugno, alle ore 21, grazie alla collaborazione con la Cooperativa Sociale Il Faggio. Ingresso gratuito, posti limitati (90), prenotazioni via email info@ilfaggiocoop.it.

Genova, 16/06/2017.

Un lavoro intelligente e articolato nella scrittura, registicamente risolto con precisione e minimalismo. Il gruppo di interpreti è solido, ben affiatato sul palco e diversificato nelle modalità di interpretazione. L'equilibrio tra comicità e questioni sociali, etiche, ideologiche e morali c'è. Il ritmo è serrato e l'impianto drammaturgico mutua il genere inglese del comedy of errors (da Shakespeare in avanti) e ricorda da vicino la più recente The plays that goes wrong o Disaster comedy, com'è stata tradotta in italiano. Si intitola Social Comedy - intrigo a via Doganelli. Sul palco Marcela Serli (già apprezzata alla Tosse per Life festival con il suo gruppo Atopos in Variabili umane), Daniele Fior, Manuel Buttus, Maurizio Zacchigna (anche autore), Adriano Giraldi e Roberta Colacino, alla regia Marko Sosič e Tina Sosič.

Loro sono i Mamarogi, compagnia che viene da Trieste, andata in scena lo scorso 15 giugno alla Sala Mercato del Teatro dell'Archivolto, in chiusura di una giornata dedicata a una riflessione su accoglienza, onlus, operatori e comunità locali e prospettive per i richiedenti asilo in Italia. La giornata è stata organizzata nell’ambito dell’iniziativa L’Italia che accoglieprogrammata da Unchr e Sprar per la Giornata Mondiale del Rifugiato (20 giugno) e aveva un programma articolato: lo spettacolo, Social Comedy – intrigo a via Doganelli; una tavola rotonda a cura di Nicola Policicchio e Luca Queirolo Palmas dal titolo Il senso dell’accoglienza, ovvero… e dopo?  e un aperitivo con Nati per soffrigere realizzato con il coinvolgimento degli ospiti delle strutture di accoglienza e finalizzato alla valorizzazione culturale delle tradizioni gastronomiche dei richiedenti asilo e rifugiati - promossa dal Comune di Genova nell'ambito del progetto Sprar e dal Raggruppamento formato da Il Biscione SCS onlus, Arci Solidarietà e l'associazione il Ce.Sto.

Un'altra di quelle fessure straordinarie che sa offrire Genova, l'altra Genova: quella città aperta, estroversa, creativa, europeista, non nazionalista, non razzista, socialmente impegnata, che viaggia, scopre e riporta a casa. Per dire, i Mamarogi li ha incontrati Cristina Cavalli, attrice e organizzatrice della stagione teatrale al BLoser, a Trieste mentre era in tournée con la bella produzione del Teatro della Tosse Tropicana. Quella Genova, si diceva, che apre le porte - qui leggi Teatro dell'Archivolto che da anni lavora, tra formazione e teatralità, con la sezione SPRAR de Il Biscione SCS onlus, ma è anche spesso ricettivo su nuove avventure vedi la collaborazione con il centro di ricerca Casa Paganini InfoMus e il Goethe Institut per l'Atlante del gesto_Genova di Virgilio Sieni. Quella città che allaccia discorsi (leggi l'associazione il Ce.Sto e la pluralità di associazioni che coinvolgono e di attività che organizzano).

Quella che non si ferma al proprio ombellico ma alza lo sguardo in quello di altre e altri e sorride alle occasioni. Una giornata frutto di connessioni felici tra persone disposte verso l'approfondimento culturale - e qui ci metto anche Elisa Sirianni, ufficio stampa di un centro culturale indipendente, Il Funaro di Pistoia, ma anche al fianco de il Ce.Sto, sempre per la serie di chi va e riporta a casa o fa import/export di beni immateriali. Persone impegnate nella generazione di contesti aperti al dibattito e al confronto, a raccogliere per arricchire la comunità a cui appartengono, locale e globale, in un esercizio di professionalità misto a quello di cittadinanza attiva che sfrutta la capacità di ogni singolo di connettersi in modo virtuoso generando benessere per sé e per altri/e (networking skills in inglese).

Secondo classificato al concorso Fortunedautore 2016, il testo Social Comedy – intrigo a via Doganelli è nato su commissione dall’ICS, Consorzio Italiano di Solidarietà - Ufficio rifugiati e, come racconta l'autore a fine spettacolo, è il frutto di  incontri, interviste e presenze nei luoghi di accoglienza con gli operatori dell’ICS. Con una mole di relazioni, testimonianze e episodi di vita quotidiana nell'ambito dell'accoglienza a chi migra in fuga da ogni tipo di persecuzione, Maurizio Zacchigna ha selezionato, tagliato, rimescolato realtà e finzione per portare in scena una testimonianza diretta che viene dalla parte operativa del mondo delle onlus, di cui tanto si parla ma il cui lavoro sul campo spesso sfugge.

Le telefonate insistenti con la questura. L'emergenza costante per la gestione di tante persone con bisogni, culture, provenienze e vissuti molto distanti che non semplicemente raggruppiamo nelle parole migranti o rifugiati. Gli alloggi in affitto da arredare, pulire, e per cui risolvere i problemi di vicinato. Il razzismo, quello subdolo, quello esplicito, quello che parla di altre solitudini più provinciali, quello che parla di altre migrazioni di cui ci si vergogna, che si preferisce dimenticare. Il finanziamento che scade e le persone accolte che non si sa dove ricollocare. L'impegno estenuante, psicologicamente e anche rispetto ai propri strumenti tra idealismo, senso civico, professionalità. Il dilemma di come gestire i racconti di questi migranti che a volte nascondono segreti più grandi e più paurosi delle brutture che hanno incontrato. L'umanità di ognuno si mescola così come le mille preoccupazioni e fragilità. Non ci sono rifugiati né migranti in scena, ma la loro presenza è più forte di un qualsiasi Godot: sono uno, dieci, cento e mille. Sono nomi che a volte a noi occidentali appaiono indistinguibili, impronunciabili, ma sono soprattutto storie, volti, ferite sulla pelle e spesso, sotto molto sotto la pelle. 

Una scrittura che trasuda di un contemporaneo che, volente o nolente, sfiora tutti quanti in quel ciao o buongiorno che davanti al supermercato, al panificio, o all'edicola cerca il nostro sguardo e chiede riconoscibilità e considerazione umana oltre che l'elemosina. E l'altro, quello di cui pochissimi conoscono le abitudini: quello degli operatori onlus e degli educatori, persone con percorsi di formazione e vissuti molto diversi, chi con una laurea in sociologia, chi con un passato da ingegnere, chi da teatrante.

Da non perdere. 

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