Lunedì 12 maggio alle ore 21 al Cinema Fratelli Marx appuntamento con la proiezione di Nottefonda. Alla proiezione sono presenti il regista Giuseppe Miale di Mauro e l'attore Francesco Di Leva.
Da un anno Ciro si aggira per Napoli di notte, andando sempre a parare nel luogo dove sua moglie Flavia ha perso la vita in un incidente d'auto. Ciro va in giro a cercare l'auto rossa che ha buttato Flavia fuori strada, con il desiderio di punire i colpevoli della sua disperazione. In queste scorribande notturne lo accompagna il figlio Luigi, che si infila nella sua macchina a tradimento, e cerca di aiutarlo ad identificare l'auto rossa. Luigi non molla suo padre, gli sta attaccato come una tellina, e a casa la madre di Ciro aspetta in preda alla preoccupazione.
Rosario, un amico di famiglia, offre a Ciro un lavoro come elettricista per aiutarlo a risollevarsi dal lutto subìto. Ma il fratello di Rosario, Carmine, ha un altro lutto da affrontare: il suocero ha tentato il suicidio per essere stato licenziato in tronco dalla fabbrica dove ha lavorato tutta la vita. Anche Carmine è rimasto per strada, e ora medita vendetta.
Miale Di Mauro adatta per lo schermo insieme a Di Leva padre e a Bruno Oliviero il suo romanzo omonimo e firma una storia sanguigna e disperatamente vitale, nonostante il tema del lutto, in una Napoli notturna e desolata, ottimamente fotografata da Michele D'Attanasio.
La regia è compatta, fortemente empatica, e tira fuori il meglio da un cast di attori eccezionale: Francesco Di Leva è il cuore pulsante (lo stomaco, i visceri, la carne) di Ciro, e modula con grande sapienza e intensità ogni emozione del suo personaggio, e Mario Di Leva gli tiene testa con grazia e spontaneità. La loro interazione è reale non solo perché sono padre e figlio nella vita, ma perché condividono visibilmente la stessa devozione per il teatro e la stessa attenzione ad essere veri, non solo verosimili. Accanto a loro spiccano soprattutto Adriano Pantaleo (anche lui cofondatore del NEST), che incarna la rabbia esplosiva di Carmine senza mai "stroppiare", e la monumentale Dora Romano nel ruolo della madre di Ciro, paralizzata dallo sconcerto e ammutolita dal dispiacere.
Nottefonda è un piccolo congegno ad orologeria, una storia che si vorrà rivedere una volta arrivati alla fine, un viaggio nell'elaborazione del lutto e nel senso di colpa di chi sopravvive. A prima vista può sembrare l'ennesimo noir in salsa partenopea, o un melodramma alla Merola (con tutto il rispetto per quel genere), e invece è altro, e oltre, ed è uno studio del comportamento umano che va dritto alla giugulare. Tutto è a fuoco e allo stesso tempo fuori fuoco, tutto è ricordo e allo stesso tempo presente crudele, e il peregrinare notturno di Ciro è un viaggio a vuoto in un girone dantesco che la presenza di Luigi rende allo stesso tempo più sopportabile e meno gestibile. Il mondo intorno a loro sembra sul punto di crollare: ma gli esseri umani sono fatti per sopravvivere, e per sopportare anche l'insopportabile