Genova, 12/10/2018.
Dopo la manifestazione organizzata dal comitato Oltre il ponte con la Volpolcevera scesa a chiedere risposte alle istituzioni da alla Prefettura, Genova è attraversata da un nuovo corteo, pacifico e apartitico, pronto a sfilare sabato 13 ottobre 2018 per le vie di Genova, senza bandiere di partito, ma portando solo la Croce di San Giorgio. Una manifestazione civica per la città, organizzata da Filippo Biolé, avvocato giuslavorista, e presidente dell’associazione Emergente, Andrea Acquarone, economista e scrittore, presidente associazione Che l’inse e Camilla Ponzano, architetto e presidente dell’associazione Riprendiamoci Genova. L'evento Riprendiamoci Genova, con ritrovo alle ore 17 in piazza della Vittoria, è un invito a partecipare e manifestare tutta la cittadinanza , compresi i migranti liguri, sotto un'unica bandiera, quella di Genova.
Ricordando il tragico crollo di Ponte Morandi e uniti a sfollati, familiari delle vittime e residenti della Valpolcevera che attendono delle risposte, i cittadini attraversano via XX settembre e arrivano fino in piazza De Ferrari, davanti al Palazzo della Regione. Una manifestazione/corteo che si pone l'obiettivo di ricreare il senso di appartenenza, dare un segnale forte per la rinascita della città e chiedere di essere ascoltati. Queste le parole che si leggono sulla pagina Facebook dell'evento Riprendiamoci Genova, con due moniti ben chiari alle istituzioni:
«La mattina del 14 agosto Ponte Morandi è crollato,
portandosi via la vita di 43 persone e precipitando Genova in uno
dei punti più bassi della sua storia millenaria. Al di là delle
responsabilità dei gestori e della politica, un buona parte della
responsabilità morale ricade su tutti noi genovesi. Per
troppo tempo abbiamo lasciato che la nostra realtà invecchiasse,
senza fare nulla, incapaci di pensare al futuro come
qualcosa che ci riguarda tutti. Inoltre, non è possibile
che lo Stato Italiano lasci il nostro territorio
nell’abbandono, nella mancanza di risorse, a
elemosinare per le opere di cui ha bisogno, quando dal
nostro porto passa un terzo di tutto il traffico marittimo
italiano. Presi dalla vita di tutti i giorni, dai nostri fatti
privati, ci siamo dimenticati di essere una città, una comunità, un
popolo, che può e deve far sentire la sua voce.
E pretendere di essere ascoltato».
E ancora: «Che la tragedia di Ponte Morandi serva da
sveglia. Chiediamo pertanto due cose. Che
almeno una parte della ricchezza generata dal traffico del
porto rimanga alle istituzioni genovesi, come avviene a
Marsiglia, a Barcellona, ad Amburgo. Non è giusto che Genova
sopporti il peso di questo traffico, e non le resti niente. È una
questione di giustizia; è una questione vitale: almeno il
10% dell’IVA generata dai traffici del porto deve rimanere alle
istituzioni genovesi. Non possiamo più aspettare. Secondo:
che tali risorse vengano investite per progettare la Genova
del futuro, in un grande progetto di trasformazione urbana
che veda la collaborazione delle istituzioni e della società
civile, e che sappia guardare al medio e lungo termine. Senza una
prospettiva di sviluppo che duri più di un mandato amministrativo
il destino della nostra città è segnato. Il resto d'Europa, il
resto del mondo si stanno muovendo: non possiamo più rimanrere
indietro».
Di A.S.