Giorgio Mosci: «Il Porto Antico parte integrante di Genova. Tra nuova mobilità e turismo»

Chiara Pieri

Genova, 06/12/2017.

È una fredda giornata di dicembre  quando Giorgio Mosci ci accoglie sorridente negli Uffici del Porto Antico. Dalle finestre affacciate sul mare fa capolino un raggio di sole, mentre osserviamo la Genova abbarbicata sulle colline. che solo da qui si può ammirare in tutta la sua bellezza.

«Il Porto Antico è sempre più parte integrante della città» dice a più riprese Giorgio Mosci, classe 1958, dottore commercialista con al suo attivo diverse esperienze in consigli di amministrazione e collegi sindacali, tra cui Ansaldo Energia. Oltre all’attività lavorativa è stato Segretario Generale dello Yatch Club Italiano ed è socio della casa editrice Canneto Editore. Mosci è approdato alla Presidenza  Porto Antico, dopo le dimissioni di Ariel Dello Strologo, in carica per otto anni. L’abbiamo incontrato per chiedergli quali sono le novità del suo mandato e quali i progetti per una delle aree della città più amate e frequentate da genovesi e turisti.

Da poco più di quattro mesi è diventato Presidente del Porto Antico. Quali i punti di continuità e quelli di rottura con la precedente gestione?
«C’è assoluta continuità, nel senso che il lavoro fatto in questi 25 anni è stato importante, dapprima per il lancio del sito dopo l’Expo e soprattutto in seguito per il consolidamento della realtà, anche da un punto di vista prettamente immobiliare. Oggi al Porto Antico abbiamo clienti consolidati e soddisfatti e circa mille dipendenti. Solo per fare un esempio, mi viene in mente la libreria che continuava a cambiare e che ora, invece, è una realtà solida e che sta funzionando. Cercheremo comunque di dare uno slancio ulteriore con iniziative che possano portare più persone al Porto Antico, anche per soddisfare i nostri inquilini, ma sempre in una logica di totale integrazione con la città. Forse il Porto Antico era per alcune attività diciamo emarginato, pensiamo al tema della cultura… Oggi, invece, esiste un tavolo con l’assessore Serafini e con il Presidente di Palazzo Ducale, in cui si cercano di individuare e promuovere congiuntamente eventi culturali in città».

Il Porto Antico e Palazzo Ducale sono appunto i due poli principali di attrattiva turistica della città. Da molti, inoltre, il Porto Antico è percepito più per un target giovane, mentre Palazzo Ducale per uno più maturo. Quali sono le politiche turistiche in merito e quali le sinergie tra le strutture proprio per unire i diversi tipi di pubblico?
«Forse non tutti sanno che lo Statuto del Porto Antico prevede da un lato che tra le varie attività ci sia la cultura, dall’altro l’integrazione con il centro storico. Quello che vogliamo fare è rendere pervasiva l’attività culturale. Stiamo lavorando insieme all’assessora Serafini, che sul tema sta lanciando un doppio portale, da un lato per le idee, dall’altro per la raccolta di fondi a sostegno delle iniziative.  Per quanto riguarda il rapporto con Genova attualmente il Porto Antico ha delle problematiche di mobilità: per molti, soprattutto per gli anziani, arrivare a piedi in fondo ai Magazzini del Cotone è un viaggio, mentre per chi non abita nel centro e arriva in macchina, venire qui è abbastanza comodo, c’è il parcheggio, scontato per il cinema, ecc. Stiamo lavorando con Enrico Musso sul tema della viabilità: pensiamo ad un autobus di linea che possa arrivare alla Rotonda dalla Capitaneria, dato che attualmente la mobilità è solo interna e per molti sconosciuta, ci sono un pulmino elettrico e un trenino. Vorremmo inoltre per le auto eliminare il giro da Palazzo San Giorgio e identare una rotonda che permetta a chi arriva da via Saffi di girare a sinistra ed entrare direttamente al Porto Antico, oltre ad allargare l’uscita dal Mercato del Pesce per evitare le innumerevoli code, soprattutto a conclusione degli eventi».

Sono previste nuove aperture? Sia a livello culturale, per esempio negli spazi abbandonati da Wow, sia a livello commerciale?
«Ci sono ipotesi per la Galleria sotto l’Acquario, mentre alcune iniziative commerciali le stiamo valutando anche in sinergia con quelle del centro storico, cercando di non essere troppo invasivi. Quello che sta maturando in questi anni è che il Porto Antico è città e non uno spazio a sé - addirittura un tempo si chiudevano i cancelli – quindi si pensa che un’attività commerciale di settore possa e debba esserci. Cito uno curiosità, da poco per esempio ho scoperto è che il Rossopomodoro del Porto Antico è il terzo su 110 in Italia, dopo Malpensa e San Marco. Questo vuol dire che qui la gente ci viene e ci viene volentieri. Tra i progetti culturali, invece, c’è anche il rilancio del Museo Luzzati che può essere uno spazio culturale dove poter fare ottime iniziative. La città dei Bambini poi è uno spazio ripreso da noi e funziona benissimo, l'8 dicembre tra l'altro c'è la festa per i 20 anni».

Il turismo, come ha sottolineato, è indubbiamente una delle chiavi di rilancio di Genova. Una città policentrica, con luoghi bellissimi, ma poco sfruttati.  La giunta comunale ha parlato a più riprese di una funivia che colleghi il Porto Antico a Forte Begato per portare i turisti sul belvedere della città e far conoscere un patrimonio artistico che si è anche proposto di inserire nell’Unesco. Progetto utopico o che potrebbe essere realizzato?
«Sicuramente è realizzabile e so che il sindaco ci sta lavorando, anche se l’ubicazione non sarà al Porto Antico, ma dalle parti dell’Hennebique. In altre città, come per esempio Barcellona, queste idee che possono sembrare utopiche, danno invece uno slancio allo sviluppo. Se pensiamo che all’inizio del Novecento a Genova c’era una cabinovia che attraversava tutto il Porto, si capisce che questo non è un progetto utopico. Ci vuole il finanziamento giusto, ma è lecito pensare ai sogni, puntando al fatto che qualche sogno prima o poi si realizzerà».

E lei che sogno ha per il Porto Antico?
«Quello della maggior integrazione con la città. Il Porto Antico attualmente comprende tutto il waterfront che va dal Mu.Ma, con cui stiamo lavorando in singeria, ai Magazzini del Cotone. Un domani l’obiettivo è quello di arrivare fino alla Fiera, con un polo nautico e con il Palasport risistemato che possa essere un polo d’attrazione 360 giorni l’anno e non solo per qualche evento. Il Porto Antico è l’esempio di una realtà che funziona in tutte le stagioni. Attualmente per esempio abbiamo la Ruota Panoramica che attira moltissime persone».

Ha citato la Ruota Panoramica e il suo grande successo. Perché allora non si pensa a renderla permanente?
«Potrebbe essere un’idea. Ma adesso è prematuro perché è frutto di permessi particolari e quindi le tempistiche sono ben definite. Teniamo conto che d’estate per i concerti e gli spettacoli funziona molto bene l’Arena del Mare, dove ora è collocata la ruota. Quindi, per quanto sia un discorso che è sul tavolo, non lo è nell’immediato».

Restando in tema turistico, quali sono i prossimi grandi eventi in programma nell’area. Pensando anche a Natale, Capodanno e  più avanti alla stagione estiva dei concerti e degli spettacoli?
«Entro fine mese definiremo il calendario. Sostanzialmente molte delle attività di successo degli anni passati si stanno riformando, dagli appuntamenti all’Arena del Mare al ritorno della Pista del Pattinaggio in piazza della Feste. Stiamo ridefinendo gli appuntamenti anche alla luce delle proposte che sta mettendo in piedi l’assessora Serafini. Tra le inziative cito la Festa dello Sport che è organizzata proprio da noi nel mese di maggio ed già in costruzione».

Per quanto riguarda la Fiera di Genova, come si sta pensando di rilanciare l’area?  Penso a Euroflora che si ipotizza possa svolgersi a Nervi o a Natalidea che potrebbe essere spostata al Porto Antico.
«La Fiera attualmente ha un liquidatore. Il primo passaggio di collaborazione lo stiamo attuando adesso con Euroflora che si farà a Nervi. Noi stiamo dando l’apporto amministrativo, finanziario e direzionale. L’obiettivo futuro, se riusciremo a raggiungerlo, è quello di creare una società legata alla rivisitazione delle fiere e del Salone Nautico, pensando anche  a quello che sarà il Waterfront di Levante, con un polo di eccellenza 360 giorni l’anno».

A proposito, a che punto siamo con il progetto del Waterfront?
«Il Waterfront è totalmente gestito dal Comune. Dopo la consegna del progetto da parte dell’architetto Piano, ora è tutto in mano agli assessori, che stanno definendo i vari aggiustamenti e le tempistiche per dare avvio ai lavori».

Il Presidente dell’Autorità Portuale, Paolo Emilio Signorini ci ha detto che la Torre Piloti sarà a suo parere il nuovo simbolo di Genova, condivide?
«Assolutamente sì, perché sarà all’ingresso di Levante della città. E quindi da una parte ci sarà la lanterna, dall’altra la Torre Piloti».

Il Porto Antico in questo momento sta sviluppando sinergie anche con l’Autorità Portuale?
«Stiamo lavorando con loro per esempio sul tema di Ponte Parodi, il cui progetto commerciale faremo ripartire dopo anni di stagnazione. Entro dicembre dovremo avremo un incontro con la società che si è aggiudicata la gara, per vedere come possano partire i lavori. Noi e l’autorità portuale intanto stiamo consegnando opere di cinturazione per poter permettere la costruzione dei parcheggi. Ci vuole del tempo per questo, ma per lo meno l’iter è partito».

Proprio qualche giorno fa c’è stata la presentazione del nuovo progetto della pista ciclabile che passerebbe anche tra Porto Antico e Fiera per arrivare a Boccadasse. Quali sono le prospettive in merito dal suo punto di vista, anche in chiave turistica?
«Sicuramente moltissime, soprattutto il fatto di rendere possibile in bicicletta il passaggio da Levante a Ponente e regalare alla città la possibilità di vivere uno spazio portuale».

La domanda che dà il titolo alla rubrica. Genova, quale futuro?
«Genova avrà un futuro incentrato sul turismo in cui il Porto Antico avrà un ruolo dominante, insieme a Palazzo Ducale al Carlo Felice. Abbiamo la possibilità di attrarre turismo, ma anche imprese, aziende, multinazionali e di conseguenza famiglie e lavoratori. È un obiettivo da raggiungere per ripartire e integrarsi a livello industriale con l’Italia e con il mondo».

Qualcosa su di lei. In tre aggettivi, come descriverebbe Giorgio Mosci?
«Determinato, con la voglia di fare e soprattutto una persona che ama lavorare in team. Non ho problemi a riconoscere i miei limiti tecnici e condividere il lavoro con chi ha conoscenze diverse per raggiungere obiettivi comune».

Un luogo di Genova che consiglierebbe di visitare a un turista.
«Da un punto di vista fisico sicuramente la Spianata Castelletto. Da un punto di vista culturale c’è l’imbarazzo della scelta, forse Palazzo Bianco, Palazzo Rosso e Palazzo Spinola».

L’ultimo libro che ha letto?
«I Promessi Sposi».

Come mai?
«Perché mi ricordavo i tempi scolastici e la noia con cui mi era stato venduto, ho voluto riprovare e l’ho letto piacevolmente, mettendoci alcuni mesi. Però l’ultimissimo è I miei due cuori nomadi di Omar Ritz, peraltro editato da me, davvero bello. Io ho questo difetto, leggo tre o quattro libri insieme. Ora per esempio sto leggendo l’ultimo libro di Vincenzo Paglia, Il crollo del noi, che sarà presentato a breve anche a Genova (ndr, il 15 dicembre alle ore 18 presso la Sala del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale).

L’ultimo film?
«Mister Ove, che però non è che mi sia proprio piaciuto, era un po’ lento».

L’ultimo spettacolo a teatro?
«West Side Story al Carlo Felice».

Di Chiara Pieri

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