Genova, 07/05/2024.
La musica e Genova hanno sempre avuto un rapporto strano. Lo possiamo definire privilegiato da un lato, se pensiamo alla scuola di cantautorato genovese in cui hanno militato musicisti del calibro di Fabrizio De Andrè, Luigi Tenco, Umberto Bindi, Gino Paoli e Bruno Lauzi, oppure ai gruppi rock che hanno segnato la scena del prog a livello mondiale, come i New Trolls e i Delirium. Anche negli ultimi anni non mancano i nomi, certo le sonorità sono cambiate, ma è indubbio che artisti come Ex-Otago, Alfa, Bresh e Olly siano legati ad un successo che vede milioni di streaming e views sulle piattaforme digitali. Ogni epoca, insomma, ha sfornato talenti che si sono formati nel ventre di mamma Genova.
Ora però passiamo al lato oscuro, a quel dark side di floydiana memoria: a Genova la musica, soprattutto quella live che però non include i grandi concerti in piazza o nei teatri, e che si muove nel circuito dei locali, attraversa ormai da tempo un periodo non particolarmente roseo.
Ne abbiamo parlato con Filippo Foccis, musicista che insieme alla moglie Rosy Veneziano, gestisce Redhouse, grande negozio di strumenti musicali in corso Perrone, sulla strada che unisce Cornigliano alla zona di Campi, dove si trovano numerosi colossi del retail.
Prima di parlare della situazione della Genova live, partiamo proprio da qui, dalle periferie, o meglio dalle delegazioni, termine che qui a Genova si riferisce proprio a quei quartieri più o meno lontani dal centro, in cui però esistono tante realtà che arriccchiscono non solo il tessuto commerciale, ma anche quello umano e culturale. Lo abbiamo già visto a Sampierdarena, con La fabbrica delle immagini - Voltini Lab e con la Liuteria di Gabriele Piterà, adesso ci spostiamo a Cornigliano.
«Aprire qui è stata una scelta dettata dallo spazio», ci racconta Filippo. «A Genova, soprattutto in centro non è facile trovare location di grandi dimensioni, per di più con la possibilità di parcheggiare senza problemi. In questo campo l'importanza di avere un negozio fisico poi è particolarmente sentita e Redhouse è diventato un po' un punto di incontro, un luogo dove trovare sempre un appoggio».
Effettivamente nel mondo degli stumenti musicali, non è inusuale trovare una florida attività di vendita e scambio online, ma sicuramente avere qualcuno a cui rivolgersi, cambia l'approccio: «Il rapporto umano è alla base di tutto, la persona che sta dietro il bancone fa la differenza. Soprattutto dopo la pandemia tutto questo è ancora più importante, la gente è cambiata, ma non dirò come (sorride, ndr)».
Cogliamo una simpatica e tagliente nota sarcastica in quest'ultima affermazione, ma è anche vero che Redhouse esiste da ormai diciott'anni, compleanno che compirà a settembre 2024, e quindi Filippo, di cose, ne deve aver viste e sentite parecchie. La domanda, a questo punto, sorge spontanea: ma quindi, a Genova, si suona?
«Sì...» (altro sorriso sornione, seguito da una pausa, ndr). «Diciamo che a Genova ci sono tanti busker. A Parte gli scherzi, i locali ci sono, ma il loro sostentamento dovrebbe essere più appoggiato proprio dalla clientela in generale e dai musicisti stessi in particolare. Suono molto meno ormai, ma in passato mi è capitato di esibirmi in altre regioni, come nel Nord Italia e mi sono reso conto che lì i locali hanno una programmazione ben precisa e che tra il pubblico ci sono moltissimi musicisti che lì ci hanno suonato da poco o che sul quel palco ci saliranno nelle settimane successive. Anche qui dovremmo fare lo stesso, ma sono fiducioso, le cose potrebbero ancora migliorare».
Se si parla di musica, spesso ci si ferma, se così si può dire, agli strumenti musicali, ai live e alle salette prova (che un tempo si trovavano anche qui da Redhouse), ma c'è un mondo molto più ampio, che però a volte fa un po' storcere il naso ai puristi. Si tratta del mondo dei Dj, del clubbing, delle console e delle piastre. Negli spazi che un tempo erano occupatì dal Cane, locale che ospitava concerti live che ha chiuso i battenti all'inizio del 2023, ora c'è la sezione che Redhouse ha proprio dedicato alla vendita delle attrezzature del djing e delle luci.
«Non è propriamente il mio mondo, ma sto imparando a conoscerlo e tutto sommato ne sono anche affascinato. Poco tempo fa ho partecipato ad una fiera del settore a Rimini e sono rimasto letteralmente folgorato da un dj che mixava con grande facilità pezzi rock e funk».
Quando si parla di discoteca, si pensa subito alla dance, alla house, alla techno e al reggaeton, tutti generi che non sempre suscitano interesse in chi imbraccia una chitarra elettrica, un basso oppure si siede dietro ai tom della batteria, ma Filippo lancia una discussione e un punto di riflessione interessanti: «Dovremmo pensare di più a quella che un tempo di chiamava Rockteca, realtà praticamente scomparsa qui a Genova, salvo il caso del Quaalude, locale storico che propone live ad orari incredibili (le band iniziano a suonare non prima delle due e mezza del mattino, ndr) e che poi continua la serata fino alle prime luci dell'alba con una selezione di vinili dal rock, al punk e chi più ne ha, più ne metta».
«In questo caso», continua Filippo, «chi sta in consolle è sì un dj, ma tutto è in chiave rock. Quindi perchè non fare in modo che anche gli altri locali a Genova, dopo il live della band di turno, continuino con un dj set di questo genere, come si faceva nei gloriosi anni Novanta?»
Con questa domanda lasciamo Redhouse, nella speranza che qualcuno, magari leggendo proprio questo articolo, decida di tirare fuori la sua collezione di vinili rock (o simili) e di fare l'alba in una rockteca made in Genova.