La Sacra di San Michele candidata a Patrimonio Unesco

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Torino, 15/03/2017.

Dopo la via Francigena, la Regione Piemonte ha inoltrato la candidatura della Sacra di San Michele a patrimonio Unesco. In realtà, come ha spiegato Ruggero Longo, responsabile scientifico e coordinatore del progetto, la Sacra, simbolo del Piemonte, fa parte di un «sito seriale», che comprende altre sette abbazie benedettine sparse in tutta Italia. Le otto strutture, infatti, sono raccolte sotto il nome di Paesaggio culturale degli insediamenti benedettini dell’Italia medievale. Tra di esse vi sono anche l’abbazia di Montecassino, in provincia di Frosinone, e quella di Sant’Angelo in Formis a Capua, in provincia di Caserta.

Ora inizia un iter che potrebbe durare anche cinque anni, alla cui conclusione il Piemonte potrebbe ritrovarsi con un nuovo sito Unesco, dopo quello di Langhe, Roero e Monferrato. Anzi, i siti nuovi potrebbero essere due, perché in ballo c’è anche la via Francigena, che tocca, per un tratto, di nuovo la Val di Susa, dominata proprio dalla Sacra di San Michele. La candidatura della via Francigena è stata presentata dal Piemonte in collaborazione con altre sette regioni italiane. «Candidare la Sacra di San Michele è un passo importante – ha spiegato Antonella Parigi, assessora alla cultura della Regione Piemonte – frutto di una capacità di visione che nasce da lontano. Nel 1994, infatti, una legge regionale, voluta dall’ex assessore Giampiero Leo, riconobbe la Sacra come simbolo del Piemonte».

L’idea, però, è anche quella di rafforzare la promozione turistica del luogo e migliorare le infrastrutture. Da poco, ad esempio, sono stati inaugurati nuovi parcheggi. Ma l’obiettivo è anche quello di far passare la gestione del bene interamente sotto la responsabilità della regione, portando avanti un progetto di «sdemanializzazione», cioè un passaggio di proprietà dallo Stato alla Regione, che dovrebbe toccare, in futuro, anche il Forte di Exilles. «Il riconoscimento Unesco – ha aggiunto Antonella Parigi – ha principalmente tre effetti: il luogo aumenta la propria capacità di attrattiva turistica soprattutto a livello internazionale, nasce una comunità omogenea intorno ai territori che ne sostiene la candidatura, i cittadini acquisiscono consapevolezza della bellezza dei luoghi in cui vivono».

Il Piemonte, nel 1995, acquisì formalmente la custodia della Sacra di San Michele, permettendo la creazione di numerosi percorsi di recupero e ristrutturazione, sviluppandone così il turismo. Questa candidatura, già recepita dalla conferenza internazionale Unesco di Parigi dell’ottobre 2016, apre nuove possibilità di ricerca. Perché per rientrare nei canoni richiesti, infatti, saranno ricercate, ad esempio, opportunità e criticità emergenti dalle analisi territoriali del sito. Ma l’obiettivo è anche quello di approfondire le peculiarità storiche, artistiche e architettoniche del luogo, considerando la Sacra di San Michele anche come motore dell’immaginario artistico e letterario. La Val di Susa, poi, ospita altri importanti insediamenti benedettini, come le abbazie di Novalesa e di San Giusto a Susa, che potrebbero avere maggiore risalto se la candidatura Unesco andasse in porto.

«Tra i luoghi inclusi nel sito seriale – ha aggiunto Ruggero Longo, durante la presentazione del progetto avvenuta al Circolo dei Lettori di Torino – la Sacra di San Michele è uno degli insediamenti più emblematici. Oggi avviamo un percorso di sinergie tra diversi enti e istituzioni». Oltre alla Regione Piemonte, infatti, il progetto di candidatura è stato sostenuto dal Politecnico di Torino, dal Ministero dei Beni culturali, dall’Agenzia per il Demanio di Piemonte e Valle d’Aosta, dalla Città metropolitana di Torino e dai comuni di Sant’Ambrogio di Torino e di Chiusa San Michele, sui quali sorge la Sacra. Un ruolo importante, però, è stato giocato anche dalla Soprintendenza dei beni architettonici e paesaggistici del Piemonte.

Di Paolo Morelli

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