Sinibaldo Scorza, il genovese fiammingo in mostra a Genova

Palazzo della Meridiana Cerca sulla mappa

Genova, 09/02/2017.

Quasi 200 opere tra Palazzo Rosso e Palazzo della Meridiana. Un omaggio al genovese Sinibaldo Scorza condito da dipinti, incisioni, miniature e disegni.

A Palazzo della Meridiana, dal 10 febbraio al 4 giugno, va in scena la prima retrospettiva dedicata al pittore voltaggino della famiglia dei Fieschi Conti di Lavagna (Voltaggio, 1589 - Genova, 1631), caposcuola della pittura genovese del Seicento, ritrattista degli animali e fortemente influenzato dalla pittura fiamminga. La mostra, dal titolo Sinibaldo Scorza - Favole e natura all'alba del Barocco e curata da Anna Orlando, costituisce in primis un risarcimento critico a un maestro amato da collezionisti come Caterina di Svezia, Gio. Vincenzo Imperiale, Giovan Carlo Doria, per poi essere dimenticato.

Anche Palazzo Rosso omaggia il fiammingo genovese. Nelle stesse date, si può visitare una selezione grafica curata da Piero Boccardo e Margherita Priarone, attraverso l'esposizione di tutti i suoi disegni conservati nel Gabinetto Disegni e Stampe di Palazzo Rosso. Sinibaldo Scorza. Avvezzo a maneggiare la penna dissegnando presenta 90 fogli, 55 dei quali inediti. Questa esposizione rientra nella programmazione dei musei civici genovesi nel 2017.

Perché Sinibaldo Scorza? «È uno degli artisti genovesi che ha avuto minor fortuna critica nel '900 - afferma la curatrice della mostra, Anna Orlando - Eppure, ai suoi tempi, era amatissimo, anche dai poeti. In una vetrina c'è la copia del poema che Giovanni Battista Marino, considerato il massimo esponente della poesia barocca in Italia, gli ha dedicato. Molte sue opere ritraggono animali e, per questo, è stato dimenticato. Dipingeva come un fiammingo, dedicandosi a natura, paesaggi e temi mitologici. La sua pittura era considerata poco aulica».

A Palazzo della Meridiana, 105 opere di Scorza e artisti fiamminghi e genovesi, tra cui 33 dedicate agli animali. E poi la sua unica e rara incisione Il Pastorello, una ventina tra disegni e miniature, nonché un volume manoscritto con l'albero genealogico della famiglia miniato dal pittore stesso. Sono presenti una trentina di opere degli artisti fiamminghi e genovesi del suo tempo: il maestro Giovanni Battista Paggi, i fratelli Bernardo e Giovanni Battista Castello, Jan Roos, Jan Wildens, i fratelli De Wael; e poi Gio. Bendetto Castiglione detto il Grechetto, Anton Maria Vassallo, Antonio Travi e Pieter Mulier detto il Tempesta. Più del 60% delle opere proviene da collezioni private.

Le sue origini, la campagna, la flora e soprattutto gli animali ispirano la sua arte grafica e pittorica. La mostra a Palazzo della Meridiana intende svelare tutte le abilità artistiche di Sinibaldo Scorza. Animalista e narratore quando inscena i miti di Circe, Orfeo o Didone, narrati come fiabe nella natura della sua campagna ligure-piemontese, Scorza muore a poco più di 40 anni, ma lavora molto, soprattutto con matita e penna. Ma si trovano anche dipinti realizzati su supporti quali tavolette, tondini di legno, piccoli rami e tele non troppo grandi.

La mostra è divisa in 5 sezioni tematiche: Gli esordi di un pittore aristocratico, Dal vero al sacro, Favole e miti, La scena di genere fiammingo-genovese, Paesi incantati. Non mancano prestiti importanti come Piazza del Pasquino da Roma, Palazzo Venezia, e Adamo ed Eva dall’Accademia Carrara di Bergamo, insieme a quelli dei discendenti diretti del pittore, o da storiche collezioni genovesi - Costa e Zerbone - e altre più recenti, per ricomporre un puzzle frantumato nei secoli.

La prima sala traccia le coordinata dell'artista, usando le parole della curatrice, a partire dall'opera Gesù servito dagli angeli. Dalla sua nascita a Voltaggio al trasferimento a Genova nel 1604: «Scorza si dichiara genovese perché Voltaggio era all'interno della Repubblica di Genova - continua Orlando - Gli anni Dieci e Venti del Seicento sono i più gloriosi dal punto di vista artistico per la città, subito dopo l'arrivo di Rubens (1604-05), con quello di Van Dyck (1621) e lo sbocciare di una scuola di straordinari naturalisti, Fiasella, Assereto, i De Ferrari. Scorza arriva nel posto giusto al momento giusto».

Il viaggio continua con la sala dedicata agli animali, in tutte le forme. Grazie a loro, sperimenta tutte le tecniche: disegno, miniatura e acquarello, così come gli strumenti (matita, penna e pennello) e i supporti (carta, tavola, rame e tela). «È stato dimenticato perché era un pittore di genere, e perché pensavano fosse un fiammingo - aggiunge la curatrice - Una sua opera, Adamo ed Eva nel Paradiso terrestre, fu attribuita per lungo tempo a un fiammingo».

Si giunge nella sala centrale, punto cardine della mostra. Si possono ammirare, accostati l'uno all'altro, dipinti con la favola di Orfeo e quella di Circe, realizzati più volte da Scorza e da altri artisti fiamminghi e genovesi del '600, per un suggestivo gioco di confronti e rimandi visivi. Un'esplosione di colori, dove sono esposti i quadri dalle dimensioni più importanti.

L'ultima parte della mostra è dedicata ai paesaggi fiabeschi innevati. Con una sorpresa: una vetrina dedicata alla presentazione di un presepe in parte andato disperso. Realizzato da Scorza, mostra sagome miniate su carta a tempera e acquarello, facendo riscoprire il maestro in versione miniatore.

La mostra su Sinibaldo Scorza a Palazzo della Meridiana è visitabile dal 10 febbraio al 4 giugno nei seguenti orari: dal martedì al venerdì dalle 12 alle 19; sabato, domenica e festivi dalle 11 alle 19 (chiuso il lunedì). Biglietti: intero 10 euro; ridotto 7 euro; scuole 5 euro; cumulativo con la mostra a Palazzo Rosso 12 euro.

Di Andrea Sessarego

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