Eiaculazione precoce: «Cosa devo fare con il mio ragazzo?»

Magazine, 24/04/2018.

Gentile dottor Ventura,
ho 23 anni, e sono fidanzata da quasi un anno con un ragazzo (24 anni) che soffre di eiaculazione precoce e disfunzione erettile.

Lui mi ha spiegato la sua situazione qualche mese dopo l'inizio del nostro rapporto, dicendomi che il problema non è fisico ma psicologico, e che frequenta una psicologa per curare la sua condizione.

Ora, dopo 7 mesi di relazione, mi è venuto il dubbio che mi abbia mentito sul fatto che si stia curando perché mette in atto comportamenti che mi lasciano perplessa e mi mettono a disagio: ogni volta che siamo insieme mi propone solo sesso - tre, quattro o cinque volte al giorno - sembra che non riesca a pensare ad altro e subito dopo un rapporto chiede, scherzosamente, secondo round? Se io rispondo alle sue avance spiegandogli che non ne ho voglia, mette il broncio e afferma che io lo sto rifiutando.

Mi ha spiegato che il suo problema è nato durante la sua precedente relazione, affermando che la causa è da imputare alla sua ex fidanzata. Tende a colpevolizzare completamente questa ragazza, che, stando a quello che mi dice, io non la conosco, era completamente dipendente da lui, cercava costantemente attenzioni, ma che era anche cattiva, sempre pronta a sottolineare le sue mancanze e sempre irritata/irritabile (non so se queste caratteristiche possano coesistere in una stessa persona, non sono un'esperta).

Tanto quanto colpevolizza lei, esalta me e il mio ruolo nella sua guarigione: dice costantemente frasi come senza di te non riesco ad uscirne, e mi chiede di non smettere di entrare in intimità con lui, perché non riesce a completare il rapporto (cosa che non ho mai fatto, quindi mi chiedo per quale motivo continui a chiederlo).

In questi casi io rispondo che ci sarò, non ho intenzione di andare da nessuna parte, ma che non posso guarirlo miracolosamente, perché non ho nessuna competenza e lui ammutolisce e guarda da un'altra parte, come se non volesse ascoltarmi.

Mi ha detto che frequenta una psicologa, ma non la nomina mai: mai un suggerimento su cosa fare per metterlo a suo agio, mai una posizione migliore per aiutarlo durante il rapporto, niente di niente.

Fino a ora io non ho fatto domande, immaginando che, essendo una questione personale e delicata, me ne avrebbe parlato quando si sarebbe sentito pronto. Tuttavia poco più di un mese fa, al suo ennesimo voglio provare a fare l'amore con te, gli ho chiesto «ma cosa dice la psicologa?»: lui si è irrigidito e mi ha risposto «ma niente, dice che sta migliorando». Ma i miglioramenti non ci sono.

So che lei è un medico, non un investigatore, non le chiedo di esprimersi sulla buona fede del mio fidanzato, ma vorrei chiederle se questi che le ho descritto sono comportamenti coerenti con una cura da un sessuologo e se potrebbe descrivermi, in linea generale, quali sono i passi che uno psicologo intraprende in una cura per disagi sessuali (se esistono). 

Ho provato ad informarmi online e ho trovato che molte cure si suddividono in terapie comportamentali e terapie farmacologiche. Non so cosa pensare, questa è la mia prima relazione stabile e la mia prima esperienza di sessualità, e non so nemmeno se queste sono dinamiche normali per una coppia e sono io che sto prendendo un abbaglio.

La ringrazio in anticipo
Anonima in dubbio

Buongiorno Anonima dubbiosa,

capisco che lei si senta spiazzata dal comportamento del suo fidanzato e capisco che lei abbia bisogno di fare chiarezza. Lo capisco perché anche io non credo di aver ben compreso la sua (vostra) situazione.

Ad esempio, la diagnosi di eiaculazione precoce e di disfunzione erettile non riesco a ritrovarla nelle sue descrizioni quando scrive: Mi propone solo sesso; tre, quattro o cinque volte al giorno, sembra che non riesca a pensare ad altro, e subito dopo un rapporto chiede, scherzosamente, secondo round? Detto cosi sembra che non ci siano deficit nell' erezione (mentre potrebbero essere tutti rapporti molto veloci). Ma poi aggiunge: Mi chiede di non smettere di entrare in intimità con lui perché non riesce a completare il rapporto. Ma allora, li completa (piu o meno velocemente) o  non li completa? Insomma, non capendo bene come si svolgono i vostri rapporti sessuali non saprei neanche cosa consigliare al riguardo.

Di sicuro non mi risulta che vi siano indicazioni terapeutiche che obblighino a soddisfare i capricci del proprio partner. Anzi, proprio perche si parla di un rapporto, ci dovrebbe essere una maggiore condivisione di cosa, come, quando e quanto fare sesso insieme. E sottolineo insieme. Ovvero con il rispetto reciproco delle diverse esigenze. E a proposito di rispetto, non si puo dimenticare che lei è la sua compagna (fidanzata è un termine attualmente improprio) e quindi non è, e non deve essere, la sua terapeuta. Ed è veramente poco dignitoso e di pessimo gusto, far ricadere su di lei le colpe di un altra. E questo comportamento, ricattatorio (?) va al di la di un problema di disfunzione sessuale,  e anzi, si allarga  in un area che si potrebbe meglio definire  di disfunzione relazionale: dove c'è' uno (lui) che pretende dall'altro (lei) non solo più di quanto offre, ma che si risente e fa i musi se non ottiene  ciò che vuole, senza aver alcun diritto di pretenderlo e senza che ci sia una reale condivisione delle modalita con le quali vivere il vostro rapporto sessuale.

Detto questo, credo che sarebbe auspicabile che voi due vi chiariste sul tipo di relazione che state vivendo e di che tipo di vita di coppia volete vivere in futuro. bRiguardo ai suoi dubbi sulla normalità del vostro o meglio del suo (di lui) comportamento sessuale ho gia detto di non avere elementi chiari su cui esprimermi, ma, basandomi su quello che lei scrive e sulle perplessita che emergono dalle sue stesse descrizioni,  mi limiterò a dire che, sicuramente c'è di meglio, e lei ha solo 23 anni.

Saluti

Dott.Marco Emilio Ventura
Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Genova

Di Marco Ventura

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