Riaprire i Navigli, pro e contro: il referendum a Milano

Urban File

Milano, 23/06/2017.

Tra la fine del 2017 e l'inizio del 2018 saranno i milanesi con un referendum a decidere le sorti della riapertura del sistema Navigli, la cui chiusura venne portata a termine nella seconda metà degli anni Settanta del XX secolo, con la chiusura fra il 1961 e il 1969 del tratto del Naviglio della Martesana da Milano alla Cassina de’ Pomm.

Ma quali motivi muovono a tornare sui propri passi e a decidere nuovamente il destino dei Navigli con un referendum sulla loro riapertura? Riaprire il sistema idrico milanese, si legge nello studio condotto dal Comune e dal dipartimento di Architettura e Studi urbani del Politecnico di Milano, «significa sistemare le sponde dei Navigli e utilizzare le loro strade di servizio, le così dette alzaie, come cicloalzaie di raccordo con le piste ciclabili dei canali e dei fiumi. Significa partecipare attivamente alla composizione della più estesa rete navigabile e ciclabile, un insieme lineare di interrelazioni tra imbarcazioni e biciclette che interessa quasi tutto il bacino del Po».

C’è poi il recupero delle opere idrauliche. E quindi sviluppare il ruolo originario della Darsena di porto di navigazione a polo culturale e turistico, o, più ambiziosamente, ricollegare Milano al Po e quindi al mare. Già sono consultabili sul portale del Comune due progetti di fattibilità. Un lavoro convenzionato dal Comune e dal dipartimento di Architettura e Studi urbani del Politecnico di Milano riguarda la riattivazione del sistema complessivo dei Navigli e della sua navigabilità. Il primo progetto prevede un itinerario graduale verso la riapertura completa dei Navigli milanesi: Martesana, Cerchia Interna, naviglio di via Vallone, Conca di Viarenna e Darsena. Oltre a studiare la fattibilità architettonica-urbanistica, il tracciato e il suo funzionamento, considera quelle viabilistica, dei trasporti, idrogeologica. Nondimeno lo studio presenta ipotesi di fattibilità economica dell’intervento con valutazione di costi e benefici.

Contro questi piani di fattibilità ci sono i trasporti pubblici che dovranno subire modifiche importanti: la definizione dei nuovi tracciati delle linee dei mezzi pubblici di superficie, in rapporto all’esigenza di garantire lo spazio necessario al nuovo Naviglio; in taluni casi, infatti, questa scelta ha generato l’impossibilità di consentire che la stessa linea possa transitare nella medesima via nei due sensi di marcia. E, ugualmente, in situazioni urbane già fortemente compresse, come per esempio in una delle due proposte per piazza Cavour, quella più innovativa, gli spazi di approdo e manovra potrebbero risultare incompatibili con le esigenze di spazio dei mezzi pubblici di superficie, oltre a snaturare una piazza urbana che ha acquisito nel tempo una propria identità.

Tra l'idea della riapertura dei Navigli e l'effettiva realizzazione ci sono poi i costi di costruzione. Per quanto questi siano valutabili in divenire, si stima si attestino sui 400 milioni di euro circa. Tuttavia non rappresentano un elemento di particolare criticità poiché, si legge, «la spesa potrà essere modulata e distribuita su un periodo di tempo lungo». In tale direzione va anche osservato che la navigabilità dei Navigli milanesi non è un requisito in grado di restituire a breve o medio termine la navigabilità del sistema complessivo dei Navigli lombardi, che è quanto lo studio di fattibilità si proporrebbe di ottenere.

Di Laura Cusmà Piccione

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