Tokyo Ghost: se social, show e tecnologia governassero il mondo

Magazine, 03/05/2017.

Presto potremmo arrivare a scegliere un Capo di Stato in base ala sua capacità di usare Twitter.
[Fabio Rovazzi]

Il segreto di una buona fumetteria, che è quello di tutti i negozi nei quali passione e competenza si incontrano per essere messe al servizio del cliente, è il sapere coinvolgere il lettore, vero, ma soprattutto indirizzarlo. Una qualità che richiede pazienza, passione e curiosità.

Quando Tokyo Ghost è uscito, Ilaria del Comics Corner di via Fiasella a Genova non ha avuto dubbi; Questo devi leggerlo! E aveva ragione.

Quando un fumetto, o un libro, riesce ad intercettare il presente in modo tanto violento da costringere a guardarsi intorno con  nuova consapevolezza, il lettore deve arrendersi all’evidenza di trovarsi al cospetto di un’opera che occupa molto più dello spazio chiuso tra una copertina e l’altra.

Los Angeles, 2089

L’umanità è assuefatta alla tecnologia, talmente tanto da vivere immersa in un mondo sintetico nel quale reality e fake news sono droghe in un mondo in cui vero e falso hanno perso significato, e nel quale vita e morte hanno valore solo in base ai dati di ascolto che possono raggiungere.

Il mondo declinato da Rick Remender, illustrato da Sean Murphy e dai colori di Matt Holligsworth in Tokyo Ghost (Ed Bao 136 pp, 14 eur) è diretta derivazione delle perversioni tecnologiche con le quali abbiamo quotidianamente a che fare e con le quali, prima o poi, saremo inevitabilmente chiamati a fare i conti.

Potremmo stare un giorno senza la gratifica di un Like da somministrare o ricevere? Quanto è costato all'essere umano il passo da essere l’aristotelico animale sociale ad utente di social. La Los Angeles di Remender, presa come emblema di un mondo perduto come la Londra di Orwell, è allegoria potente, mostrata in tutta la sua cinica esasperazione della ricerca del divertimento sintetico.

Quello dell’autore statunitense non è solo un sguardo critico, ma soprattutto occasione di riflessione. Mai come oggi infatti l’informazione è stata così a portata di mano contemporaneamente così liquida, mai come oggi la vita è diventata format televisivo dal quale nulla è escluso.

Mentre la TV porta ovunque il suo occhio, i social trasformano l’utente in fornitore; le dirette sono il cortocircuito tra spettacolo e spettatore, esasperazione dell’autoscatto per gratificare il voyerismo proprio e altrui.

Non si fa in tempo ad interrogarsi su quali siano i limiti etici – o almeno quelli di buon gusto – da porsi che l’asticella si alza verso nuovi confini. Grande opportunità. Grande potere. Quanta la responsabilità?

L’esasperazione di questa impostazione, sociologicamente intrigante e paurosamente ricca di spunti, è il substrato nel quale si muovono Ted e Debbie; un tecno tossico senza speranza ed una delle poche persone che ha scelto mente libera e rifiuto la dittatura da social media; due personaggi magnifici.

I due si amano, o almeno lei ama il ricordo che ha dell’involucro vuoto pluri-potenziato  che è diventato il suo fidanzato. Forte il loro legame come forte è la speranza di Debbie di liberare il suo Ted, il bambino e il ragazzo di cui è innamorata da sempre, da quel guscio di tecno tossine e reality show dal quale pare non possa emergere.

I due sono una coppia di cyber poliziotti privati a protezione di un magnate del divertimento, signore di Los Angeles, che in poche righe racconta la propria filosofia e fotografa il mondo che la circonda

Ho dato a ciascuno il proprio canale, ho detto loro ciò che volevano sentirsi dire.
Li ho messi a loro agio.
Quando la vita umana è diventata carta straccia, io le ho dato valore.
Ogni show guardato diventa un acquisto.
Quegli acquisti muovono l’industria e creano lavoro.
Il consumo dà senso alla vita umana.

Un mondo perduto e la speranza di trovare un luogo incontaminato sono gli elementi nei quali i due protagonisti su muovono a velocità forsennata; la volontà di arrivare in quella terra promessa, Tokyo, è l’elemento sul quale Remender costruisce una trama molto ben articolata nella quale non manca nulla.

Il ritmo è tenuto a livelli decisamente alti e l’elemento allegorico è la colonna sonora di un opera rock a fumetti. Alcune tavole si rincorrono, letteralmente,  dando al volume una struttura solida e una storia avvincente.

Inseguimenti, violenza, duelli ed esplosioni sono una vera tempesta capaci di afferrare il lettore e portarlo al centro dell’azione con la prepotenza visiva di Mad Max-Fury Road.

Teddy Vive! Teddy Muore! Teddy vive ancora!

Accanto ad esplosioni e duelli non mancano momenti riflessione – le didascalie di Debbie sono perfette tanto da ricordare Rorschach di Watchmen di Moore - durane i quali diventa impossibile non empatizzare con i due protagonisti. Tenerezza e sensualità sono cadenzate con l’azione.

La passione dei due ragazzi diventa così naturale contraltare del divertimento sintetico nel quale pare immersa l’umanità.

Tokyo Ghost risulta a fine lettura un fumetto nel quale l’azione pura si sposa magnificamente con l’ambizione di trattare temi dai grandi contenuti etici e sociali, il tutto attraverso una abile regia che offre eventi che si rincorrono in modo folle fino alle ultime, sconvolgenti, tavole che chiudono il primo capitolo per aprire sui prossimi.

Una volta chiuso il volume, mentre il mondo appare con tutte le sue contraddizioni, il numero uno sulla costina, che annuncia i prossimi capitoli, diventa una  vera e propria promessa, l’appuntamento al quale, da lettore, è davvero difficile mancare.

Di Francesco Cascione

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