Itinerari in Liguria: il sentiero botanico di Ciaè, una gita nel verde

De La Tour

Genova, 27/07/2017.

Le domeniche d'estate non sempre si ha voglia di buttarsi nella calca della spiaggia e noi liguri in questo siamo fortunati: ci basta meno di mezz’ora e siamo in campagna, tra la frescura dei boschi degli Appennini.

La scorsa domenica ho voluto provare con alcuni amici il Sentiero botanico di Ciaè. La strada è molto semplice e il sentiero ottimamente segnalato. Bisogna seguire la strada per Sant’Olcese, oltrepassare la chiesa del paese, proseguire per circa 1 Km e svoltare a sinistra seguendo per 1,3 Km la strada comunale che porta all’abitato di Ronco. Poco prima del bivio per il sentiero botanico si trova un piccolo parcheggio allestito per i visitatori. Il sentiero si può raggiungere anche con il Trenino di Casella, scendendo alla fermata Sant’OlceseTullo e seguendo le indicazioni per circa 1,5 km.

Poco più avanti del parcheggio inizia il sentiero, dapprima pianeggiante e poi in discesa, che in una mezz’ora vi farà arrivare al borgo abbandonato di Ciaè, sulle rive del rio Pernecco. Lungo il sentiero, che è stato realizzato nel 1984 dai volontari della Guardia Antincendi Sant’Olcese troverete, segnalate da appositi pannelli, piante e alberi tipici dei boschi misti dell’entroterra genovese. Il piccolo borgo, abbandonato da più di 50 anni, ospita un gruppo di vecchie case e un ponte tardo medioevale. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, nell’autunno del 1981 alcuni volontari hanno restaurato l’antico ponte, dando inizio a un percorso di recupero e valorizzazione che prosegue ancora oggi.

Poco dopo il nostro arrivo nel rio, quasi asciutto date le scarse piogge degli ultimi mesi, arrivano tre cavalli, portati ad abbeverarsi dalle loro amazzoni. Il piccolo ponte è un gioiello di semplicità ed eleganza con la sua campata ad arco che ricorda le leggende di cui sono protagonisti molti ponti medioevali (il loro costruttore risulta sempre essere il Diavolo, proprio per l’ardita architettura che non pareva potesse essere opera dell’essere umano). I volontari hanno costruito anche alcuni tavoli da picnic, utilizzando le vecchie macine in pietra. A Ciaè si trovava infatti un mulino, che macinava prevalentemente castagne.

Tutt’ intorno al borgo bellissimi prati perfettamente curati, dove è meraviglioso sdraiarsi immersi nel silenzio e nel cinguettio degli uccellini. Poco oltre il ponte, proseguendo lungo il sentiero,  dopo circa 5 minuti di mulattiera in salita, troverete segnalata la quercia secolare, un maestoso esemplare di rovere che si stima abbia superato i trecento anni di età.

Da segnalare che nel 1993 i volontari della Guardia Antincendi Sant’Olcese si sono occupati del recupero di due degli edifici che costituivano il borgo e, attraverso un finanziamento della Comunità Europea, è stato realizzato un rifugio escursionistico dotato di 16 posti letto e di un bagno con doccia e acqua calda garantita, come l’illuminazione, da un sistema di pannelli fotovoltaici. Per informazioni basta contattare i volontari della guardia Antincendi di Sant’Olcese al numero 010 7092386.

Dopo aver sbagliato il sentiero del rientro, ed aver quindi raddoppiato il percorso  (in realtà è praticamente impossibile sbagliare... ma noi ci siamo riusciti, forse distratti dalla bellezza del luogo e dalle chiacchiere) siamo giunti alla macchina, piuttosto affamati, verso le 19.30. Propongo di rimanere a cena in qualche trattoria della zona e, uno dei miei amici, suggerisce la trattoria e pizzeria Il pontino, a Manesseno. Il posto è semplice ma molto carino, e l’edificio si raggiunge attraversando appunto una piccola passerella sul fiume.

Vorremmo rimanere a mangiare fuori in terrazza, ma il proprietario, dato il nostro abbigliamento leggero, ce lo sconsiglia. Ci fidiamo e scegliamo un tavolo all’interno. La nostra cameriera , a cui purtroppo non ho chiesto il nome, si rivela di una gentilezza e professionalità che ci fanno dubitare di essere in territorio ligure. Il cibo è semplice, ma ottimo è abbondante, un po’ come quando ci invita a pranzo la zia. La cameriera si premura perfino di farmi mettere sotto carica il cellulare. E i dolci della casa sono la chicca finale. La degna conclusione di una bellissima giornata tra il verde e la storia delle nostre valli.

Di Cristina Torriano

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