Villa del Principe: aperti gli appartamenti privati. Le foto

Federica Burlando
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Genova, 07/04/2017.

C'erano una volta le principesse e ci sono ancora. L'antico splendore di un tempo riverbera nell'oggi, come le onde di quel mare su cui si affaccia Villa del Principe a Genova.

Le porte degli appartamenti della Principessa si aprono agli occhi dei visitatori, andandosi ad aggiungere agli altri luoghi del Palazzo che è possibile ammirare grazie al tour culturale promosso dal Trust Floridi Doria Pamphilj. Un percorso che sposa la storia con la storia, il passato con il presente. Varcata la soglia, nell'ala di Levante del Palazzo in piazza del Principe 4, i passi ripercorrono, in prima battuta, le stanze che furono preparate per la principessa Peretta Usodimare, sposa di Andrea Doria. Avendo il signore del mare e della città ottenuto il titolo di Principe di Melfi da Carlo V, con la donna la Repubblica di Genova conobbe la sua prima e unica principessa. Dall'ampio spazio del Salone del Naufragio, riccamente ricoperto di arazzi, le stanze - progettate da Perino del Vaga - conducono per la Sala di Psiche, la Sala di Aracne, così denominata perché presenta raffigurata la storia della tessitrice che osò sfidare la dea Minerva, fino alla Sala di Apollo e Pitone, dove si possono vedere il Ritratto di Francesco II Sforza e il Ritratto del Cardinale Infante Ferdinando d'Asburgo

Ma è passata la stanza dedicata al mito di Fetonte che si entra nel cuore del presente, negli appartamenti privati di Donna Gesine Pogson Doria Pamphilj, disponente con il marito Don Massimiliano Floridi del Trust Floridi Doria Pamphilj. La Sala del Tributo, che presenta, tra l'altro, uno scrigno risalente alla fine del '500 che racconta l'arte del Sol Levante, il rosso caldo e intenso della Sala del Trionfo, la Sala dei Fatti di Prometeo, spaziosa camera da letto che si affaccia sul sole degli ambienti esterni e del mare e presenta ancora un piccolo oratorio, e la Sala delle Punizioni, oggi allestita come camera da pranzo e rivestita dalla finezza dei tessuti, sono il cuore emerso di un percorso che immette nel ventre del Palazzo.

Due camere da letto - una dai toni del blu e una in cui è il verde a predominare -, e la cappella, con la sua atmosfera di conservata sacralità, sono gli ambienti intimi e celati che non ti aspetti. E poi c'è lui: il Toson d'oro, custodito in una cassaforte che per la prima volta in assoluto si mostra agli occhi del pubblico«L'onorificenza, attribuita ad personam e quindi da riconsegnare al momento della morte, fu attribuita - racconta Don Massimiliano Floridi - ad Andrea IV Doria, il primo della famiglia a trasferirsi a Roma, dall'Imperatore di Spagna. Gli eredi, però, approfittando dei fermenti dovuti all'epoca napoleonica, la conservarono. Il Toson d'oro - continua - testimonia anche il legame strettissimo della famiglia con la Spagna e possiede un valore assoluto dal punto di vista storico». 

Gli appartamenti della Principessa si mostreranno al pubblico grazie a visite guidate per piccoli gruppi, vista la particolarità degli ambienti. Spazi di uso privato hanno il vantaggio di riflettere «un senso di casa, di quotidianità che un po' va perso negli spazi museali, regalando alla visita un carattere unico», sottolinea Floridi, mettendo in evidenza l'occasione - con l'apertura di patrimoni come questi - di ricordare e fare memoria. 

Un percorso di valorizzazione che Floridi, insieme alla moglie Donna Gesine Pogson Doria Pamphilj, sta portando avanti con il Trust Floridi Doria Pamphilj, che si propone di salvaguardare e promuovere i beni storici della famiglia passando attraverso i luoghi un tempo appartenuti ad essa. Spazi che toccano anche la Liguria, non solo Genova, ma pure oggi piccoli comuni come Dolceacqua, Finale Ligure e Torriglia

L'iniziativa a Villa del Principe a Genova, infatti, si inserisce in un progetto di più ampio respiro che parla di un itinerario che metta in dialogo queste diverse realtà. In questo senso guarda anche la mostra (già presentata a Roma), allestita da sabato 8 a domenica 28 maggio a Villa del Principe, Memorie#Estasi, dove il fil rouge è il tema dell'estasi e dalla carità di alcune figure religiose. In esposizione anche l'installazione contemporanea di Paola Romola Venturi, creata apposta per la mostra di Genova, Memorie: main memory, by heart, par coeur: «tre cuori su acciaio per sottolineare la capacità di estasi, ma anche di carità, caratteristica in particolare delle donne sante», per usare le parole di Floridi.

Ma non solo: l'opera affianca una selezione di dipinti iconografici tra cui la replica artigianale del polittico di Santa Devota di Ludovico Brea, una creazione che parla della storia della famiglia, ma anche di una Liguria che da Genova arriva nell'imperiese. L'originale è, infatti, custodito nella Chiesa di Sant'Antonio Abate a Dolceacqua e rappresenta una testimonianza del rapporto fra la famiglia Doria e i Grimaldi. Il polittico «fu commissionato da Francesca Grimaldi, sposa di Luca Doria, e pare rappresenti la prima testimonianza di devozione della famiglia Grimaldi a Santa Devota», sottolinea Fulvio Gazzola, sindaco di Dolceacqua. Una storia che si potrà conoscere pure grazie a un approfondimento multimediale.

«Guardare indietro, alle proprie radici fa bene anche per gettare lo sguardo avanti», afferma Don Massimiliano Floridi. A riprenderne il pensiero anche l'assessora regionale Ilaria Cavo«Genova ha dimostrato non soltanto una voglia di nuovo, ma anche di appropriarsi del passato, delle sue dimore storiche», afferma ricordando l'ottimo riscontro ottenuto dall'edizione di aprile 2017 dei Rolli Days. Desiderio di scoprire la tradizione (e i suoi tesori ancora nascosti), di far sì che la cultura possa fungere pure da volano per il turismo e capacità di fare rete sembrano essere punti cardine ascoltando le parole dell'assessora che rivela come si stia pensando a un «progetto che vede, capofila il Piemonte, fianco a fianco diverse regioni (Emilia Romagna, Veneto, Lazio e la stessa Liguria) per la promozione delle dimore storiche. Un'idea in fase di progettazione - sottolinea - con un circuito ancora tutto da creare». 

Magari per portare anche i più giovani a toccare con gli occhi un po' di storia, quella che parla il linguaggio del patrimonio storico-artistico, stimolandone la curiosità. 

Di Federica Burlando

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