Torino, 30/12/2025.
Da gennaio Torino accoglie AL, il nuovo ristorante ideato dallo chef Alberto Fluttero, all’interno degli storici Docks Dora. Un progetto che nasce con un’idea chiara: proporre un fine dining libero dai formalismi, colto ma accessibile, capace di unire tecnica, ricerca e comfort contemporaneo.
AL apre in uno degli spazi più iconici della città, ex magazzini merci costruiti a partire dal 1912 e oggi cuore creativo del quartiere post-industriale torinese. Il ristorante occupa 100 metri quadrati, con grande sala e cucina a vista, soffitti alti e ampie vetrate. L’estetica richiama le capitali del Nord Europa, ma resta profondamente legata all’identità urbana di Torino.
Per Fluttero il fine dining deve evolvere, diventare meno ingessato e più vicino alle persone. La sua è una cucina classica che guarda al Nord Europa, con influenze asiatiche, attenzione al foraging, alle fermentazioni e al non spreco. Una proposta gastronomica che valorizza il territorio, ma si muove con libertà tra tecniche globali e ingredienti dimenticati. «Una cucina colta, ma non accademica, in un ambiente sofisticato senza ostentazione», commenta lo chef.
L’allestimento, curato con la consulenza dell’architetto torinese Silvia Rossi, segue un minimalismo pratico e sostenibile.
I piatti in grès artigianale della valdostana Elisa Brelyart rafforzano il dialogo tra materia, essenzialità e cucina.
In cucina lo scarto è ridotto a zero e ogni preparazione segue una logica circolare. Fluttero utilizza fermentazioni, miso, aceti, lattofermentati e pratica personalmente il foraging, valorizzando ingredienti come olivello spinoso e mela cotogna.
Tra le proposte in carta:
Dessert:
In sala la sommelier torinese Martina Guercia ha costruito una carta non convenzionale, con etichette italiane, francesi e piemontesi, e una selezione dedicata ai vini naturali, in linea con la filosofia del ristorante.
Classe 1987, formatosi ad ALMA, ha lavorato con Davide Oldani al D’O e al The Gavroche di Londra. Dopo esperienze internazionali, torna a Torino per dare vita a un progetto che unisce rigore tecnico, ricerca e accoglienza.
Di Giulia De Sanctis