Genova: «Il Museo del Jazz non esiste più», la lettera di Dado Moroni

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Genova, 08/11/2018.

Edgardo Dado Moroni, insieme ad altri jazzisti genovesi, ha scritto una lettera aperta per segnalare il grave disagio che vive il Museo del Jazz di Genova, sfrattato dalla sede di Palazzo Ducale, tutt'ora attivo con diverse iniziative fuori sede (Scuola, Incontri alla Biblioteca Berio, ecc.), ma non più consultabile e visitabile. Eccola pubblicata sul nostro sito:

«Quando passo da Piazza Matteotti sempre lo sguardo va a posarsi su quello striscione blu con la scritta Louisiana Jazz Club - Museo del Jazz G. Dagnino. È rimasto solo lo striscione, il Museo fisicamente non c’è più. La straordinaria raccolta di dischi storici anche rarissimi, libri, riviste, bobine, cd e dvd, a disposizione gratuita del pubblico per diciotto anni è sotto chiave in un locale di Palazzo Ducale. Il Museo del Jazz - Italian Jazz Institute è nato sotto l’egida del Louisiana Jazz Club: il club che mantiene un’attività continua più vecchio d’Italia. Dal 1964. Viene da pensare, con struggimento, che peraltro il Louisiana ha anche avuto sede proprio al Palazzo Ducale di Genova, fino all’inizio degli anni Ottanta: e da lì, grazie anche alla forza trainante di Giorgio Lombardi, indimenticabile direttore artistico scomparso la scorsa estate sono passati giganti del jazz come Chet Baker, John Lewis, Joe Venuti, Bob Wilber, al contempo rendendo celebre in tutto il mondo il nome Louisiana Jazz Club.

C’è di più, e la città dovrebbe ricordarlo. Senza false modestie, posso dire che lì mi sono formato io, Dado Moroni, e Andrea Pozza, Piero Leveratto, Giampaolo Casati, Aldo Zunino, Luciano Milanese, Fabrizio Cattaneo, Rosario Bonaccorso, Claudio Capurro e tanti, tanti altri. Lì abbiamo imparato a suonare, abituati da subito a dividere il palco con i grandi, e acquisendo un prestigio e una notorietà in tutto il panorama culturale e jazzistico internazionale che non ha prezzo.

Tutto questo è anche stato ben ricordato in un volume storico che il Museo del jazz ha curato, con scritti dello stesso Lombardi, di Guido Festinese, Adriano Mazzoletti, Egidio Colombo. Genova è anche la storia del jazz: da qui partivano le navi che portavano gli emigranti in America, da qui infinite volte Natalino Otto ha percorso da musicista la tratta Genova-New York, lasciando poi un segno indelebile sulla vocalità jazzistica: anche su Frank Sinatra, peraltro ligure di origine.

Il Museo del jazz, pur continuando a tenere attiva la propria Scuola di musica e organizzando conferenze “fuori sede” grazie alla collaborazione della Biblioteca Berio, non ha più una sede fisica. Il danno per la città (e per il Paese) che faticosamente cerca un riscatto culturale è enorme. Come musicisti, jazzisti, e ambasciatori culturali della città, e anche come italiani, ci sentiamo preoccupati, feriti e anche indignati che oggi il Museo del Jazz nato dal cuore del Louisiana, e nel nome di Gianni Dagnino non abbia più una casa, mentre quotidianamente, nel nostro Paese, vediamo promuovere forme di spettacolo che di culturale non hanno proprio nulla, a dispetto di ingenti finanziamenti, cachet e prebende.

Ci auguriamo che qualcuno raccolga queste nostre parole di amarezza: per il bene di tutti. Ci rivolgiamo quindi alle Istituzioni locali, nelle persone del Sindaco e del Presidente della Regione, affinché possano aiutare a trovare una soluzione».

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