Genova, 12/11/2025.
A Genova sono iniziate le riprese del docufilm La città verticale… Ma non ci siamo già visti?, un viaggio nel cuore della Superba per scoprire le sue strutture verticali: dalla funicolare del Righi a quella di Sant’Anna, dall’ascensore di Montegalletto a quello di Castelletto, senza tralasciare la Lanterna che si innalza fiera come simbolo della città.
Il racconto di una città attraverso le sue strutture uniche che, nel corso dei secoli, le hanno permesso di elevarsi dal mare verso il cielo, e che oggi raccontano – e testimoniano – i cambiamenti urbani e sociali del territorio e non solo.
Ad annunciare l’inizio delle riprese è Calima Entertainment, società di produzione e distribuzione televisiva e cinematografica genovese che sta realizzando il docufilm, grazie anche al contributo del PR FESR della Liguria (Programma Regionale del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale).
«Viviamo in un’epoca di grandi cambiamenti, dove tutto si consuma a una velocità impressionante: le amicizie, gli amori, le abitudini di vita – dichiara il regista Alessandro Bazzana –. Riscoprire una dimensione che, lenta ma fondamentale, ancora oggi è il fulcro di un sistema che permette a una città di vivere e di splendere ci è sembrata una metafora di cui abbiamo necessariamente bisogno ora più che mai».
Capita spesso di sentir parlare di Genova città verticale: appellativo che potrebbe suonare strano alle orecchie di chi non è avvezzo, ma che descrive perfettamente la conformazione del capoluogo ligure.
Una città in cui epoche storiche diverse (dal Medioevo all’Ottocento) si sovrappongono e si stratificano e in cui si inseriscono le strutture che le hanno fatto conquistare questo nome: la funicolare Zecca-Righi, che raggiunge le colline, e quella di Sant’Anna, la più antica d’Italia; l’ascensore di Montegalletto, unico al mondo che combina un percorso orizzontale e verticale, e quello di Castelletto, splendido esemplare di art-déco; la cremagliera di Granarolo, mezzo storico, e l’antichissima Lanterna, simbolo di Genova.
Protagonisti del film sono Marco, giovane aspirante documentarista interpretato da Matteo Traverso, e Anna, appassionata di architettura e cultura locale e guida turistica interpretata da Laura Repetto. I due decidono insieme di realizzare un documentario sulle strutture verticali che rendono Genova unica al mondo.
Matteo Traverso e Laura Repetto
Si tratta di un film nel film, dove immagini d’epoca, riprese contemporanee, fiction e documentario si intrecciano, alternando riprese in piano sequenza, interviste e momenti di backstage.
Un viaggio alla riscoperta della città e della sua memoria storica, attraversata e raccontata proprio grazie a questi impianti verticali: funicolari, cremagliere e ascensori non sono solo mezzi di trasporto, ma simboli di una città e guide inconsapevoli di un percorso che condurrà Marco e Anna alla scoperta di se stessi.
La loro storia diventa così metafora di una necessità più grande, ovvero superare il piano uniforme della comunicazione virtuale per ritrovare emozioni autentiche e relazioni reali, molto distanti dall’incomunicabilità generata dai social media.
«È un progetto che avevo in testa da qualche anno, dal momento in cui sono arrivato a Genova, quando a colpirmi sono state proprio le sue strutture di trasporto verso l’alto, indispensabili e particolarissime per una città che, stretta davanti al mare, si è sviluppata sulle alture retrostanti – racconta Alessandro Bazzana –. Recuperare valori e tempi a cui le nuove generazioni non sembrano fare neppure più caso è la spinta per trovare la propria identità. Questa è una piccola favola metropolitana che racconta noi stessi, i nostri dubbi e le nostre fragilità e, nello stesso tempo, fornisce gli strumenti per tornare a incuriosirsi e a trovare il proprio posto nel mondo. Intrecciare il documentario, che viene raccontato da specialisti, tecnici, storici e profondi conoscitori della città di Genova, con la fiction e la recitazione di giovani bravissimi attori del Teatro Nazionale di Genova, della Quinta Praticabile e del CFA, è la sfida più difficile che vuole portare lo spettatore dentro la storia, in tutti i sensi, quella raccontata e quella recitata. Così lo storico che racconta uno dei fari più antichi d’Europa ed ancora in funzione che è il simbolo della città diventa attore lui stesso all’interno del racconto e troveremo i responsabili dell’impiantistica locale raccontarci le strutture proprio all’interno delle scene».
«Realizzare un documentario sulla mia città è sempre stato il mio sogno, che oggi ha preso forma. Genova è un luogo pieno di scorci scenografici, tesori nascosti e tanta storia da raccontare, una città straordinariamente ricca di potenziale ma condizionata dalla sua morfologia, protesa verso il mare e costretta a monte. Osservare l’orizzonte sviluppa la capacità di guardare oltre, cercare soluzioni, ampliare il modo di pensare – prosegue la produttrice Manuela Bianchi –. Questa è una città che ha avuto le intuizioni, ma che non sempre è riuscita ad emergere anche a causa della sua logistica. Raccontarla per me è un onore e una grande sfida che mi appassiona e mi stimola. L’obiettivo è raccontare la bellezza: quella della città, quella del sapere, quella dei ragazzi di una nuova generazione che va capita ed ascoltata. Per farlo bisogna elevarsi, ampliare la propria visione, aprire le porte della diffidenza e della autodifesa che Genova e i genovesi hanno sviluppato nei secoli come facciata per scoprirne il grande cuore e i grandi valori che li contraddistinguono».
Il docufilm racconta così non solo Genova, con le sue strutture che si elevano verso l’alto, ma anche la sfida contemporanea, suggerendo che per crescere e comprendere il mondo bisogna elevare lo sguardo, salire e vivere pienamente con passione, con una svolta finale inattesa, un colpo di scena che aggiungerà al racconto un tocco di magia.
Di Valerio Minazzi