Julia Varley
Da mercoledì 15 ottobre a venerdì 12 dicembre, a Genova è in programma il Festival dell’Eccellenza al Femminile, una rassegna che si sviluppa in ben 35 rappresentazioni: 27 titoli in collaborazione con il Teatro Nazionale di Genova, 3 spettacoli nei centri antiviolenza, 1 spettacolo al Palazzo Ducale per il progetto teatrale un altro lunedì di Laura Curino, 1 spettacolo nelle Piscine di Albaro che unisci attrici e atlete, 3 spettacoli della Maratona per la Pace, più una Masterclass gratuita con Eugenio Barba e Julia Varley.
«Un Festival per tornare alle origini e restare umani, che vuole guardare indietro e realizzare un viaggio senza confini nella memoria e nei tabu della nostra vita su questa Terra, declinando la nascita, il tempo, il corpo, il desiderio, l’amore, la morte, il sogno attraverso il Teatro», così la direttrice Consuelo Barilari presenta il XXI Festival dell’Eccellenza al Femminile, che avrà come madrina d’eccezione Licia Colò, al centro della nuova produzione “Il gioco dell’universo” su Fosco Maraini.
«Restiamo umani! Guarda le stelle Ipazia per capire l’essere umano, diceva a Ipazia Teone il filosofo suo padre. Come ci insegna Ipazia dall’antichità, restare umani è l’unica riflessione, l’unico appello possibile, per poter immaginare un futuro. La presa di coscienza dell’unica certezza che abbiamo al di là di tutte le differenze e di tutte le contrapposizioni è essere umani, esserlo veramente. Ed ecco che allora diventa importante guardare indietro per capire chi siamo, da dove veniamo e tornare alle origini per rivedere dove abbiamo sbagliato. Perché siamo di nuovo allo stesso punto in un eterno ripetersi di errori che non hanno mai fine. Se ritornassimo alle origini in un viaggio dentro la nostra memoria collettiva di esseri umani? Nella nostra ricerca potremmo seguire qualcosa di semplice come gli elementi primordiali della natura, la Terra, l’Acqua, l’Aria. E forse in questi elementi che hanno un’influenza su di noi e che fin dall’antichità ci attraggono e guidano alla ricerca dell’ancestrale, e dell’’energia della vita, possiamo ritrovare il principio e la forza per restare umani. Come Ipazia simbolo eccellente di quell’eterno femminino, represso, bistrattato, denigrato, sminuito, questo Festival con l’aiuto dell’Arte, della Cultura del Teatro, potrebbe oggi intraprendere un viaggio dentro l’elemento Terra per costruire una visione al femminile del futuro, con un unico chiaro principio da seguire per non perdersi: restare esseri umani. E allora tornano a risuonare nel loro pieno significato le parole di quel maestro che ha dedicato la vita per trovare il principio di umanità che c’è nell’uomo proprio attraverso il Teatro. il Teatro è un granello di sabbia nel vortice della storia che non cambia il mondo, ma cambia noi. Eugenio Barba.
Come nell’Antica Grecia nell’era di chat GPT il Teatro è l’esercizio per eccellenza per restare umani e ci viene in soccorso permettendoci sulla scena di creare tutte le connessioni possibili.” Consuelo Barilari.
Il FEF è sin dall’inizio della sua storia un progetto dedicato alle voci e ai contenuti femminili. Nel triennio 2025-2026- 2027 il tema compone una Trilogia delle origini ed è declinato negli elementi Terra, Acqua, Aria. «La poetica degli elementi – spiega Consuelo Barilari – ci permette nel teatro di creare connessioni fra mito, scrittura giovane, tradizione e contemporaneità, discipline diverse in cui la donna occupi un ruolo determinante, in uno scenario che sia già futuro. Attraversiamo i temi della vita sulla terra: la nascita, il corpo, il tempo, il desiderio, l’amore, la morte, il sogno».
Ecco i sette debutti nazionali del XXI Festival dell’Eccellenza al Femminile: Processo alla democrazia (29 ottobre Teatro E. Duse) di Pietra Selva Nicolicchia con il procuratore Gian Carlo Caselli, il giornalista Marco Travaglio, attori e personaggi della società civile che sul palco si calano nel rito civile del confronto sulla sovranità popolare. Bisogna lavorare l’argilla (21 ottobre Teatro Modena Sala Mercato) di Massimo Luconi, omaggio alla cantautrice, poetessa e pittrice cilena Violeta Parra della cantante Flo, nome d’arte di Floriana Cangiani. Il gioco dell’universo (4 dicembre) da Dacia Maraini, uno spettacolo sul padre Fosco con la drammaturgia di Maria Dolores Pesce, che vede in scena Manuela Kustermann e Maximilian Nisi con la regia di Consuelo Barilari; con la partecipazione straordinaria di Licia Coloi. Le immagini di Fosco Maraini sono gentilmente concesse da Fondazione Alinari e Gabinetto Viesseux Firenze. Armande sono io! (5/6 dicembre Teatro Modena Sala Mercato) di e con Fiorenza Menni, dedicato alla figura e agli scritti di Carla Lonzi, saggista e filosofa degli anni Settanta famosa a livello internazionale per il saggio Sputiamo su Hegel figura tutt’oggi centrale nel dibattito femminista. Rispost@ua (7 dicembre) dell’ucraina Neda Nezhdana con Anna Bodnarchuk, giovane attrice ucraina che dà voce alla rabbia e al dolore della guerra. Controtempo (11 dicembre) di e con Anna Dego e Anna Stante, storia universale di amicizia e sentimenti contrastanti, al confine tra danza e teatro. Vanno tutti in scena al Teatro Nazionale di Genova, eccetto Eumenidi in piscina (6 dicembre, ore 18) che debutta allo Stadio del Nuoto di Albaro: il testo è tratto Eschilo dalla regista ed ex nuotatrice statunitense Yassi Jahnmir; i protagonisti in piscina sono giovani attori e atlete della squadra ufficiale di nuoto artistico che militano nella Rari Nantes Savona. Inserito nel programma di Liguria Regione Europea dello Sport 2025.
l festival lancia Age Pride, una riflessione sul tempo e i pregiudizi sull’età, la mancanza di diritti, tutele e attenzione sociale nella città più Age d’Europa. Si compone di quattro spettacoli e una tavola rotonda con Lidia Ravera. Gli spettacoli sono Age Pride (15 ottobre), Io il cous cous e Albert Camus (26 ottobre), A Love Supreme (11 novembre) e Il grande vuoto (28 novembre).
Lo spettacolo Age Pride (15 ottobre) tratto da Lidia Ravera, con Alessandra Faiella, un monologo provocatorio che ribalta gli stereotipi sull’età con un’accusa ribelle e ironica all’ageismo, apre una rassegna di cinque spettacoli comici. Gli altri quattro sono: La moglie perfetta (16 ottobre) di e con Claudia Trippetta, un decalogo delle buone maniere di ieri e forse anche di oggi, tragicomico e pungente. Esagerate (17 ottobre) di e con Cinzia Spanò sulla disparità di genere; Ma che razza di Otello (18 ottobre) di Lia Celi con Marina Massironi, riscrittura della tragedia shakesperiana vista da lei, con musica dal vivo e ampi riferimenti al presente. Lei non sa cosa vuole (19 ottobre) di Luisa Merloni, anche interprete insieme a Daniele Natali, con Sigmund Freud in cortocircuito nel confronto con le donne della sua vita.
Di grande rilievo la presenza di un Maestro del teatro come Eugenio Barba, fondatore dell’Odin Teatret, con Julia Varley che da decenni ne è protagonista. Il 2 novembre portano in scena Compassione di Eugenio Barba con Julia Varley, tre storie dedicate alle palestinesi Khalida Jarrar e Ahed Tamimi che difendono la speranza. Julia Varley dal 1983 lavora al Magdalena Project, una rete di donne protagoniste del teatro contemporaneo. Il 1° novembre Eugenio Barba tiene una masterclass gratuita al Teatro Duse, con prenotazione obbligatoria. Per iscriversi è necessario accreditarsi sul sito del Teatro Nazionale nell’apposita scheda, e inviare un breve CV e le motivazioni via email e ricevere una conferma.
Il 29 ottobre prende il via il progetto di empowerment contro la violenza sulle donne Un altro lunedì di Laura Curino, realizzato in collaborazione con l’UDI – Unione Donne Italiane e i Centri Antiviolenza. L’obiettivo è sviluppare l’empowerment femminile attraverso spettacoli di narrazione (autobiografia generativa) realizzati nella Biblioteca Margherita Ferro del Centro Antiviolenza 29 ottobre, 11 novembre, 19 novembre, spin off dello spettacolo finale (28 novembre, ore 18, Palazzo Ducale) con Chiara Magri e Giulia Manzini e la presentazione di Laura Curino.
Due spettacoli costituiscono una personale in omaggio all’autrice e regista Fabiana Iacozzilli con il suo originale lavoro fra teatro d’attore e teatro di figura: Oltre (18 e 19 novembre), nuovo spettacolo al debutto il 12 novembre al Romaeuropa Festival, in cui si ispira a un fatto di cronaca del 1972, quando un aereo si schiantò sulle Ande e chi restò vivo fu costretto a cibarsi dei corpi dei propri compagni per sopravvivere; Il grande vuoto (28 novembre), scritto con Linda Dalisi e candidato a sette Premi Ubu nel 2024, umanissimo ritratto di famiglia che emerge dal disfacimento della memoria di una madre affetta da Alzheimer.
Tre aspetti dell’identità e della vita femminili scorrono in A love suprême (11 novembre) di Xavier Durringer con Nadia Fabrizio e la regia di Dominique Pitoiset, fra i più rilevanti registi francesi contemporanei: nel camerino di un peep show, una donna che sognava di diventare attrice si guarda allo specchio; Antigone (3 dicembre) di Jean Anouilh con Manuela Kustermann, Roberto Latini, Francesca Mazza e la regia di Roberto Latini, una rilettura della figura ribelle della donna mitica che esplora il conflitto fra legge e coscienza, chiedendo la terra per seppellire suo fratello; R.osa (1 dicembre) di Silvia Gribaudi con Claudia A. Marsicano, spettacolo cult sul corpo, performance poetica, giocosa e dissacrante, tra leggerezza e gravità, citando Jane Fonda e Botero.
Grande spazio viene dato alla drammaturgia contemporanea e giovane con la rassegna Rabdomanti, dedicato ad artiste non convenzionali che intrecciano danza, marionette, pupazzi, cibo alle parole, provenienti dal nord e dal sud del mondo. Un coro di voci femminili che comprende tredici titoli. Il diario di Irene Bernasconi di e con Laura Nardi (26 ottobre), storia vera, sconosciuta e straordinaria, maestra montessoriana nata a Chiasso in una famiglia agiata e attiva fra i bambini vestiti di stracci dell’Agro Romano all’inizio del Novecento. Teatro naturale? Io, il couscous e Albert Camus del Teatro delle Ariette (26 ottobre), con Paola Berselli e Stefano Pasquini, che uniscono parole e cibo cucinando in scena il couscous da dividere con gli spettatori. Fear no more di Francesca Sangalli (5 dicembre) con Leda Kreider e la regia di Simona Gonella, dedicato a Virginia Woolf e ad alcune delle protagoniste dei suoi romanzi. L’estasi della lotta (6 dicembre) di Angela Dematté con Carlotta Viscovo, sulla vita, la personalità e la straordinaria opera dell’artista francese Camille Claudel, musa e amante di Rodin, morta dopo trent’anni di ospedale psichiatrico.
Il 7 dicembre Rabdomanti propone al Teatro Modena una Maratona per la pace in tre spettacoli: La guerra svelata di Cassandra (7 dicembre ore 16 ) di Salvatore Ventura con Gaia Aprea e la regia di Alessio Pizzech, sugli orrori e le ingiustizie della guerra visti attraverso gli occhi della profetessa troiana. Rispost@ua, (7 dicembre ore 18) già citata nel paragrafo dedicato ai debutti. Peitho/Persuasione (7 dicembre ore 20) ideato dalla giovane drammaturga in ascesa Irene Patra Zani e Federica Fracassi, con Federica Fracassi e Dimitrios Papavasiliu, un concerto di voci e suoni sulla storia umana e intellettuale del filosofo Carlo Michaelstaedter, suicida nel 1910 a 23 anni, che ci lascia uno straordinario messaggio di pace.
La rassegna Rabdomanti prosegue con Love Love Love (10 dicembre) di Virginia Cimmino e Matteo Dagnino con Giorgia Fasce, un’indagine semiseria sull’attualità dell’amore romantico. Mamme a metà (10 dicembre) di Silvia Nanni, con Elena Miranda e Lisa Santanelli, sulla parabola di una gravidanza che non si compie. C’era una volta (12 dicembre) di Noemi Francesca con Michelangelo Dalisi e Noemi Francesca, la soggettiva di un uomo colto nell’attimo del suo fine vita. Maledetto nei secoli l’amore (12 dicembre) dal racconto di Carlo D’Amicis con Valentina Sperlì, che interpreta una donna al capezzale di un uomo di cui sa ben poco, anche se l’ha molto amata, un monologo sull’ineluttabilità e il sentimento. Di Rabdomanti fanno parte anche Armande sono io e Controtempo, anch’essi già presenti nel paragrafo dedicato ai debutti nazionali.
Il progetto Ancestrali a cura di Alessandra Vannucci comprende laboratori e performance che si propongono di riscattare nel corpo le vicissitudini di altri corpi di ascendenza matrilineare, risalendo a epoche anteriori e territori di ogni continente, attraverso esercizi di memoria emotiva e coreografie basate su gesti tipicamente femminili. Il laboratorio prevede sei incontri di tre ore dal 4 al 25 novembre. Informazioni e iscrizioni a segreteria@eccellenzafemminile.it