©Federico Pitto
Uno dei capolavori assoluti della drammaturgia del Novecento, scritto da Eugene O'Neill nel 1931, è un affascinante e inquietante viaggio tra mito archetipico e moderna psicoanalisi, tra dramma borghese e tragedia classica. Il lutto si addice ad Elettra va in scena al Teatro Ivo Chiesa con replice dall'11 al 26 ottobre 2025.
Affidato alla regia potente e immaginifica di Davide Livermore e a un cast di grande affiatamento - dove spiccano i nomi di Paolo Pierobon, come Ezra Mannon; Elisabetta Pozzi, nel ruolo di Christine Mannon; di Linda Gennari in quello di Lavinia; di Marco Foschi, nel ruolo di Orin Mannon, e di Aldo Ottobrino come Adam Brant - l'opera torna in scena al Teatro di Genova, a distanza di quasi trenta anni dal celebre allestimento di Luca Ronconi del 1997, in una rinnovata lettura, ancora più legata alle tensioni e alle contraddizioni individuali e collettive del nostro tempo. Nello spazio scenico decisamente suggestivo e avvolgente, pensato da Livermore con i costumi di Gianluca Falaschi e le luci di Aldo Mantovani, lo spettacolo è un feroce viaggio nelle tensioni e nelle contraddizioni di personaggi-mito, incarnazioni tragiche che riverberano inquietudini eterne.
La nuova traduzione e l’adattamento si devono alla studiosa Margherita Rubino che presentando il lavoro scrive: «Con questo testo, O’Neill fissa la nascita ufficiale del Teatro americano. E volle ancorarsi all’atto fondativo dello spettacolo occidentale, l’Orestea di Eschilo, e stabilire una nuova civiltà teatrale. Tre parti e tredici atti, scritti nel linguaggio più lineare e diretto della letteratura angloamericana, incatenano lo spettatore grazie a un plot serrato, a una continuità di tensione incredibile e a una profondità del sentire e dell’agire dei personaggi da tragedia greca. Modernissimi sono però l’andamento e il dialogo, del tutto contemporanea la psiche contorta dei protagonisti, calamitante come un noir che non dà respiro».