Genova, 09/07/2025.
Genova ha molti simboli, tra cui il centro storico con i suoi caruggi, il Palazzo Ducale, piazza De Ferrari, l'area del Porto Antico, ma è indubbio che la Lanterna sia un faro che brilla nel cuore di tutti noi. La parola faro non è casuale, perché la Lanterna è proprio questo: 77 metri di altezza, secondo alcune fonti storiche si trova sulla collina di San Benigno dal 1128, illuminando il mare e facendo da guida alle imbarcazioni da quasi novecento anni.
Dal 2001 è percorribile una passeggiata che dalla zona di Dinegro, a pochi passi dal Terminal Traghetti, attraversa in posizione sopraelevata una zona del Porto di Genova e arriva fino al Complesso Monumentale della Lanterna, che comprende un museo open air, una parte interna dedicata alla storia del faro e la possibilità di salire fino alla terrazza panoramica, salendo 172 scalini. La notte, poi, la Lanterna per anni è stata illuminata da luci colorate, ognuna con un significato particolare.

Ma perché siamo passati a parlare al passato? Oggi la Lanterna sembra attraversare un momento di stand by. Visitando il complesso in questi roventi giorni di luglio ci siamo resi conto che, rispetto alla dinamicità dell'anno scorso, la situazione sembra essere più stazionaria.
Non appena si inizia a percorrere la passeggiata di legno verso l'antico faro della città appare subito chiara una situazione di degrado, non certo per colpa del Mu.Ma, l'istituzione che, insieme al Galata Museo del Mare, al Mei e al Museo Navale di Pegli, assorbe anche il Complesso Museale della Lanterna, ma a causa dell'incivilità di alcuni, che preferiscono lasciare la proprio spazzatura post bagordi a base di lattine di birra ormai vuote nelle piazzole di sosta attorno alle panchine, piuttosto che negli appositi cassonetti. Ciò non toglie che, però, non sia una buona introduzione a ciò che seguirà nella passeggiata, sia per i cittadini e le cittadine di Genova, sia per i turisti che sicuramente non mancano.
Entrati nel complesso museale, le aree verdi che circondano la Lanterna oggi appaiono piuttosto spoglie: si nota la mancanza di manutenzione e, dove il prato non è bruciato dal sole, le piante e i fiori sono lasciati crescere piuttosto selvaggiamente.
Da qualche tempo, inoltre, le luci notturne che illuminavano la Lanterna si sono spente, ovviamente non parliamo del faro principale che rimane saldamente in attività, sia come punto di riferimento per le navi, sia per segnalare l'avvicinamento alla pista di atterraggio dell'aeroporto Cristoforo Colombo, in quanto aero faro. Parliamo delle illuminazioni celebrative, legate a iniziative come la Giornata Internazionale di contrasto alla violenza sulle donne oppure alla Giornata Mondiale dell'Autismo. Una funzione puramente decorativa, certo, ma che donava allo skyline di Genova un tocco in più. Il museo interno e la sala dei fari rimangono pressoché invariati, così come la salita verso la prima terrazza.

Facciamo però ora un doveroso passo indietro. La Lanterna di Genova è stata nominata faro dell'anno nell'estate del 2024, con tanto di cerimonia a Palazzo San Giorgio, in presenza delle autorità cittadine. A proposito di presenze, hanno assistito all'evento anche i rappresentati dalla start up Pharos Light for Heritage, realtà nata come estensione della Fondazione di architettura Mario e Giorgio Labò, che ha gestito il complesso monumentale della Lanterna in questi ultimi dieci anni. Ora la situazione è diversa perché la Lanterna di Genova si appoggia alla Cooperativa Cns, che ne cura solo ed esclusivamente l'apertura e la chiusura, mentre la gestione, valorizzazione e promozione sono appunto affidate al Mu.Ma- Istituzione Musei del Mare e delle Migrazioni.
Tornando alla visita alla Lanterna, da cui sono scaturite le nostre osservazioni, è evidente che il faro della nostra città sia in questo momento in una posizione sfortunata. Non si tratta di una metafora, perché i lavori per la costruzione del tunnel subportuale, distanti solo pochi metri, rendono l'ambiente circostante piuttosto caotico e polveroso. Per tornare ad una situazione di pace, addirittura con un parco urbano che farà da cornice al faro di Genova, dovremo aspettare fino al 2029 (salvo imprevisti), ma per capire quali sono i prossimi step che coinvolgeranno la vita della Lanterna (e non solo) possiamo agire subito.
Per questo abbiamo raggiunto al telefono Pierangelo Campodonico, direttore e curatore scientifico del Museo Galata, Giacomo Montanari, assessore alla Cultura del Comune di Genova, nonché esperto d'arte, e Paolo Masini, presidente della Fondazione Museo Nazionale dell'Emigrazione Italiana, anch'esso parte del circuito Mu.Ma come la Lanterna.
«L'attuale situazione di Lanterna è principalmente legata a questioni finanziare, che hanno portato all'impossibilità di prorogare l'attività di gestione della start up Pharos. In questo momento stiamo attuando un regime di geometria variabile», dichiara il direttore Campdonico. «A seconda delle risorse che abbiamo a disposizione, fino al 30 giugno, estenderemo a due oppure a tre i giorni di apertura. In cuor nostro speravamo di arrivare almeno a sei giorni di apertura, ma la coperta è corta, per usare una metafora. Le risorse sono poche e ora la priorità è quella dell'apertura, per fare in modo di proseguire la fruizione da parte di local e turisti del complesso museale. Se avessimo più risorse ovviamente anche le aree verdi sarebbero più curate, come un tempo; però le spese per la manutenzione andavano oltre la sostenibilità. Per questo confidiamo che l’amministrazione possa destinare più risorse a questo monumento, amato da tutti.
Soprattutto dai turisti, perché la locuzione nemo propheta in patria, sembra calzare a pennello per il nostro faro, che forse i genovesi e le genovesi sono troppo abituati e vedere come un elemento di sfondo nelle frenetiche attività quotidiane, piuttosto che considerarlo come un tassello importante del nostro tessuto storico. «Alla Lanterna non possiamo affibbiare un mero significato iconografico», prosegue Campodonico. «Ha un storia lunghissima che non è stata ancora raccontata e che attraversa quasi nove secoli, quindi in futuro vorremmo ampliare il suo assetto museale, in termini di mostre, iniziative ed eventi. Inoltre, vista l'impossibilità architettonica di poter costruire un nuovo ascensore che porta alla terrazza panoramica, pensiamo a nuovi sistemi di visione digitale con joystick o realtà virtuale per permettere a tutti, anche a chi è impossibilitato fisicamente a percorrere i quasi duecento scalini che portano a godere del panorama dall'alto, di poter arrivare lassù, seppur solo con lo sguardo».

«La Lanterna continua ad avere un suo parterre di visitatori. Mi hanno comunicato che la situazione non è tragica, ma per il futuro è necessario fare una riflessione nell'ottica di costituire un polo più forte, investendo in pubblicità e in visibilità. Inoltre è necessario costruire delle relazioni più solide non solo con gli istituti scolastici e il territorio, ma anche con tutta una serie di realtà che possano concorrere a creare concretamente un vero e proprio circuito che leghi i vari musei», dichiara Giacomo Montanari.
«Prendiamo ad esempio il Mei, Museo dell'Emigrazione Italiana», continua l'assessore alla cultura, «un museo che ultimante risente di una carenza di visitatori. Si tratta di un museo nazionale, le cui spese però ricadono tutte sul Comune. Una situazione che ha dell'assurdo, perché dovrebbe essere il Ministero ad occuparsene, così come succede per Palazzo Reale. Di fatto è una struttura che ha bisogno di essere ricollegata al territorio, perché lo spazio che la circonda è già di per sé straordinario. A pochi passi ci sono la chiesa di San Giovanni di Pré, che è necessario valorizzare artisticamente, poi la Biblioteca Universitaria di Genova e di fronte il Museo del Mare. Tuttavia esiste un problema legato proprio alla zona che ha bisogno di azioni volte a bonificare l'area circostante, preda di situazioni non sempre facilissime per il visitatore».
E a proposito del Mei, Museo dell'Emigrazione Italiana: «La nostra popolarità ha un respiro internazionale», ci racconta Paolo Masini, presidente della Fondazione Museo Nazionale dell'Emigrazione Italiana. «Credo che si tratti di un vero e proprio scrigno che attrira un'attenzione mondiale importante, come nel caso di Diaspora, una tre giorni di dibattiti sul tema dell’emigrazione italiana che si è tenuto lo scorso dicembre, con 120 direttori esperti di immigrazione. Siamo riconosciuti come hub dell'immigrazione, ma è chiaro che dobbiamo fare uno sforzo, per un aumentare le visite».
Visite che sembrano finora essere appannaggio delle generazioni più giovani, più abituati ad un approccio meno statico con le realtà museali. Il Mei non è il classico museo in cui ammirare delle opere, ma un'esperienza immersiva, con supporti digitali, che raccontano la storia dell'emigrazione italiana dalla fine dell'Ottocento. «Inoltre le nuove generazioni», continua Masini, «hanno una visione più tangibile dell'emigrazione, perché molti giovani sono i nuovi italiani, con storie di spostamenti familiari molto simili a quelle dei nostri zii d'America. Il pensiero a lungo termine è quello, quindi, di aumentare la popolarità del Mei tra gli abitanti della nostra città, dal punto di vista dell'attualità credo che sia fisiologico, con i passaggi di amministrazione, un momento di stand by. Abbiamo sempre ricevuto grande supporto sia dal Comune, sia dalla Regione, ma dal punto di vista pratico e immediato è necessario reperire i fondi, per mantenere l'apertura. Ci sono già eventi in programma fino a dicembre, quindi questa è la priorità. Tornando ai cosidetti pensieri a lungo termine, credo che studiare una comunicazione congiunta, oltre che dei progetti congiunti, che conivolgano Mei, Lanterna e Galata sia fondamentale».
Creare network, quindi, per fare in modo che le realtà rimangano attive e che attraggano sempre più visitatori, sia genovesi, sia internazionali.

Mei, Museo Nazionale dell'Emigrazione Italiana/facebook/museoMEIConclude l'assessore Montanari: «Per quanto riguarda la Lanterna, attualmente siamo in un momento interlocutorio, per cui dobbiamo arrivare a fine anno garantendo almeno le aperture. La situazione del faro della nostra città, da parte mia, è stata già attenzionata agli uffici del MuMa, soprattutto al direttore Campodonico e a tutto lo staff, però chiaramente non sono situazioni che possono essere messe in atto da un giorno all'altro».
I rapporti tra le autorità sembrano saldi e sulla stessa linea di pensiero, certo la situazione finanziaria del Comune di Genova, affetto da buchi di bilancio consistenti, non è tra le più rosee e quindi il mare diventa agitato. È necessario, in ogni caso, dare a queste realtà museali il giusto supporto, anche dando vita ad azioni culturali che facciano capire al talvolta ritroso pubblico genovese l'importanza di luoghi che non sono solo simboli, ma veri e proprio spunti di ricchezza culturale.
Di Paola Popa