Genova, 22/10/2024.
Avete mai visitato il cimitero monumentale di Staglieno a Genova? Si tratta di un vero e proprio museo a cielo aperto, in cui poter fare un viaggio nel tempo, tra storie di una vita che fu, monumenti e meraviglie architettoniche. Un unicum, non solo in Italia, ma in tutta Europa, caratterizzato dalla convivenza di due anime, quella neo classica, rappresentrata dalla tipica pianta mediterranea e rettangolare, con i porticati che corrono tutti attorno alla struttura e quella paesaggistica, dall'architettura Romantica, simile a quella dei cimiteri del Nord del Vecchio Continente, immersi nella Natura.
Al cimitero monumentale di Staglieno si trovano tombe di personaggi illustri, da Fabrizio De Andrè a Constance Lloyd, da Gilberto Govi fino a Giuseppe Mazzini, a cui è dedicato un mausoleo, ma ci sono anche innumerevoli luoghi di eterno riposo di persone del popolo, che raccontano storie comuni e che meritano una visita.
La Signora delle Noccioline
Una delle storie (e delle statue) più interessanti che si trovano in questo immenso cimitero, aperto nel 1851, è quella di Caterina Campodonico, conosciuta da tutti come la Signora delle Noccioline. Come molte donne dell'Ottocento si sposò giovanissima, ma il marito si rivelò presto un nullafacente, violento e dedito all'alcool. Caterina decise così di dare una svolta alla propria vita e fece qualcosa che può risultare comune ai giorni nostri ma che, in realtà, a quell'epoca fu una specie di scandalo: lasciò il marito e si emancipò, diventando una commerciante ambulante di noccioline, che si muoveva in autunomia per vendere la sua merce, dal quartiere centrale di Portoria, fino alle zone dell'Acquasanta, san Cipriano e del Garbo, in Valpolcevera. La statua che la ritrae è ricca di particolari, dall'intracato scialle appoggiato sulle spalle, all'acconciatura, alla collana di noccioline e ciambelle che porta con sé, fino alle mani, usurate dall'età e dal duro lavoro. Si dice che fosse molto avara, in realtà era una donna benestante, la classica zia ricca, che però venne abbandonata da tutti i famigliari, a causa del sua attitudine indipendente giudicata poco consona agli standard di comportamento dell'epoca. In tarda età si ammalò e gli eredi tornarono al suo capezzale, sperando di ereditare, ma lei si riprese, si rimise in piedi e si rivolse a Lorenzo Orengo, artista in voga all'epoca, e spese tutti i suoi soldi per farsi costruire la statua visibile oggi, lasciando a bocca asciutta gli avidi eredi.
Lo scultore della Signora delle Noccioline era l' artista più quotato tra gli appartenenti della nascente borghesia genovese dell’Ottocento, che stavano acquisendo sempre più prestigio e che volevano riposare qui. Vicino alla Signora delle Noccioline è possibile ammirare numerosi gruppi scultorei, che ritraggono scene di famiglia di facoltosi commercianti, ritratti con gli abiti dell'epoca. L'abilità di Orengo nel ritrarre i tessuti dei lussuosi abiti di metà Ottocento, lascia senza fiato, lavorando il marmo in maniera tale da farlo sembrare pizzo o taffetà.
A Staglieno, tra le varie statue, quelle che ritraggono gli angeli sono veramente numerose. Ce ne sono di tutte le fogge: piccole, enormi, dal volto sofferente, alcune dalle espressioni innocenti e malinconiche, ma due in particolare attraggono l'attenzione dei visitatori. Il primo è il meraviglioso Angelo di Monteverde, realizzato dallo scultore omonimo per la tomba di Francesco Oneto, ricco commerciante, anche lui parte della nascente borghesia genovese di fino Ottocento. Si tratta di una creatura divina e sensuale allo stesso tempo. Un viso da fanciullo su un corpo femminile che lascia senza parole, quasi turbati dall'abilità di questo scultore nel trasformare il marmo in morbide forme. La scultura risale al 1882 e incarna in pieno i dettami dello stile Liberty, che faceva della sinuosità, sia nelle forme umane, sia in quelle floreali e animali, la sua caratteristica principale. L'Angelo di Monteverde vanta, se così si può dire, innumerevoli tentativi di imitazione in tutto il mondo, ma l'originale di Staglieno è insuperabile per bellezza e fascino.
Il secondo angelo che rappresenta uno dei gioielli del Cimitero Monumentale di Staglieno è quello della Tomba Ribaudo, dello scultore Onorato Toso. Una figura femminile elegante e sinuosa, ritratta in un momento di profonda disperazione con l'iconica posa della mano sul volto, quasi a nascondere la sua profonda tristezza: quest'opera è riprodotta sulla copertina del celebre singolo dei Joy Division, Love will tear us apart. Meta di pellegrinaggio è uno dei monumenti più iconici di Staglieno. Evidentemente la band britannica si è innamorata di Staglieno e delle sue opere, perchè il gruppo scultoreo ad opera di Demetrio Paernio della tomba della Famiglia Appiani, è invece sulla copertina di Closer, album dei Joy Division, del 1980. Sono rappresentate alcune pie donne in atteggiamento disperato, davanti al corpo di Cristo.
Tante storie, dicevamo, accadute molto tempo fa, ma che sono più attuali che mai, come quella di Elvira Turbiglio, una delle prime vittime riconosciute di stalking, uccisa nel 1891 in via Balbi da un giovane ossessionato da lei, che le sparò alcuni colpi di pistola. La sua tomba non ha grande valore artistico ma, sicuramente, ciò che rappresenta il grave fatto che portò alla morte questa giovane ragazza, non può e non deve passare inosservato, soprattutto ai giorni nostri.
Giorni in cui le notizie relative ai crimini diventano quasi pane quotidiano per gli spettatori della Tv o per gli appassionati di true crime, che ascoltano i podcast per conoscere nei dettagli ciò che è accaduto alla vittime e ai carnefici. Uno dei primi delitti mediatici è sicuramente quello che ha rubato la vita del piccolo Italino Iacomelli, di soli 5 anni, nel 1925. La statua che segnala la sua tomba si trova vicino al mausoleo di Giuseppe Mazzini ed è in bronzo. Rappresenta un bambino che gioca con un cerchio, un tipico giocattolo degli anni Venti, dietro di lui due grosse mani spuntano dal terreno, cercando di ghermirlo. Un folle, infatti, lo scaraventò improvvbisamente dalle mura di salita Carbonara, mentre Italino giocava sereno. Tutta la città rimase sconvolta, il criminale rischiò il linciaggio e i giornali dell’epoca coprirono la notizia con numerosi articoli. Pochi giorni prima del delitto, il criminale si presentò dalle forze dell'ordine, convinto di aver già commesso il fatto, non venne creduto e fu liquidato in fretta. Pochi giorni dopo mise in pratica il suo sogno, o meglio incubo: una trama fin troppo comune, tra le notizie di cronaca nera a cui siamo abituati oggi.
Un'altra statua in bronzo, vicino a quella di Italino, è quella della piccola Entella Contini, la Bambina con il Salvagente, che in un’estate di tanti anni fa, negli anni Venti, venne rapita dal mare. Rimase infatti vittima di un incidente in mare, a Celle Ligure, luogo in cui si trovava con la mamma per trascorrere le vacanze estive. La statua la rappresenta in costume da bagno, mentre si prepara ad entrare in mare con il suo salvagente. L'acconciatura sbarazzina, abbellita da una mollettina per capelli che le ferma il ciuffo, e il sorriso sulle labbra la fanno sembrare una bimba dei giorni nostri. Un segno, questo, di quanto non conti il tempo che passa, perchè le vicende quotidiane sono sempre straordinariamente simili tra loro.
Su entrambe le tombe si trovano numerosi piccoli giocattoli, lasciati dai visitatori che passano a fare un saluto a questi sfortunati bambini, rimasti eternamente piccoli. Passeggiando tra le quiete di questi monumenti si viaggia nel tempo e chissà che la Bellezza, quella con la b maiuscola, non ci aiuti a capire qualcosa di più sulla vita e, perchè no, anche sulla sua fine.