I dolci della Quaresima e del Ramadan: dai Quaresimali alla Chebakia

© Alessandra Nasini

Siete già sazi? Scendiamo invece verso il Panificio Gramsci, sempre affollatissimo, e qui ci attrae una vetrina completamente diversa, dove torreggiano i dolci del Ramadan, il nono mese del calendario lunare islamico, un mese sacro, dedicato alla preghiera e al digiuno dall'alba al tramonto. Nel Ramadan, sono previsti due pasti (suhur e fitùr), ma con precise indicazioni, come ad esempio evitare di abbuffarsi, mangiare con moderazione e consumare alimenti che sostengano durante le ore di digiuno, quali cibi poco salati, molto ricchi di acqua e di zuccheri. I dolci del Ramadan devono dunque portare energia dopo l’impegnativa giornata di digiuno.

Nella foto: i dolci arabi del Panificio Gramsci (di Alessandra Nasini)

Ai più curiosi come me, i panettieri arabi raccontano che la Chebakia è un dolce marocchino del Ramadan con farina, acqua, uovo, semi di sesamo, semi di anice pestati finemente, qualche pistillo di zafferano e olio di semi; questo dolce viene fritto nell’olio e poi immerso nel miele e insaporito con una pioggia di sesamo.

I Qatayef sono invece dei dolci arabi che si mangiano in particolare nei paesi arabi del Medio Oriente quali Egitto, Palestina, Libano e Siria. Si tratta di fagottini che si possono trovare in vari modi: a volte ricordano più i pancakes (con un diametro di circa 5 cm), altre volte le crêpe o dei ravioli dolci. I qatayef hanno un’origine antichissima, tant’è che compaiono già in un libro di cucina araba del X secolo.

I Qatayef e le Chebakia si preparano solo nel periodo del Ramadan, mentre altri dolci sono presenti nelle pasticcerie arabe e nei suk tutto l’anno.

Ma il dolce che probabilmente rappresenta un buon punto di incontro tra Quaresima e Ramadan è il marocchino Briwat, che si prepara con i due ingredienti principali dei nostri quaresimali, ovvero mandorle pelate e zucchero frullati insieme e ammorbiditi dall’acqua di fiori d’arancio, con l’aggiunta però di un uovo e di cannella. L’impasto viene inserito in una sfoglia molto sottile, fritto nell’olio di semi e poi immerso nel miele.

E la dolcezza della penitenza è servita!

Di Alessandra Nasini

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