Genova, 13/02/2019.
La Val d'Aveto con il suo parco è un mix di fauna selvatica e flora, prati verdi e laghi blu, a due passi da Genova. E occorre fare il possibile per salvaguardare questo patrimonio, che vede anche la presenza di una cinquantina di cavalli selvaggi. È pronto a partire, con un finanziamento di 105.500 euro, il piano di monitoraggio sanitario per la tutela dei cavalli selvaggi nel Parco dell'Aveto (in alcune zone, in particolare intorno al Lago di Giacopiane), con l’obiettivo di garantire da un lato il benessere dei branchi e, dall’altro, impedire la diffusione di malattie infettive. Per monitorarli e salvaguarli, saranno usati anche droni e telecamere.
Il piano, predisposto dall’Istituto tra Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta - con la collaborazione dell’Università degli Studi di Genova, della Asl4 e del Parco Regionale Nazionale dell’Aveto - è stato oggetto di una specifica convenzione tra l'Istituto e il ministero della Salute e sarà attuato in via sperimentale per un anno, rinnovabile per un ulteriore anno, in vista dell’adozione di un piano permanente per la gestione naturalistica degli habitat tutelati tramite il pascolo dicavalliselvatici.
Nell’ambito dell’attività sanitaria, sarà verificato il benessere dei cavalli e verrà effettuato un monitoraggio anche attraverso l’uso di droni con il posizionamento di telecamere per verificare gli spostamenti del branco. «Questo progetto - afferma Angelo Ferrari, direttore generale dell’Istituto Zooprofilattico di Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta - fornirà dati ed esperienza necessari ad instaurare un piano permanente di gestione dei branchi. Il monitoraggio sanitario prevede la ricerca dell’incidenza di determinate malattie che colpiscono i cavalli, quali l’anemia infettiva equina, l’arterite virale equina e la West Nile disease. Il piano prevedeanchela valutazione dello stato di benessere deicavallitramite la ricerca di indicatori biochimici e analisi parassitologiche.»
Verrà parallelamente realizzata una mappatura dei terreni adibiti a pascolo, con l’individuazione di particolari tipologie di flora o fauna, di cui il progetto dovrà garantire il mantenimento attraverso la gestione dei branchi dicavallie forme di difesa attiva (ad esempio piccole recinzioni) delle aree di maggior pregio, se a rischio. Nell’ambito dello studio verranno monitorati anche altri piccoli gruppi di animali, indicatori ambientali del buono stato di salute degli habitat.
Se il Parco dell’Aveto ha ancora i suoi cavalli si deve al progetto I cavalli selvaggi dell’Aveto - Wildhorsewatching di Evelina Isola e Paola Marinari che ha fatto di questi animali una risorsa ambientale e turistica. Wildhorsewatching, infatti, ha organizzato (e continua a farlo) diverse escursioni durante le quali si sono potuti ammirare gli splendidi cavalli neri o bai, dal mantello marrone-rossiccio con criniera e coda neri, in quello che è diventato il loro habitat.
Lasciati allo stato selvatico, questi cavalli selvaggi dell'Aveto si sono riprodotti liberamente, e il loro numero è passato da una decina di capi a una cinquantina. Nell'Aveto hanno trovato cibo e, soprattutto, molta acqua. Le nuove generazioni non hanno mai avuto rapporti con l’uomo. Secondo gli etologi, sono simili a quelli dei cavalli selvaggi d’America e della Mongolia per vita e comportamento.
«Si tratta di un percorso condiviso di monitoraggio sanitario e di governance locale del fenomeno - sottolinea la vicepresidente e assessore alla Sanità di Regione Liguria Sonia Viale - che costituirà una best practice a livello nazionale, considerato che la presenza di cavalli selvaggi inizia ad essere diffusa anche in altre aree montane, anche appenniniche, a seguito dell’abbandono dell’allevamento. Questo piano vuole anche essere una risposta agli amministratori locali per trovare un equilibrio tra due esigenze contrapposte: salvaguardare icavalli, per mantenere i benefici turistici e ambientali legati alla loro presenza, oppure contenerli, per tutelare la sicurezza e le proprietà dei cittadini e la salvaguardia della salute degli altricavallipresenti negli allevamenti locali».
Di A.S.