Matteo Prefumo: da Genova agli Usa, sulle corde di una chitarra jazz

Fabio Mantegna Fabio Mantegna

Genova, 18/04/2023.

Matteo Prefumo, genovese, classe 1991, è un chitarrista jazz in ascesa, vero e proprio orgoglio di una città come la nostra, che dal punto di vista musicale non smette mai di sorprendere.

Matteo ha iniziato a suonare come autodidatta, l'amore per la musica corre in famiglia, visto che anche suo padre era un musicista, seppur non di professione, caratteristica che non gli ha impedito di comporre per Bruno Lauzi: «Il perché e il come sono diventato musicista forse non li so neppure adesso, ma ricordo chiaramente che mentre gli altri giocavano alle macchinine, io guardavo le VHS di papà dei concerti e delle esibizioni di Pat Metheny, Michael Brecker e Jimi Hendrix».

A quell'età non essere parte di un gruppo può rappresentare un problema, ma non per Matteo: «In realtà mi faceva quasi piacere essere al di fuori, ho sempre cercato di fare qualcosa che non facessero anche gli altri, anzi quasi esultavo se mi trovavo in una situazione non di massa. Non è una questione di tirarsela, mi piaceva e basta».

Fino ai 12 anni gli assoli di Pat Metheny e George Benson erano suonati a orecchio, poi arrivano le lezioni con dei veri mostri sacri della chitarra come Alessio MenconiKurt Rosenwinkel, Peter Burstein e di altri strumenti, come Antonio Sanchèz, che di Metheny è il batterista e Gil Goldstein, pianista e fisarmonicista.

Dopo aver consumato i nastri delle videocassette, Matteo Prefumo incontra finalmente uno dei suoi idoli, Pat Metheny, appunto: «L'ho incontrato per la prima volta nel 2017 al Beacon Theatre di New York, poi di nuovo nel 2019 qui a Genova, in occasione del suo concerto al Carlo Felice. Durante le prove siamo stati un'ora intera a discutere di composizione. La posso definire la lezione di musica più bella e importante di tutta la mia vita. Da queste cose ti rendi conto della loro grandezza e del vero perché sono arrivati così in alto».

Già, qual è il loro segreto? Oltre all'indubbio talento c'è anche una spiegazione meno immediata agli occhi del grande pubblico, ossia le loro esigenze: «Non si accontentano, fanno scelte che gli altri non farebbero mai, non accettano ciò che gli altri potrebbero accettare. Fanno esattamente il contrario».

Questo atteggiamento da outsider vincente e positivo Matteo lo ha fatto proprio e ha imparato proprio da Metheny che la quantità, in campo compositivo, non sempre è sinonimo di qualità: «Se un grande musicista ti dice che considera valido un solo pezzo ogni venti che scrive, allora capisci sul serio cosa vuol dire comporre. Questa canzone la vorrai suonare così per il resto della tua vita? Se la risposta è sì, allora sei sulla strada giusta. Il segreto sta nel girarsi indietro e non rifiutare mai qualcosa che abbiamo fatto, musicalmente parlando». 

Quando si pensa alla chitarra si pensa al rock, forse il jazz è meno popolare, ma Matteo Prefumo è uno di quei musicisti che non amano dividere i suoni per generi: «È tutto fluido, se tu ascolti i Weather Report dell'inizio tutti si chiedevano cosa stessero facendo, solo oggi viene definito jazz. Inoltre più sali di livello, più le differenze tra generi, anche nell'esigere un certo tipo di qualità nel lavoro e nelle collaborazioni, si appianano, fino quasi a scomparire». 

Parlando proprio di condivisioni del palcoscenico, quella che più ha folgorato Matteo Prefumo è stata quella con Joe Locke, mago del vibrafono. In realtà è stata una reciproca folgorazione perché: «Joe è rimasto impressionato dal mio metodo di scrivere, oltre che di suonare. Infatti abbiamo composto un brano a due che lui suonerà in America con il suo gruppo».

Rimanendo negli Stati Uniti, Matteo è in finale per il prestigioso concorso International Songwriting Competition, con il brano A new Beginning: «Si tratta di una competizione in cui i brani sono ascoltati da una giuria pazzesca che li valuta. È un concorso diviso in due sezioni, con una classifica decisa dai membri di questa giuria, come Jack Dejohnette, iconico batterista jazz e una decisa con i voti del pubblico».

Tutto è nato per caso: «Non ho mai seguito il mondo dei premi o degli awards, so solo che esistono i Grammy, perché sono gli unici che mi interessano (ride), ma ho mandato il mio brano e mi hanno preso! Non so neppure che premi ci siano, ma sapevo che il mio brano aveva delle potenzialità per inviarlo. Non mi piace fare le cose giusto per farle e soprattutto non mi piace essere il numero 2. Tendenzialmente faccio ogni cosa come se dovesse essere l'ultima della mia vita». 

Questa mentalità non riguarda solo la musica, ma anche altri campi della vita di Matteo Prefumo, che è sempre proiettato al meglio, alla ricerca di un ad maiora che lo accompagna in varie attività, dalla passione per le moto, alla scrittura di libri: «Ovviamente l'errore ci sta, ma non lo considero mai come la fine del mondo. Ho sbagliato, ma ho capito come non fare più quell'errore, quindi tutto sommato ne traggo insegnamento». 

«Sbagliare non vuol dire fallire, come essere contenti e accontentarsi sono due situazioni molto diverse», ci spiega Matteo, «accontentarsi vuol dire non vedere cosa c'è oltre il muro. Questo si applica anche nella composizione. Se io parto dal punto A e devo arrivare al punto B, tra questi due punti avrò infinite strade. Tu devi trovare quella strada unica che quando osserverai in futuro, ti darà la sensazione di aver scelto per il meglio, che avrà quelle caratteristiche di bilanciamento tra l'ovvio e l'inaspettato ti permetterà di dire che ok, non poteva andare diversamente. Questo è quello che succede quando si ascoltano Jimi Hendrix, i Beatles, Herbie Hancock... ciò che hanno scritto, poteva essere fatto solo in quel modo».

Dopo aver viaggiato sulle corde della chitarra da Genova agli Stati Uniti e ritorno concludiamo la nostra chiacchierata con Matteo con una curiosità, che non riguarda la musica ma la cucina: «Ho tante passioni nella vita, come la moto, anche se per evitare traumi alle mani devo andarci piano, il marketing e la cucina. Vuoi vedere il mio Instagram con i miei piatti?»

Possiamo dirvi che dalle foto, si capisce che anche qui c'è una ricerca della qualità, che in un mondo spesso chiassoso e confuso come quello in cui stiamo vivendo, è una caratteristica che colpisce sempre.

Di Paola Popa

Argomenti trattati

Newsletter EventiResta aggiornato su tutti gli eventi a Genova e dintorni, iscriviti gratis alla newsletter