Mamme a metà, lo spettacolo con Elena Miranda

Elena Miranda © teatronazionalegenova.it Elena Miranda © teatronazionalegenova.it
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Mercoledì10Dicembre2025

Mercoledì 10 dicembre, alle ore 21, sul palco della Sala Mercato - Teatro Nazionale Genova (piazza Gustavo Modena 3) arriva Mamme a metà, diretto da Gabriele Giaffreda.

Laura, protagonista del monologo, è una giovane donna. La troviamo seduta in un luogo non ben precisato, parlando a qualcuno che non vediamo né sentiamo. Il suo è inizialmente un fiume in piena di parole che sembra non portare a niente, fino a quando non trova il coraggio di confessare: ha appena avuto un aborto spontaneo. Ma questo nodo irrisolto fa sì che il racconto si allarghi anche ad altre questioni correlate e per lo più taciute, come la difficoltà delle donne oltre i trentacinque anni di riuscire a rimanere incinte; oppure la scarsa informazione riguardo l’importante percentuale di rischio di aborto spontaneo e la mancanza di sostegno psicologico a coloro che lo subiscono, ritrovandosi proprio nello stesso reparto delle partorienti. Con delicatezza, rabbia, ma anche leggerezza, Laura ci parla di sé e della sua esperienza.

Interpretato da Elena Miranda (con le musiche di Lisa Santinelli), il testo di Silvia Nanni si ambienta, nella regia di Gabriele Giaffreda, in uno spazio neutro, forse uno spazio tutto mentale. C’è una sedia, che potrebbe essere d’ospedale o della cattedra di un’aula, perché Laura sarebbe un'insegnante. Lo sarebbe, ma non adesso, perché quello con cui fa i conti non si può insegnare, non c'è neppure una parola italiana che la definisca: Laura è semplicemente una donna che ha perso qualcosa, o meglio qualcuno. Su quella sedia Laura si accomoda e si scomoda, si apre, come spesso accade nella vita, con qualcuno che non conosce, o almeno non così bene. 

Tra ricordi, suoni, voci che rimbombano distorte nella sua testa, dà sfogo a ciò che ha vissuto, al suo piccolo grande calvario. L'elaborazione di un lutto di cui poco si parla, sottile, impalpabile ai più che osservano dall'esterno, eppure così presente, per sempre, perché quel "qualcuno" era letteralmente, fisicamente parte di lei. 

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