I Sommersi e i Salvati, musica per non dimenticare con l'Mdi Ensemble

Mdi Ensemble © Davide Santi
Memoriale Della Shoah - Binario 21 Cerca sulla mappa
DA Mercoledì03Aprile2024
A Mercoledì22Maggio2024

Dopo l’anteprima realizzata nel 2023 la Società del Quartetto di Milano presenta la prima edizione della rassegna musicale I Sommersi e i Salvati, realizzata in collaborazione con il Memoriale della Shoah di Milano.

Protagonista dei concerti in programma alle 17.30 e alle 19.15 dei mercoledì 3 e 17 aprile 2024 e dei mercoledì 8 e 22 maggio 2024 è l’Mdi Ensemble, insignito del èremio Una vita nella musica dal Teatro alla Fenice di Venezia e del Premio Abbiati per la sua dedizione al repertorio contemporaneo, e formato da Sonia Formenti al flauto, Paolo Casiraghi al clarinetto, Corinna Canzia ed Elia Leon Mariani ai violini, Paolo Fumagalli alla viola, Giorgio Casati al violoncello e Luca Ieracitano al pianoforte.

I programmi delle serate spaziano tra le opere di compositori ebrei del Novecento vittime di persecuzioni antisemite, i cui destini furono segnati in modi diversi dagli eventi che scandirono l’era nazifascista e oltre. Trenta minuti prima di ogni singolo concerto, il pubblico ha la possibilità di fruire di una visita guidata con prenotazione e acquisto presso il Memoriale della Shoah.

Il complesso mosaico proposto nel corso dei quattro concerti sussume la poliedricità e la varietà di esperienze artistiche e umane che caratterizzano gli autori in programma: da Franz Schreker e Alexander von Zemlinsky, bannati come degenerati dal regime nazista e costretti alle dimissioni dai rispettivi incarichi per via delle persecuzioni antisemite, ad Alberto Franchetti che, nonostante i successi di opere come Cristoforo Colombo e Germania, vide le proprie composizioni messe all’indice a partire dal 1938. D’altra parte, diverse compositrici affollano l’arcipelago di musicisti ebrei travolti dalla furia antisemita. Tra loro, la pianista e compositrice Rosy Wertheim, che dopo soggiorni a Parigi, Vienna e New York, si trovava in Olanda allo scoppio della guerra e visse nascosta per sopravvivere alle deportazioni.

Non solo compositori osteggiati in patria, ma anche esuli perseguitati dall’una e dall’altra parte della Cortina di ferro: così fu per Mieczysław Weinberg, musicista ebreo di origine polacca, che per due volte fuggì ai nazisti, prima dalla Polonia nella Bielorussia sovietica, e poi di nuovo verso l'interno della Russia, mentre la sua famiglia fu sterminata nel campo di concentramento di Trawniki. In Unione Sovietica dovette però subire le purghe antisemite (delle quali cadde vittima il suocero) e, nel 1953, un arresto e una conseguente pena capitale, scongiurata solo a seguito della morte di Stalin quello stesso anno.

Avrebbe voluto trovare rifugio in Unione Sovietica anche Erwin Schulhoff che, sperando nella fuga dalla Cecoslovacchia occupata, nell’aprile 1941 ottenne la cittadinanza sovietica. Arrestato nel giugno dello stesso anno, fu deportato in quanto comunista, oltre che ebreo: pertanto non incontrò il medesimo destino dei connazionali Pavel Haas, Gideon Klein, Viktor Ullmann e Hans Krása, tradotti nella surreale Terezín - il campo donato da Hitler agli ebrei, come recitava uno slogan propagandistico del regime - ma fu internato a Wülzburg, in Baviera, dove perì nell’agosto 1942. Andò così estinguendosi un’intera generazione di compositori boemi che, secondo studiosi come Milan Kuna, avrebbero avuto una ben diversa incidenza nell’evoluzione del linguaggio musicale europeo, se la loro parabola non avesse per lo più avuto un tragico epilogo ad Auschwitz.

Anche György Ligeti, ebreo non praticante, il cui nome è oggi associato alle neoavanguardie e alle colonne sonore die film di Stanley Kubrik, rientra tra gli artisti che videro le proprie carriere interrotte dagli eventi bellici: nel 1944 fu espulso dal Conservatorio e spedito in un campo di lavoro dal regime ungherese di Horthy, mentre il fratello Gábor e i genitori furono deportati rispettivamente a Mauthausen-Gusen e Auschwitz. Della famiglia solo la madre sopravvisse.

Subirono invece l’esilio oltreoceano figure come Arnold Schoenberg, che, dalla conversione al protestantesimo, poi rinnegata, fino all’oratorio incopiuto Moses und Aron, visse in modo controverso il suo rapporto con l’ebraismo, e Mario Castelnuovo-Tedesco, che negli States intraprese una fortunata collaborazione con la Metro-Goldwyn-Mayer a Hollywood, oltre alla docenza presso l’Università di Los Angeles.

Non mancano poi, nel novero dei compositori perseguitati, i nomi di due italiani illustri come Leone Sinigaglia e Aldo Finzi, nella Torino occupata dai nazisti nel 1944. Il primo, già vittima delle persecuzioni fasciste, trovò la morte durante l’arresto. Il secondo, nel crescente clima antisemita, fu costretto a lavorare in anonimato e comporre sotto falso nome, dopo essersi visto negare la vittoria al concorso indetto nel 1937 dal Teatro alla Scala, cui aveva partecipato con La serenata al vento. La première dell’opera (2012) e la riscoperta del suo catalogo sono frutto dei più recenti studi.

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