Vivian Maier: la mostra a Genova. Le fotografie di una donna invisibile

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Genova, 22/06/2017.

«La fotografia per lei è come un diario privato, che non smetterà di realizzare fino ai settant'anni».
Questa, in poche parole, è Vivian Maier raccontata da Alessandra Mauro, che insieme ad Anne Morin è la curatrice della mostra Una fotografa ritrovata, a Genova, Palazzo Ducale (Loggia degli Abati), dal 23 giugno all'8 ottobre 2017.

Una vita, quella di Vivian Maier, fatta di riservatezza e talento. La bambinaia di New York, trasferitasi poi a Chicago, vive la vita delle persone per cui lavora: non ha una casa propria, non ha una famiglia. Le piace molto, però, osservare. Vivian gioca con i bambini che accudisce, li accompagna a passeggio senza dimenticare mai di portare con sé la sua macchina fotografica, che appende la collo. Dal suo punto di vista di donna invisibile guarda ciò che accade intorno a sé, sulla strada.

Vivian fotografa uomini e donne che appartengono alla sua classe sociale con sguardo complice e cogliendone gli umori. Ma scatta foto anche a chi appartiene all'alta società, un mondo che non le appartiene. Eppure lo fa con grande audacia: si avvicina alle donne in pelliccia e cappello, e questa volta il suo sguardo è spesso cinico. Vivian Maier ama indagare nel mondo dell'infanzia, utilizzando il punto di vista dei bambini: «I piccoli a cui ha fatto da baby sitter hanno raccontato di una donna piena di fantasia, che riusciva a guardare il mondo attraverso i loro occhi», spiega Anne Morin.

Ma chi è davvero Vivian Maier? Una donna colta, informata su tutto, che conosceva bene i lavori dei grandi fotografi dell'epoca. Vivian di certo non amava la ribalta e ha tenuto nascosti i suoi lavori per tutta una vita. Le sue fotografie sono state trovate per caso nel 2007 da John Maloof, che ha fatto di lei una star quando Vivian Maier era già morta. Della sua vita non sappiamo molto di più. Ma non possiamo non restare affascinati dalla sua figura: Maier amava realizzare autoscatti che la ritraevano tra la gente in strada - sul tram, in un parco. Amava dire: «Fotografo nei quartieri poveri perché lì c'è la vita» -. Come se fotografare se stessa significasse trovare il proprio posto nel mondo. «La sua silhouette è la sua firma», spiega Morin.

Le 120mila foto ritrovate sono state scattate tra il 1951, anno in cui la fotografa è tornata a New York dopo
aver vissuto per un certo periodo in Francia, e gli inizi degli anni Novanta, quandi Vivian Maier comincia
a fotografare a colori, utilizzando una Leica. Maier ha lasciato anche 2500 rullini mai sviluppati, che oggi sono in corso di restauro: lei stessa non ha mai visto quegli scatti.

In mostra a Genova anche alcuni video realizzati da Vivian Maier: «Si tratta di filmati in Super8 realizzati a partire dal 1965. Così come faceva con le fotografie, Vivian Maier realizzava immagini in movimento per strada. Lei è immobile, mentre spazia con lo sguardo», conclude Morin: «Vivian Maier è molto moderna anche in questo: è un'artista che sta sulla strada. Nei suoi video c'è qualcosa che ricorda la pop art, ma anche la nostra arte contemporanea».

Di Francesca Baroncelli

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