Torino, 22/03/2023.
Sabato 25 e domenica 26 marzo 2023 torna l’appuntamento con le Giornate FAI di Primavera, il più importante evento dedicato al patrimonio culturale e paesaggistico italiano. Giunta quest'anno alla 31esima edizione, la manifestazione di punta del FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano ETS offrirà l’opportunità di scoprire e riscoprire, insieme ai volontari, tesori di storia, arte e natura in tutta Italia con visite a contributo libero in oltre 750 luoghi di 400 città, la maggior parte dei quali solitamente inaccessibili o poco conosciuti.
Le Giornate FAI di Primavera sono ormai il simbolo di una vocazione collettiva che anima l’Italia: quella per la cura e la valorizzazione del proprio patrimonio culturale. Le Giornate Fai di Primavera, ormai nota e consolidata, capace di coinvolgere ogni anno centinaia di migliaia di cittadini alla scoperta dei loro territori, si deve all’impegno e alla creatività di migliaia di volontari del FAI, affiancati da altrettanti studenti delle scuole italiane – gli Apprendisti Ciceroni – formati per l’occasione, ma si fonda anche sulla partecipazione di centinaia di istituzioni, associazioni, enti pubblici e privati, che in numero sempre maggiore, di anno in anno, vi collaborano, mettendo a disposizione luoghi, risorse e competenze, perché riconoscono in essa un’occasione unica e imperdibile di promozione e di rilancio, e una buona azione per il Paese più bello del mondo, che va a beneficio di tutti.
Altrettanto largo e trasversale è il ventaglio di luoghi e storie da scoprire o approfondire, nascosti e inediti, curiosi e sorprendenti, originali e affascinanti, magari proprio dietro casa: ville, chiese, palazzi storici, castelli, musei e aree archeologiche, edifici di archeologia industriale, collezioni d’arte, biblioteche, edifici civili e militari, luoghi di lavoro e laboratori artigiani, e poi parchi, aree naturalistiche, giardini e borghi
Le aperture delle Giornate FAI di Primavera 2023 da non perdere in Piemonte
TORINO
Palazzo Ferrero d’Ormea – Sede della Banca
d’Italia
Ingresso su
prenotazione
Il Palazzo è stato costruito nella
zona della città oggetto dell'ampio ingrandimento abitativo
voluto, nella prima metà del XVII secolo, dal duca Carlo Emanuele I
di Savoia. Suo primo proprietario fu Francesco Maria Broglia, conte
di Revello, mentre nella prima metà del Settecento l'edificio
fu venduto al marchese Carlo Francesco Vincenzo Ferrero
d'Ormea, la cui famiglia ne restò in possesso per quasi un
secolo. All'inizio dell'Ottocento fu acquisito dai Conti
Balbiano di Viale che lo rivendettero alla Banca d'Italia nel
1852. Il progetto originario è attribuito all'architetto di
corte Amedeo di Castellamonte, ma Giuseppe Talucchi negli anni
Trenta dell'Ottocento eseguì radicali lavori di
ristrutturazione per adattare il palazzo al nuovo uso
istituzionale. Nel 1913 la Banca d'Italia incaricò poi Giovanni
Chevalley di eseguire grandi lavori strutturali. In occasione delle
Giornate FAI di Primavera 2023 sarà possibile visitare il caveau e
le stanze di rappresentanza del piano nobile, che conservano
pregevoli stemmi araldici, statue in bronzo, dipinti
Sette-Ottocenteschi di autori italiani e francesi e arredi che
spaziano dal XVI al XVIII secolo. Spettacolari sono i velari in
vetro decorato che fungono da volta al grandioso Salone del
Pubblico.
Palazzo Perrone di San Martino – Sede della Fondazione
CRT
Ingresso riservato agli Iscritti
FAI
Il Palazzo, oggi sede di rappresentanza della
Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, venne costruito negli
ultimi decenni del Seicento, nell’area interessata dal grande
ampliamento della città verso sud voluto dal duca Carlo Emanuele I
di Savoia. La famiglia Perrone, di antica origine eporediese, lo
acquistò nel 1707; dalla prima metà dell'Ottocento e almeno
fino all'Unità d'Italia ospitò anche la sede
dell'Ambasciata di Francia. Nel 1883 l’edificio fu acquistato
dalla Cassa di Risparmio di Torino, che dal 1929 ne operò una
profonda ristrutturazione. Un primo restauro fu condotto su
progetto dell'architetto Giovanni Battista Borra a fine
Ottocento, mentre all'ingegnere Giovanni Chevalley si devono le
trasformazioni e l'ampliamento in chiave eclettico-barocca.
Della struttura originaria furono salvati i marmi, le decorazioni e
gli affreschi di alcune sale. Le visite proposte durante le
Giornate FAI permetteranno di ammirare il monumentale scalone
affrescato con l'Apoteosi della casata Perrone e le
opere raffiguranti gli dei dell'Olimpo di Michele Antonio
Milocco, il Salone di rappresentanza con le Allegorie del
Risparmio e della Beneficienza realizzate dal pittore Carlo
Gaudina e le tele di Gaetano Ottani. Di notevole pregio è anche la
balconata della Galleria, dove si possono osservare i simboli della
città, della laboriosità e del risparmio.
Distretto Sociale Opera Barolo
Il Distretto
Sociale Barolo è un ampio complesso posto nel quartiere Valdocco,
costituito da diversi edifici, tra cui un monastero, due chiese,
una cappella, un museo, un chiostro e sei giardini. Carlo Tancredi
e Giulia, ultimi marchesi di Barolo, dedicarono la loro vita alla
prevenzione sociale di donne e bambini, avviando un ampio progetto
caritativo, assistenziale ed educativo. Giulia fondò nel 1823 il
Rifugio, un ricovero per ex-detenute e donne in difficoltà, a cui
si aggiunsero negli anni a seguire il Rifugino, il Monastero delle
Maddalene, le Maddalenine, l'Ospedaletto e il Laboratorio di S.
Giuseppe. La conceria, acquistata nel 1823 e ampliata dalla
marchesa per accogliere le ragazze del Rifugio, fu sostituita alla
fine del XIX secolo da un edificio più grande progettato da Carlo
Ceppi, mentre il chiostro, il monastero, le due chiese e
l'ospedaletto hanno conservato il loro aspetto originario.
Durante le Giornate FAI verranno proposte in via eccezionale visite
agli oltre 30 mila metri quadri del Distretto, aperto per la prima
volta ai torinesi, 200 anni dopo la sua fondazione, che faranno
conoscere la vita di Carlo Tancredi e Giulia di Barolo, nonché la
straordinaria storia di questo luogo poco noto, dei suoi istituti e
dei suoi tanti protagonisti.
Arsenale della Pace del
Ser.Mi.G.
Ingresso su
prenotazione
L'Arsenale militare nuovo di
Torino, collocato nel rione di Borgo Dora, era un ampio complesso
composto da magazzini per la conservazione di merci e da edifici
destinati all'alloggio di operai, pensato e realizzato da
Giovanni Castellazzi nel 1860. In origine adibito alla produzione
di affusti e carriaggi, in seguito si aggiunsero ulteriori
destinazioni d'uso e per questo venne ampliato fino agli anni
Trenta del secolo scorso. A seguito delle incursioni aeree del 1942
e 1943 l'Arsenale venne gravemente danneggiato e
successivamente abbandonato.Nel 1983 venne affidato ai ragazzi del
Ser.Mi.G., ilServizio Missionario Giovani, fondato nel 1964 a
Torino da Ernesto Oliviero,che lo hanno trasformato inluogo di
eccellenza per le attività di solidarietà della città.Un progetto
di valorizzazione degli spazi ha previsto diversi interventi per
migliorare il dialogo tra costruito e spazi verdi e rispondere alle
esigenze del quartiere.
VALPERGA (TO)
Castello di
Valperga
Il Castello, risalente al X secolo, è
caratterizzato da torri che circondano diversi edifici aggiunti via
via nel tempo. Forse i primi residenti furono i nobili Silvesco e
Droenghi di Canava, anche se la tradizione locale vuole che sia
stato costruito dai conti del Canavese Ardicione (o Arduino),
ritenuti discendenti dal re Arduino, con i figli Guido e Ardicino.
Guido assunse il titolo di conte di Valperga e da lui ebbero
origine le diverse linee dei Valperga, mentre Ardicino viene
ritenuto il capostipite dei conti di San Martino. Nel Seicento il
castello venne diviso tra i due rami Valperga di Valperga e
Valperga di Masino; Gerolamo Valperga di Masino morì senza
discendenza maschile e la sua porzione passò quindi alla figlia
Marianna, sposa di Arduino Valperga di Rivara. L'intero
castello venne ereditato dalla loro figlia Francesca, che lo portò
in dote allo sposo Federico Valperga di San Giorgio. Nel 1776,
estinto questo ramo con Guido Francesco Aldobrandino del Carretto
di Castellargento, il castello e tutti i beni passarono alla nipote
più diretta, Anna Vittoria San Giorgio di Balangero, sposata a
Paolo Coardi di Carpenetto, marchese di Bagnasco. In questo periodo
l’edificio venne ampliato di una parte con facciata neoclassica,
giardino e parco. In occasione delle Giornate FAI, si scopriranno
interessanti ambienti monumentali, come il Salone delle Danze, con
affreschi dal Quattrocento al Settecento. Si potrà visitare anche
la Chiesa di San Giorgio, con importanti affreschi
quattrocenteschi.
BORGONE SUSA (TO)
Oliveto
Rossetto
L'Oliveto Rossetto, situato sotto Roca
Furà - una cava un tempo utilizzata per produrre macine in pietra
-, è nato da una passeggiata di Giorgio Rossetto nella zona di
Vigne Combe a Borgone, un luogo che, come testimonia il nome, un
tempo era coltivato a vigneto. Dopo decenni di abbandono, questo si
era trasformato in un terreno incolto e pieno di rovi che Giorgio
ha deciso di riportare a nuova vita, mettendo a dimora nel 2010 i
primi 15 ulivi. Oggi le piante sono 250, che Rossetto cura con
passione per ottenere un olio extravergine di grande qualità. Le
cultivar principali, messe a dimora su un terreno di circa due
ettari, sono Leccio del Corno e Leccino, ma sono presenti anche
Bianchera, Grignan, Pendolino e varietà locali ricavate da ulivi
plurisecolari. I visitatori verranno condotti da Piazza Montabone
lungo la ripida strada che si inerpica fino all'uliveto, dove
potranno seguire il percorso poetico della scrittrice Silvana
Tosatto, tra gli antichi muretti a secco, e godere di una vista
eccezionale sulla bassa Valle di Susa. Un'esperienza unica per
scoprire un'eccellenza del territorio valsusino. Per la visita
sono consigliate calzature comode.
ALESSANDRIA
Broletto
Fonti
documentarie, storiche e archeologiche testimoniano l’esistenza del
Broletto ad Alessandria dal secondo quarto del XIII secolo, quando
nuove costruzioni furono realizzate a ridosso di un nucleo più
antico (Palatium Vetus) definendo con questo il rinnovato centro
direzionale della città. Oggetto di numerosi interventi edilizi nel
corso del tempo, tra cui un ampliamento degli spazi originari nel
XV secolo, si presenta oggi molto mutato per effetto soprattutto
dei recenti lavori nel quartiere. Il complesso presenta un impianto
derivato da modelli di origine tipicamente lombarda con una forma
quadrangolare irregolare, un porticato al piano terra, una torre
campanaria e due piani in elevato con una grande sala per riunioni
al primo. Lo spazio al piano terra era diviso in due navate da
pilastri in cotto con capitelli in pietra. In mattoni era anche il
rivestimento della facciata verso la piazza, priva di aperture, a
parte quella centrale realizzata forse a inizio XIX secolo, quando
l'edificio divenne sede della Prefettura di Marengo. I lavori
di ristrutturazione in corso all'interno di una proprietà
privata hanno riportato in luce una porzione nascosta del Broletto,
bene di norma chiuso al pubblico che le Giornate FAI di Primavera
permetteranno di visitare avventurandosi alla scoperta della storia
della città.
AVOLASCA (AL)
Villa
Cerruti
Ingresso su
prenotazione
Villa Cerruti si trova ad Avolasca,
paese dalle origini antiche che si stende su una collina lungo la
linea di spartiacque tra le valli del Grue e dell'Ossona,
famoso per i suoi boschi, ricchi di funghi, tartufi e selvaggina.
Il luogo esercitò un forte richiamo sul Cav. Alessandro Cerruti -
banchiere, armatore, costruttore e imprenditore genovese e, anche,
appassionato cacciatore – che chiamò per la progettazione della
villa uno dei più famosi architetti dell'epoca: Gino Coppedè.
Non si trattava di una costruzione ex-novo, ma della
ristrutturazione di un rustico esistente che Coppedè trasformò in
un'abitazione da gentleman farmer, secondo formule di
gusto medievale abbondantemente sperimentate e ormai consuete:
capitelli, colonne e bifore, archi acuti e a tutto sesto, stemmi di
Genova, intonaco graffito e decorato con linee ondulate, quasi
strigilature, tetto a spioventi, comignoli modulati come torrette
snodate, camino interno. Ad Avolasca il Cav. Cerruti costruì anche
l'asilo (sempre su progetto Coppedè), finanziò
l'acquedotto, rifece il municipio e le strade, portò la luce
elettrica, costruì le scuole. In occasione delle Giornate FAI, la
villa, privata, sarà per la prima volta aperta al pubblico e si
potranno scoprire gli esterni e gli interni finemente decorati che
ben raccontano lo "Stile Coppedè", le terrazze
panoramiche e il fascino dell'ambiente circostante.
CASALE MONFERRATO (AL)
Palazzo
Gozzani di Treville (Accademia Filarmonica)
La nobile
residenza dei marchesi Gozzani di Treville fu costruita su disegno
di Giovanni Battista Scapitta nei primi decenni del Settecento e
venne rimaneggiata nel 1781 secondo i canoni neoclassici dal
vicentino Ottavio Bertotti Scamozzi, autore dell'imponente
facciata leggermente concava per assecondare l'andamento della
via Mameli. Il palazzo si articola su tre piani fuori terra: il
piano terreno con il cortile d'onore in stile rococò e
l'elegante atrio ingentilito da stucchi e sorretto da agili
colonne, il piano nobile con gli affreschi settecenteschi e il
sottotetto un tempo destinato alla servitù. Nell'atrio, le
pareti decorate da belle prospettive ampliano lo spazio delimitato
da volte a padiglione e a crociera, ingentilite da leggeri stucchi
di stile rococò e sorrette da agili colonne singole o disposte a
coppia. Lasciando alle spalle l'atrio, si sale l'ampio
scalone a tre rampe, illuminato da alte finestre, impreziosito
dalla splendida Allegoria del pittore casalese Pier
Francesco Guala. Le eleganti sale del piano nobile, dove si possono
ammirare soggetti mitologici affrescati da Agostino Ratti,
Bartolomeo Rusca e soprattutto dal tiepolesco Francesco Lorenzi,
ospitano oggi la prestigiosa Accademia Filarmonica di Casale
Monferrato, fondata nel 1827.
MONTALDEO (AL)
Castello
Doria
Il castello svetta sull'abitato di Montaldeo,
paese dell'Alto Monferrato che offre, nei giorni tersi, un
panorama dalle Alpi agli Appennini. L’edificio – la cui prima
struttura risale al XII secolo – fu un importante baluardo lungo le
vie che da nord conducevano a Genova. L'aspetto attuale è
dovuto agli interventi eseguiti dai proprietari che si sono
succeduti nei secoli. Alla metà del Cinquecento il castello venne
acquistato, insieme a case e terreni, dai nobili genovesi Doria che
divennero i nuovi feudatari di Montaldeo. La famiglia – che ancora
oggi lo possiede – ne fece una residenza di villeggiatura a partire
dal Settecento. Il suo imponente volume, dalla forma quasi cubica,
si sviluppa su due piani oltre a quello di ronda. Il giardino
accoglie un originale intervento dell'architetto Tomaso Buzzi,
che nel 1943 per la sua realizzazione si ispirò al cerchio, simbolo
di spiritualità nella cultura orientale. Durante le Giornate di
Primavera saranno visitabili per la prima volta spazi abitualmente
chiusi. Verranno aperte le tre cantine – dalle più antiche a quelle
di fine Ottocento – e sarà interamente visitabile il suggestivo
parco. Nei sotterranei, oltre alle prigioni, si potrà accedere
anche a un ambiente particolare, completamente dipinto nel 1952
dall'artista Renato Cenni. Infine, con una camminata sugli
spalti si potrà godere del panorama circostante.
QUARGNENTO (AL)
Casa natale di Carlo
Carrà
Ingresso su
prenotazione
“In una pianura doviziosa di
messi, sulla sinistra del Tanaro, sorge Quargnento con lo sfondo
delle vicine colline del Monferrato. Ivi nacqui l'11 febbraio
1881, da una famiglia che si fa risalire ai tempi delle emigrazioni
celtiche in Italia, nella valle del Po; e ciò sembra anche
confermato dal cognome Carrà che si vuol derivato dalla voce
celtica car o ker che significa ‘pietra’. Come per la stessa
ragione etimologica si chiama Charrà la punta che appartiene al
gruppo di vette dominanti Bardonecchia e la città del marmo ai
piedi delle Alpi Apuane, Carrara. Altra versione farebbe invece
venire i miei antenati dalla Provenza, dove ancor oggi vi sono dei
Carrà. Certo è, ad ogni modo, che la mia famiglia è piemontese da
molti secoli”. Così racconta di sé Carlo Carrà e fu proprio
nel cuore del Monferrato che trasse l'ispirazione per
l'osservazione e l’interpretazione della natura. Le prime
tracce della sua arte sono oggi visibili proprio a Quargnento, in
una stanza della casa paterna, in una decorazione parietale
eseguita a tempera a soli 12 anni, che mostra un paesaggio molto
ben definito, dove svettano torri e putti alati sospesi nel tempo e
nello spazio. Fu a Quargnento, precisamente nel 1900, che Carrà, di
ritorno dai soggiorni a Milano, Londra e Parigi, lavorò al noto
dipinto La strada di casa, considerato dagli studiosi come
il punto di svolta del catalogo delle opere di Carrà.
ASTI
Liceo Classico Vittorio
Alfieri
Il Palazzo del Collegio sorge sulle vestigia
della cripta romanica del complesso benedettino di
Sant'Anastasio. Il complesso, documentato dal 1008, fu
parzialmente distrutto in età barocca e poi soppresso dal governo
napoleonico nel 1802. Nel 1835 il conte Federico Cotti di Ceres e
Scurzolengo ne cedette l'ala ovest al Comune di Asti per la
costruzione di un collegio delle scuole cittadine. Nel 1860 venne
così istituito il Regio Ginnasio, dedicato dapprima a Dante
Alighieri e successivamente a Vittorio Alfieri. Fin dai primi anni
si sentì l'esigenza di un ampliamento; si procedette quindi a
una demolizione ulteriore del complesso, in particolare della
chiesa, per far spazio alla moderna costruzione, ampliata dal 1907
su progetto dell'ingegner Losio. Al secondo piano
dell'istituto si trova da allora il gabinetto di chimica e
fisica, che contiene un invidiabile patrimonio di strumenti e
materiali scientifici, alcuni rari e antichi. Il laboratorio è
composto da vari ambienti: il primo ammodernato è dedicato alla
didattica, mentre a seguire si trovano la ricca collezione di
fossili, le antiche teche con animali impagliati, imbalsamati o in
vitro, l'aula con i banchi degradanti verso il tavolo degli
esperimenti e infine un vero tesoro: un'aula di deposito che
custodisce ordinate per tematica le apparecchiature che vengono
utilizzate per i vari esperimenti, dalle più moderne a quelle
antiche.
BIELLA
Sede del Seminario della
Diocesi
Ingresso riservato agli Iscritti
FAI
L'elegante palazzo, oggi sede del
Seminario della Diocesi di Biella, sorge nella grande piazza su cui
si affacciano anche la Cattedrale, il Battistero e la sede de
Comune. In città dal 1524 era presente il Collegio degli Innocenti,
fondato dal vescovo di Vercelli Agostino Ferrero, trasformato poi
in Seminario. Negli anni ’20 dell’Ottocento, con il vescovo Bollati
si spinse per la costruzione dell'attuale Seminario Minore in
stile neoclassico, progettato dall'architetto Gaspare Maggia,
che venne poi unito al Seminario Maggiore da un corpo centrale
adibito a cappella e biblioteca, i cui lavori furono eseguiti dal
mastro Carlo Mosca. La cappella centrale non aveva all'epoca
della sua realizzazione le forme attuali: nel 1897 vennero iniziati
lavori di ristrutturazione su progetto di Giovanni Feroggio,
architetto del Santuario di Oropa, a seguito dei quali la cappella
venne trasformata a una sola navata e vennero mantenuti della
precedente solo i muri portanti. La biblioteca del Seminario
vescovile venne fondata nella prima metà dell'Ottocento, in
seguito al lascito testamentario dell'allora vescovo Giovanni.
Durante la visita proposta nelle Giornate FAI sarà possibile
visitare la biblioteca, le stanze dei seminaristi e la grande
cappella del primo piano.
CUNEO
Complesso “ex Macello” –
Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari –
Università di Torino
Quando nel 1800 Napoleone fece
demolire le fortificazioni che cingevano Cuneo, l'edificio
destinato ad Arsenale d'artiglieria cessò la sua funzione. Nel
1812 l'Arsenale venne destinato a essere utilizzato come
mattatoio del bestiame, con l’intento di riunire tutti gli esercizi
del commercio della carne della città: al suo interno vennero
realizzate 12 botteghe di macelleria con scuderia per il deposito
delle bestie da abbattere e relativo granaio di fieno. A fine
Novecento il Comune ha avviato un programma di decentramento
universitario individuando questo luogo come nuova sede in cui
creare un polo scientifico, legato alla vocazione agro-alimentare
della provincia, con l'insediamento del corso di laurea in
tecnologie alimentari della Facoltà di Agraria dell'Ateneo di
Torino. È iniziato quindi un periodo di restauro e ricostruzione
del complesso, concluso nel 2003. La visita proposta durante le
Giornate FAI condurrà alla scoperta dell’edificio, eccellenza della
formazione regionale, dove gli allievi stessi racconteranno come si
vive e si studia al suo interno, fra laboratori e attrezzature
all'avanguardia utilizzate per formarsi alle professioni del
futuro. Lungo il percorso, gli iscritti FAI potranno anche accedere
alle antiche ghiacciaie sotterranee.
Conservatorio G.F. Ghedini
Palazzo della
Torre, composto dall'unione di due diversi corpi di fabbrica,
ben distinguibili lungo via Armando Diaz, fu sede del Municipio di
Cuneo fino al 1775, quando le funzioni amministrative vennero
trasferite nell'ex collegio dei Gesuiti. L'edificio subì
diverse trasformazioni interne, ospitando prima il Corpo di Guardia
della Piazza per essere poi adattato a sede della scuola primaria e
secondaria e, successivamente, a Tribunal du Prèmiere
Istance, per poi tornare a essere una semplice Maison et
court, in seguito alla concentrazione di tutti gli uffici
giudiziari nel Complesso di San Giovanni. Alla fine del 1799, per
un anno circa, venne temporaneamente utilizzato come prigione. Dal
1970 il Palazzo ospita la sede del Conservatorio Statale G.F.
Ghedini, istituzione cittadina che forma musicisti fin dal 1864,
con aule per l'insegnamento e una sala concerti. Le visite
proposte durante le Giornate FAI permetteranno di conoscere la
storia dell'edificio e consentiranno l’ingresso nelle aule dove
i giovani allievi studiano con grandi maestri e tanta passione per
affrontare le future carriere, accolti dal Direttore Alberto
Borello.
NEVIGLIE (CN)
Chiesa di San
Giorgio
La Chiesa di San Giorgio fu edificata nel XVI
secolo dopo che il vescovo di Alba, in visita pastorale nel 1573,
ordinò che la parrocchiale del luogo, dedicata a San Michele,
venisse distrutta e riedificata all'interno del borgo. Al suo
interno è conservata una tempera su tavola, attribuita al pittore
rinascimentale Gian Giacomo de Alladio, noto come Macrino
d'Alba, attivo in Piemonte e in Lombardia fra il 1492 ed il
1513. L'opera, riferibile a una fase tarda della produzione del
Macrino (datazione fra il 1508 e il 1513), raffigura Lo
sposalizio mistico di Santa Caterina d'Alessandria.
Mancano notizie certe sulla committenza: la tradizione la
attribuisce ai locali Marchesi Busca, con destinazione
all'altare già della parrocchiale intitolata a San Michele (poi
sostituita da quella di San Giorgio). Di questo dipinto sono
pregevoli, specialmente, la delicatezza del viso di Santa Caterina
e il particolare della mano di San Gerolamo che regge il sasso,
definito dai critici “un autentico pezzo di bravura”. L'opera è
poco conosciuta e merita di essere "scoperta", e così
anche il suo autore.
ARONA (NO)
Cantiere della
Navigazione Lago Maggiore
Il cantiere e la sede della
Navigazione Lago Maggiore si trovano nella parte periferica di
Arona, di fronte alla stazione ferroviaria e vicino al grande parco
centrale e alle rive del Lago. La società gestisce circa 100 navi
sui laghi Maggiore, Garda e Como. L'area interna della
Navigazione Lago Maggiore contiene il cantiere (costruzioni e
riparazioni), la sala riunioni, gli uffici amministrativi e le
officine, oltre alle zone di ormeggio delle navi. Il cantiere
aprirà i suoi cancelli in occasione delle Giornate FAI di
Primavera; il pubblico potrà visitare la sala riunioni con una
mostra di immagini e documenti storici, il piroscafo PIEMONTE
(visita riservata ai soli iscritti FAI), la Motonave
Topazio e le officine. La Navigazione Lago Maggiore è
un'eccellenza aronese e poter visitare il suo cantiere, le sue
officine e vedere da vicino le varie navi è un’opportunità
unica.
SERRAVALLE SESIA (VC)
Santuario di
Sant’Euseo
Il maestoso Santuario di Sant'Euseo
sorge a settentrione del paese di Serravalle Sesia. La grande opera
di ampliamento dell’edifico iniziò nel 1619: il parroco don Giorgio
Avondo diede avvio all’ingrandimento dell'antico tempietto
affrescato con dipinti del secolo XV, che non venne distrutto, ma
incorporato nella nuova fabbrica. Durante i lavori di costruzione
della nuova chiesa vennero rinvenute le reliquie di Sant'Euseo,
ufficialmente santificato nel 1625 da Urbano VIII. Nel 1667 venne
aggiunto il grazioso porticato, sostenuto da colonnine di serizzo
bianco, mentre nel 1778 venne costruito il maestoso pronao
esàstilo, il cui timpano triangolare è sorretto da sei colonne di
finto marmo verde. Nel 1931 la vecchia rampa di accesso venne
trasformata in una grandiosa scalinata di granito bianco delle cave
di Alzo. In occasione delle Giornate FAI verrà proposta la visita
all'interno del Santuario, solitamente chiuso al pubblico. Si
potrà scendere nella cripta posta sotto l'altare maggiore, dove
da oltre tre secoli sono conservate le reliquie del Santo in
un'artistica urna.
TRINO (VC)
Palazzo
Paleologo
Il borgo nuovo di Trino è già menzionato dal
1101. I secoli XII e XIII, per l'invidiabile posizione
geografica e la fiorente economia, vedono il borgo continuamente al
centro di accese contese tra i signori del Monferrato e il Comune
di Vercelli. Il Palazzo fu costruito nel XII secolo dagli Aleramo e
insiste nel territorio un tempo del Marchesato del Monferrato che
comprendeva anche il territorio casalese. Passò quindi ai Paleologo
e ai Gonzaga. L’edificio mostra una corte rettangolare porticata,
addossata alle mura di cinta. L'ala settentrionale fu demolita
nel 1959. Nel corso dei secoli i suoi saloni, un tempo ricchi di
decorazioni pittoriche, sono stati adibiti a magazzini, botteghe,
scuderie e guarnigioni militari. Il restauro del 2006 ha restituito
al palazzo l'immagine attuale. In occasione delle Giornate FAI
di Primavera, al termine dei turni di visita, verrà presentato alle
ore 18 nella manica del Castello il volume "Devozione In
Risaia" (edito da Donne & Riso) in collaborazione con la
Delegazione FAI di Vercelli.
Anche i Beni del FAI in Piemonte – Castello della Manta a Manta (CN), Castello e Parco di Masino a Caravino (TO) e Villa Flecchia e Collezione Enrico a Magnago (BI) - partecipano alla grande festa delle Giornate di Primavera e saranno aperti eccezionalmente a contributo libero.