© Vincenzo Bruno
La sposa del vento: viaggio transnazionale attraverso il surrealismo
Questa sezione prende come titolo il soprannome che Leonora Carrington ricevette dal suo compagno durante gli anni della sua associazione con il Surrealismo, Max Ernst, che la soprannominò sposa del vento nel prologo scritto per uno dei racconti di Carrington. È nel Surrealismo che Carrington, come scrittrice e pittrice, iniziò a plasmare un mondo personale e a trovare una sua voce. In questa sezione spiccano le creazioni realizzate per quell'opera d'arte totale che fu la casa condivisa con Ernst a Saint-Martin d'Ardèche, nel sud della Francia. Leonora Carrington poi soffrì, come la maggior parte degli europei, l'esperienza della guerra. Ma, in aggiunta, subì anche l'esperienza della malattia mentale e della reclusione (durante il suo periodo spagnolo in un sanatorio a Santander) così come il trauma dell'esilio, quando cercò il calore dell'altra sponda dell'Atlantico, lontana da lmondo in guerra, a New York, insieme ad altri surrealisti. Sono presenti nel percorso di mostra opere chiave di quel periodo di esilio, per lei senza ritorno, dove già si stava forgiando un linguaggio maturo: Garden Bedroom (1941), Caballos (1941) o La joie de patinage (1941), in dialogo con il capolavoro di Ernst, The Spanish Physician (1940), grande metafora del vissuto della pittrice, con una Carrington in fuga come protagonista.

Leonora Carrington, La joie de patinage, 1941 (Madrid, Collection Peréz Simón © Estate of Leonora Carrington, by Siae 2025)
Spaesamento: memoria delle origini, nostalgia delle sponde
Nel corso dell'infanzia di Leonora Carrington, e per tutta la sua vita, le fiabe e il genere della fantasia e dell'avventura avrebbero acceso la sua immaginazione. All'asilo nido di Crookhey Hall, la sua casa d’infanzia, sua madre Maureen Moorhead e la sua tata Mary Kavanaugh, entrambe di origine irlandese, raccontavano miti celtici e storie di alcuni dei suoi autori preferiti: Lewis Carroll, Hans Christian Andersen, i fratelli Grimm, James Stephens e Jonathan Swift. Quando Leonora Carrington si stabilì in Messico e mise su casa e famiglia, nella seconda metà degli anni Quaranta, ritornarono i ricordi onirici e spettrali della sua educazione in quella villa del Lancashire. Il suo lavoro subì l'esperienza della bilocazione, dell'essere in due luoghi allo stesso tempo: la sua casa nel nuovo mondo e i suoi ricordi infantili di un'Europa lontana e rimasta viva nell’inconscio; il suo essere una madre e il suo essere, di nuovo, una bambina indifesa. Tutto questo si concretizzò in una serie di opere in cui ha trovato la sua voce definitiva, matura, a partire dal capolavoro Las tentaciones de san Antonio (1945), dove dialoga con la pittura rinascimentale italiana e fiamminga, ma anche altri dove il formato della predella, l'uso della tempera o l'atmosfera della sacra conversazione la riportano alla sua formazione fiorentina, come The Elements (1946). Questo sguardo all'indietro, con un’estetica più calma e una maestria tecnica innegabile, segna anche una tappa importante della sua carriera, poiché nel 1948 ha luogo la sua prima mostra personale, alla Pierre Matisse Gallery di New York.

Leonora Carrington, The Eléments, 1946 (Rudman Trust Collection © Estate of Leonora Carrington, by Siae 2025)Il viaggio dell'Eroina
La ricerca di Leonora Carrington è rivolta a quei luoghi oscuri della conoscenza in cui la luce e l'ombra coesistono, spazi che vengono indagati da vari alter ego, al femminile, dall’artista, da varie eroine. Joseph Campbell, autore del celebre studio sulla struttura narrativa intitolato Il viaggio dell'eroe, riteneva che quando si verifica una dissoluzione della struttura sociale dell'inconscio, l'individuo ha bisogno di trovare qualcosa di nuovo, e l'unica strada possibile è quella di intraprendere un viaggio eroico, una nuova ricerca che si allontani dalla tradizione religiosa canonica. Questa sezione esplora l'opera e la biografia di Leonora Carrington come trascrizione femminile di quel viaggio dell'eroe. Leonora Carrington ha trascorso la sua vita, come ricorda suo figlio Gabriel, sempre alla ricerca di mappe interiori che la aiutassero a navigare nella sua vita visionaria e nei suoi demoni interiori, e la sua tabella di marcia era una cartografia ricca e complessa di tradizioni mistiche e spirituali tratte da insegnamenti antichi e più contemporanei. Un esempio eccezionale è The Magus Zoroaster Meeting his Own Image in the Garden (1960), dove nei modi sincretici intelligenti e unici di Carrington, raffigura la doppia immagine del profeta, noto anche come Zarathustra e fondatore dell'antica religione persiana, lo zoroastrismo, con versi tratti dall'opera teatrale di Percy Shelley Prometheus Unbound. Dall'inizio del XX secolo, il Messico era animato da pratiche esoteriche in competizione, tra cui lo spiritismo, la massoneria, lo gnosticismo e la teosofia di Madam eBlavatsky, ma particolarmente attraenti per Carrington erano le idee del mistico russo-armeno George I. Gurdjieff verso l'evoluzione della coscienza evidente in opere come Under the Compass Rose (1955).

Leonora Carrington, Sous la rose des vents (Under the Compass Rose), 1955 (Dallas Museum of Art, The Eugene and Margaret McDermott Art Fund, Inc., 2022.22.McD © Estate of Leonora Carrington, by Siae 2025)
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