Milano, 17/12/2019.
Come lo scorso anno, a primeggiare nella classifica delle città più vivibili d'Italia è Milano. Anche nel 2019 il capoluogo lombardo figura in vetta alla annuale lista stilata dal Sole 24 Ore e dedicata alla qualità della vita su tutto il territorio nazionale.
Sono ben 90, in questa trentesima edizione dell'indagine, gli indicatori del benessere (contro i 42 dell 2018) che sono stati tenuti in considerazione e che confermano Milano in prima posizione: a determinare questo importante risultato per la città sono stati il primo posto nella classifica Affari e Lavoro, il terzo in quella Cultura e Tempo Libero, il quinto nella categoria Ambiente e Servizi e il nono per quanto riguarda Demografia e Società. Non ha influito sulla vittoria di Milano il pessimo ultimo posto nella categoria Giustizia e Sicurezza.
Proviamo a tradurre: lavoro e ricchezza sono ormai due parole che - generalizzando, ovviamente - vengono associate alla città di Milano, che per questo motivo continua ad attirare nuovi abitanti (il numero dei residenti è in continuo aumento dal 2012) mettendo in moto una catena imprenditoriale che si autoalimenta con idee e piani di sviluppo sempre nuovi. Parallelamente è sempre più abbondante l'offerta culturale (e su questo non ci sono dubbi: cosa fare e dove andare a Milano potete quotidianamente scoprirlo su mentelocale) e la città diventa sempre più verde e meno grigia. E la sicurezza? Beh, questo è l'unico neo di Milano, secondo la classifica 2019 del Sole 24 Ore, dal momento che il capoluogo della Lombardia è quello in cui vengono denunciati più reati.
All'annuncio della classifica delle città dove si vive meglio con Milano in prima posizione per il secondo anno consecutivo è subito arrivato il commento del sindaco Beppe Sala. «Non posso che esserne soddisfatto. E fiero», scrive il primo cittadino di Milano sulla sua pagina Facebook: «ciò non di meno, dopo la gioia viene il dovere e, quindi, la testa sui futuri impegni. Dobbiamo migliorare su alcuni aspetti e colgo qui l’occasione per citarne tre».
«Innanzitutto c’è da lavorare affinché i benefici derivanti da questo momento di Milano si allarghino a più parte della cittadinanza», spiega Sala: «sto parlando di maggiore equità sociale e sono consapevole che ciò si intreccia con la differenza della qualità di vita fra centro e periferie. Ma vorrei con forza affermare che rivendico il lavoro che stiamo facendo su tutti i quartieri della città, agendo nell’immediato e con una visione di lungo periodo che porterà a cambiare radicalmente le cose. Le periferie milanesi non sono abbandonate».
«Poi c’è la questione ambientale», prosegue Sala: «ripartiremo dalle cose fatte: 2 miliardi per cambiare integralmente i bus di Atm e comperarli solo elettrici, lo sforzo continuo per portare le metropolitane verso le periferie, la diffusione dello sharing di tutti i veicoli. Il finanziamento ai condomini che cambiano la caldaia e abbandonano il gasolio. E la creazione di Area B (un atto di coraggio politico), che limita l’ingresso in città ai veicoli più inquinanti. Ma ascolteremo le proposte di chi pensa si debba fare di più. C’è sempre da imparare».
«Indico un terzo problema», conclude Beppe Sala: «si rileva una mancanza di appartamenti in affitto a prezzi contenuti. Segnalo però che a Milano stanno arrivando 12-13 miliardi di investimenti immobiliari. Il centro è saturo e lo è anche il mercato più ricco. I nuovi investimenti, ne sono certo, andranno a concentrarsi laddove c’è una reale richiesta della cittadinanza; è una legge dell’economia, alla fine l’offerta risponde sempre a una domanda. Inoltre sto incontrando tanti operatori immobiliari italiani e stranieri che mi illustrano quello che faranno sugli studentati. Non vado oltre, ma garantisco a tutti che la mia testa e il mio cuore sono sui problemi da risolvere più che sulla rivendicazione dei meriti. Però non posso che concludere che, grazie anche a chi mi ha preceduto e soprattutto grazie ai milanesi, Milano è in non molti anni diventata una vera città internazionale. Aperta e contemporanea».
Milano in vetta, e poi? Il podio è completato dai due capoluoghi del Trentino Alto Adige, Bolzano al secondo posto e Trento al terzo. In quarta posizione c'è Aosta, seguita da Trieste, Monza e Brianza, Verona, Treviso e Venezia. Al decimo posto c'è Parma, capitale della cultura 2020.
Oltre a Milano prima e Monza sesta (con un balzo di 17 posizioni dal 2018 al 2019), gli altri capoluoghi di provincia della Lombardia si trovano nelle seguenti posizioni: Brescia dodicesima,. Cremona ventiquattresima,. Bergamo ventottesima, Varese ventinovesima, Lecco trentesima, Lodi trentaseiesima, Como quarantesima, Sondrio quarantaseiesima, Mantova quarantottesima, Pavia sessantesima.
Fuori dai confini della Lombardia spiccano Bologna e Firenze rispettivamente al quattordicesimo e quindicesimo posto, Roma alla diciottesima posizione, Cagliari alla ventesima, Torino alla trentatreesima e Genova alla quarantacinquesima: tutte grandi città che - con la sola eccezione di Bologna - si trovano più in alto in classifica rispetto all'ultima edizione. Più in basso, due grandi città del Sud, che comunque hanno anche loro migliorato il loro ranking: Bari è sessantasettesima, Napoli ottantunesima; peggiora invece Palermo, novantottesima. A chiudere la classifica, in posizione 107, c'è Caltanissetta.
Di Luca Giarola