Martedì 16 aprile 2024, alle ore 18.00, presso la libreria della Fondazione Feltrinelli di Milano (viale Pasubio 5) Helena Janeczek presenta il libro Il tempo degli imprevisti. Ingresso libero fino a esaurimento posti.
Cosa rimane del Novecento? Dei suoi sogni, le lotte, le ombre? È sul filo di queste domande che si muove la scrittura di Helena Janeczek, il suo talento nell’indagare le vite di personaggi normali che, incrociando i grandi rovesciamenti della storia, diventano destini eccezionali capaci di consegnare, nel racconto immaginato, il senso di un’eredità collettiva.
Ripercorrendo gli inizi del secolo scorso alla ricerca di storie marginali, solo in parte note, si fa la conoscenza delle sorelle Zanetta, maestre arrivate nella Milano dei fermenti per l’Expo del 1906, che aderiscono ai sogni socialisti per poi vedersi, la più giovane, arrestata per disfattismo negli anni subito successivi a Caporetto. Nella Merano del 1920, dove si respira una salubre aria di cura per i cagionevoli di salute, c'è invece il dottor K., che crede di essere al centro di un intrigo spionistico nato dalla corrispondenza con la sua traduttrice, Milena Jesenská.
In quest’Italia di inizio secolo, dove le voci straniere si intrecciano con l’orgoglio nazionale, c'è poi la figlia del grande poeta americano Ezra Pound, che vaga per Venezia spiata da un ragazzino che con lei ha condiviso l’infanzia nelle malghe del Tirolo. E il giovane Albert O. Hirschmann, che ha raggiunto la sorella e il cognato a Trieste, una città animata dallo spirito edonista e mercantile della sua borghesia fieramente italiana, quella stessa borghesia che di lì a poco avrebbe visto abbattersi sul proprio mondo le leggi razziali, come il più impensabile e terribile degli imprevisti.
Ma i tempi di imprevisti, avrebbe teorizzato più avanti Hirschmann, sono anche tempi di possibilità che invitano a essere pensate, e percorse, a prescindere da come la storia sia andata. Serve anche a questo la letteratura, dicono queste pagine, a rivivere dall’interno di ogni personaggio quel passato che non si è ancora chiuso, per provare a raccoglierne l’eredità irrisolta.