La Filosofia di Stranger Things secondo Selena Pastorino. L'intervista

Chiara Pieri

Genova, 03/04/2023.

Filosofia di Stranger Things è il nuovo libro della genovese Selena Pastorino, dottoressa di ricerca in filosofia e docente liceale. Se vi state domandando cosa ha a che fare la filosofia con una serie tv di matrice horror, la risposta, anche se vi può sembrare strano, è moltissimo. È l'autrice stessa a raccontarci perché la filosofia può occuparsi e anzi deve occuparsi di argomenti come le serie tv, che al giorno d'oggi rivestono ampio spazio nella nostra quotidianità e anche nel nostro immaginario.

Accostare la filosofia a una serie tv come Stranger Things è proprio di quella che viene chiamata «pop-filosofia - racconta Pastorino - ovvero una tendenza della filosofia del '900 in cui si prendono come oggetto d'esame prodotti culturali molto popolari. C'è chi pensa che la filosofia debba occuparsi solo di temi elevati, tuttavia la filosofia è uno strumento per comprendere la realtà, è quindi necessario che si occupi di questi tipo di argomenti».

Uno dei temi portanti che strutturano Stranger Things, secondo Pastorino, è quello della relazione: «non vi è verità se non nella relazione, non c'è forza d'azione se non nella collettività» scrive l'autrice. È quindi dall'azione collettiva, prima che dall'azione del singolo, che prende avvio tutto il movimento di Stranger Things: «Quello che mi è piaciuto molto di questa serie, oltre al fatto che ci siano molti riferimenti agli anni '80 ed elementi della narrazione horror, è che si tratta soprattutto una storia di persone che si incontrano e che entrano in relazione. Ed è solo grazie a questa relazione che capiscono qualcosa di sé, che riescono a crescere e a far progredire l'azione. È qualcosa che rende la serie molto vicina a quella che è la nostra esperienza quotidiana. Un po' in controtendenza con quello che è il nostro mondo estremamente individualizzato, attraverso Stranger Things emerge come ci siano esperienze per noi fondamentali che passano attraverso la relazione con le altre persone».

Tra i personaggi, che nel libro vengono analizzati nei loro diversi ruoli chiave, ce ne sono alcuni che più di altri hanno colpito l'autrice: «Sicuramente tra gli adulti mi ha colpito molto la figura di Joyce, proprio per il suo modo di vivere la maternità in una maniera molto incarnata, molto forte, senza cedere in alcun modo all'importanza che per lei ha questa relazione. Contemporaneamente Joyce è una donna intelligente, caparbia, forte, che vive la sua vita come donna. Joyce, tenendo insieme nel suo personaggio tutte queste dimensioni, restituisce una bella immagine del materno. Tra i ragazzi più giovani, invece, ho apprezzato Steve e Eddie, che sono in un certo senso due facce di una stessa medaglia. Steve è un personaggio che cresce nel corso della serie ed almeno all'inizio è insospettabile la sua crescita. Si rivela, poi, uno dei personaggi più consapevoli, maturi e onesti. Eddie ha tutto questo, ma con un vissuto travagliato. Con il suo personaggio vengono messe in scena diverse tematiche toccate dalla serie, senza che poi si scenda nel profondo dell'analisi, come quella di vivere in una condizione marginalizzata, per la società, per la ricchezza, per il gruppo, per la musica che fa, per i giochi che sceglie».  

Oltre a Undici che è ovviamente un personaggio chiave di Stranger Things, riveste un ruolo significativo per Pastorino anche Max, considerata final girl: «Max riveste questo ruolo spesso presente nei film horror, della ragazza che ha un qualcosa di mascolino che va al di là del suo genere e sa manifestare una forza profonda. Quello che mi è piaciuto di Max è che questa forza è in contatto diretto con la vulnerabilità. In generale in Stranger Things i personaggi incarnano dei ruoli, ma non sono mai solo ruoli, c'è una complessità che va oltre». 

La musica è un altro elemento fondamentale in Stranger Things, non solo nella ripresa di brani degli anni '80, che addirittura sono tornati in testa alle classifiche grazie alla serie. Pastorino spiega come la musica: «sia un altro aspetto importante della comunicazione. Nella musica si ritrovano delle dimensioni importanti per entrare in rapporto con se stessi e con gli altri. Quando i personaggi hanno delle canzoni preferite, mostrano un aspetto della loro personalità, ma quando decidono di condividere questa loro passione, portano la relazione con gli altri ad un altro livello, più profondo e più intimo. Lo fa Mike con Undici in una delle prime scene, lo fa Eddie quando suona la chitarra per l'ultima volta, accade tra Jonathan e Will che si passano come una staffetta quest'amore per la musica, che diventa anche un collante e un richiamo nel momento in cui Will finisce nel Sottosopra».

Proprio il Sottosopra è l'elemento misterioso e orrorifico che permea la realtà di Stranger Things: «Io credo che in questa serie si sia riusciti davvero a fare qualcosa di profondamente filosofico, perché il Sottosopra è una dimensione che non è comprensibile con quelli che sono i soliti parametri del racconto horror, non è una dimensione metafisica, non sta al di là del nostro mondo, non è l'Inferno, ma è il rovescio della nostra realtà. È come se il Sottosopra fosse il rovescio di un guanto, l'interiorità che sta nella nostra realtà. Sappiamo che c'è nel reale, ma non riusciamo a guardarlo. Lo nascondiamo».

In attesa della nuova stagione di Stranger Things, Pastorino dice: «Cerco di tenere a bada le aspettative. Credo che si voglia arrivare a una chiusa per dare un po' di compattezza e concretezza a tante trame narrative, che erano rimaste in sospeso. Stranger Things assomiglia un po' allo sviluppo di Harry Potter e in effetti anche nella chiusura di Harry Potter viene rispiegato tanto di quello che è successo, quindi mi aspetto qualcosa del genere. E spero anche di poterlo affrontare con una nuova analisi».

Di Chiara Pieri

Argomenti trattati

Newsletter EventiResta aggiornato su tutti gli eventi a Genova e dintorni, iscriviti gratis alla newsletter