Riparte la programmazione al Teatro della Tosse con Cuocolo/Bosetti

IRAA Theatre /Teatro di Dioniso
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Genova, 11/05/2020.

Quando l'incertezza sul futuro prossimo nel mondo culturale aumenta. Quando le soluzioni relative a una riapertura dell'attività teatrale (a partire dalle prove) sono ancora in discussione. Quando continuano le inziative per andare comunque in scena e si moltiplicano i legittimi appelli, le petizioni, gli opportuni confronti che testimoniano quanto diversificato sia il settore della cultura e del teatro in particolare, quanto prezioso e fragile nelle sue diverse componenti e quante identità rischino l'estizione. Ecco quando tutto questo e molto altro è in corso, spuntano ancora altre risposte all'attuale prolungata crisi che porta ognuno/a a cercare risorse a partire dalla propria identità profonda.

Il Teatro della Tosse ha guardato al suo storico: alla volontà di proseguire con modalità che vadano verso il pubblico e lo coinvolgano; a quella capacità di immaginare modi non convenzionali di fare teatro al di là e al di fuori degli ambienti e delle pratiche consolidate, come già tante altre volte in passato con il teatro sui forti, ai parchi di Nervi, ad Apricale o Orfeo Rave  alla Fiera di Genova. 

Già attivo con iniziative sui social, come i Laboratori della domenica (per la scuola e la famiglia) o Colpi  di Tosse, versione in pillole dello storico spettacolo Mistero dei Tarocchi, il Teatro della Tosse di Genova ha deciso di riavviare la programmazione e riprendere a proporre uno spettacolo dal vivo. Si tratta di un'operazione a tre che coinvolge oltre al teatro genovese la compagnia italo-australiana Cuocolo/Bosetti e il Teatro di Dioniso.

Dallo scorso 7 maggio e per un mese (fino al 7 giugno 2020), Theatre on a Line è lo spettacolo al telefono che prevede una relazione uno ad uno tra attrice, Roberta Bosetti, e pubblico ed è disponibile in tre lingue: inglese, francese, italiano. 

A una certa ora di un certo giorno dunque si è posti di fronte alla voce dell'attrice. Pronto. Ciao. Sei lì…. Io non riesco ad immaginare che faccia hai. Tu come mi immagini? Cosa vedi? Puoi descrivermelo? L'avvio sarà simile per tutto il pubblico ma poi ogni conversazione prenderà una direzione diversa, seguirà una linea del discorso dettata dalle reazione delle due individualità coinvolte, suoni, modo di respirare, sospiri e non solo dalle parole.

C'è una spinta a conoscersi, per quanto sia chiaro che non è possibile nel poco tempo concesso. C'è una spinta a comprendersi, per quanto sia chiaro che non ci si potrà capire bene, né fino in fondo. C'è una spinta a saltare dalla realtà concreta e oggettiva ad una presa di coscienza dell'attività metateatrale che lo spettacolo in sé produce tra attrice e pubblico-individuo. Una terza dimensione sospesa si configura, parzialmente inafferabile, si costituisce comunque intorno a questo momento specifico e in sé speciale, artificiale e artificioso ma anche consolatorio, liberatorio e, paradossalmente per un dialogo, anche occasione per un piccolo tragitto introspettivo.

Theatre on a Line è uno spettacolo del limite e sul limite dove l'occasione confessionale offerta dal poter parlare tra sconosciute/i restituisce uno squarcio di libertà. Per il tempo di una telefonata ci si può lasciare completamente andare al gioco della relazione, si può costruire o vestire l'altra/o di abiti, desideri, spazi, movimenti e persino (quasi) pensieri desiderati. Si può forzare o guidare la conversazione nell'una o nell'altra direzione. Sì, viene in mente anche un lato erotico della relazione, al di là del fatto che la conversazione possa o meno intraprendere quella via. Si può ascoltare le voce che parla e 'scrutarne' l'intenzione, oppure stare dentro la conversazione e proporre domande per intervenire, si può anche ascoltare quel silenzio tra sconosciuti che si crea per imbarazzo, per attesa, per osservare l'effetto che fa.  C'è un grande margine di 'movimento'.

Ad un certo punto poi, arriva questa sequenza: Sei solo/a? È un modo particolare di conoscere uno spettacolo. Non credi? Non sei parte di un pubblico. Di fronte a questa affermazione che descrive né più né meno quello che è - essere soli probabilmente in una delle stanze della propria casa - si è colti da una vertigine. Dove sono? Quale teatro? Quale spettacolo dal vivo? Com'ero nel pubblico, quando eravamo seduti vicini vicini? Che differenza fa essere individui, in una relazione uno-ad-uno in uno spettacolo dal vivo? Non è certo la prima volta, è già successo, ma qui mancano tanti altri elementi che componevano il quadro, comunque. Mancano del tutto le facce, i corpi, le vibrazioni e tensioni di quando c'era il rito dell'ingresso, delle luci di sala che si aspettava si spegnessero o che non si spegnessero; di quando i telefonini interrompevano con la loro luce inoppurtuna tra le poltrone, il loro suono che per quanto si fosse chiesto e richiesto di spegnerli puntualmente partiva da una borsa, da una tasca. Che tipo di spettatrice ero? Che tipo sono ora dalla semi-clausura Covid-19?

Viene voglia di ricorrere a Zoom, Jitsi, GoogleMeet, Teams, Skype. Viene voglia di rompere il vuoto di immagine, di infrangere la forza dell'immaginazione e riprendersi quell'esperienza visuale-presenziale che ci ha colonizzato, di cui siamo imbevute/i e di cui improvvisamente ci è stato chiesto di privarci. Scarto, come per incomprensione, fastidio, disagio. La reazione è ampia c'è stata intensità, ci sono state cadute, ci sono stati momenti empatici e altri in cui la mente vagava via.

Applausi mentali! Eureka! Tutte queste domande, tutta questa irrequietezza, mi fanno ritrovare tutta la complessità del teatro: ritrovo quel sapore incerto della fine dello spettacolo; quelle sensazioni irrisolte, tra domande aperte, riflessioni sull'ora, sull'oggi, su quanto appena vissuto e su cos'altro poteva essere. Tutto si agita e si spinge dentro un confronto che emerge carico delle sue dissonanze, distanze, i suoi distinguo. È stato teatro. È teatro!

Il teatro in streaming non convince nessuno/a, i teatranti per primi, ma se alla chiusura degli spazi teatrali si aggiungesse un assoluto silenzio di parole, suoni, corpi in movimento, musiche, costumi, scene, dialoghi, immagini si andrebbe oltre la morte. Si aprirebbe lo squarcio dell'oblio, perché ogni essere umano è anche abitudine e allora continuiamo a stare dentro l'abitudine del fruire cultura e teatro.


Ben vengano tutte le proposte: i teatri sempre aperti, tutto il giorno, come servizio pubblico lanciati da Gabriele Vacis su Facebook rilanciata da Natalino Balasso sul canale Telebalasso su YouTube. Bello, bellissimo e tempestivo il cartellone di Timpano/Frosini che senza avere un edificio-teatro, tra i primi in questo Covid-19 hanno messo in piedi una stagione o un festival #Indifferita con 58 compagnie e spettacoli vari e straordinari, recentissimi o recuperati da un repertorio che in Italia spesso è più che altro archivio (nella migliore delle ipotesi) o dimenticatoio. Un'esperienza finita domenica 10 maggio (peccato!), ma che è già storia. Prosegue invece, sempre a cura di Timpano/Frosini, un altro progetto: #Teatroatradimento, arrivato alla nona puntata, è una serie di pillole di teatro via whatsapp, travestite da messaggio vocale e registrate direttamente col telefono.

Ben tornato teatro? Non so, ho l'impressione che tanto teatro e tante figure artistiche non abbiamo smesso di lavorare neanche un giorno. Non ci resta che re-inventarci un modo di applaudire e di essere uno/una e non più pubblico, ma sempre spettatrici/spettatori.

C'è molto da fare.

Teatro della Tosse - dal 7 maggio al 7 giugno 2020

Theatre on a Line

di Cuocolo/Bosetti
con Roberta Bosetti
produzione  IRAA Theatre /Teatro di Dioniso

Uno spettacolo che si svolge al telefono.

Uno spettacolo sull’intimità, sull’intimità con degli sconosciuti. Sulle mappe, le mappe del desiderio, le mappe di possibili incontri, mappe immaginarie per incontri immaginari. Sulle storie che potremmo raccontare e su quelle che altri ci racconteranno. Sull’essere connessi, sull’essere in linea, la linea che muove, le linee telefoniche, le linee telefoniche dedicate al teatro. Sul teatro in linea, sul teatro sospeso su una linea, la linea sottile che divide realtà e finzione.

Lo spettatore da casa acquista on line il biglietto. Prenota giorno e ora indicando la lingua richiesta italiano o inglese o francese. Riceverà subito dopo un numero di telefono e una password. Alla data e orario stabiliti chiamerà il numero e, verificata la password, sarà messo in comunicazione con l'attrice, per un tempo variabile tra 15 minuti e mezz'ora.

Lo spettacolo è in replica per un massimo di 10 spettatori al giorno: dal 7 al 10 maggio; dal 12 al 17 maggio; dal 19 al 24 maggio; dal 26 al 31 maggio; dal 2 al 7 giugno. Biglietto: intero 20,00 €. Orari di replica: 11-30 - 12.00  - 12.30     16.00 - 16.30 - 17.00        20.30 - 21.00 - 21.30 - 22.00. Per tutte le informazioni più dettagliate www.teatrodellatosse.it.

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