Il
decreto dell'8 marzo 2020 in materia
Coronavirus ha imposto una fitta rete di
limitazioni alla vita sociale del nostro paese, e
non solo nella cosiddetta zona
rossa e nelle
zone arancioni indicate nelle 14
province citate dal testo governativo. Le disposizioni
riguardano la
sospensione di manifestazioni, eventi e spettacoli e la prorogata
chiusura di musei e scuole in tutta Italia, Liguria
compresa, fino al 3 aprile 2020. E per quanto riguarda
bar, pub, ristoranti e
attività commerciali? Come si devono comportare i gestori
e i professionisti impiegati nel settore della vendita al pubblico?
Facciamo ulteriore chiarezza.
Delle varie attività commerciali
private si parla all'articolo 2 del
decreto, che dispone misure per il contrasto e il
contenimento sull'intero territorio nazionale del diffondersi
del Coronavirus parlando anche di esercizi come bar, pub e
ristoranti. L'indignazione espressa sui social e
rilanciata anche dal presidente
Giovanni Toti rispetto al pienone registrato a Boccadasse
domenica pomeriggio e in piazza delle Erbe
venerdì 6 marzo si accompagna a una serie di
interrogativi. Anche Genova e la Liguria,
dal 10 marzo 2020, sono in zona
arancione: attività come bar, focaccerie e
gelaterie possono restare aperte o rischiano di attirare
troppa gente? E i negozi?
- Per quanto riguarda bar, ristoranti e
gelaterie ora, anche a Genova e in Liguria, l'orario
di apertura è dalle 6 alle 18, sempreché il
gestore sia in grado di rispettare l'obbligo di
assicurare la distanza di sicurezza interpersonale nei
locali (1 metro) e interdizione di
servizio al banco, con la
sanzione della sospensione dell'attività in
caso di violazione. Le altre attività commerciali
(tipo i supermercati, i negozi di vicinato e le
attività diverse dalla ristorazione) possono rimanere
aperte a condizione che riescano a garantire la
distanza di un metro fra i clienti.
- Chiusi i pub, le discoteche,
le sale gioco, le sale bingo.
Vietate le celebrazioni, comprese quelle di
matrimoni e funerali, e tutte le messe. Chiusura
anche per piscine, spa,
palestre, centri benessere e
centri termali (fatta eccezione per
l'erogazione delle prestazioni rientranti nei livelli
essenziali di assistenza), centri culturali, centri sociali, centri
ricreativi. Chiuse anche le stazioni sciistiche.
Sospesi anche eventi in luogo pubblico o privato,
le manifestazioni organizzate, fiere, convegni, ed eventi di
carattere ludico-sportivo anche se al chiuso.
Dal 12 marzo sospesi anche i mercati all'aperto a
Genova.
- E i centri commerciali? Dice il decreto:
«nelle giornate festive e prefestive sono chiuse le medie e
grandi strutture di vendita (centri commerciali e
mercati), nonché gli esercizi commerciali presenti all’interno dei
centri commerciali e dei mercati stessi. Nei giorni
feriali, il gestore dei richiamati esercizi deve
comunque garantire il rispetto della distanza di sicurezza
interpersonale di un metro, con sanzione della sospensione
dell’attività in caso di violazione. In presenza di
condizioni strutturali o organizzative che non consentano il
rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di un
metro, le richiamate strutture dovranno essere
chiuse».
- Restano aperte farmacie, parafarmacie
e punti vendita di generi alimentari, il cui gestore è
chiamato a garantire comunque il rispetto della distanza di
sicurezza interpersonale di un metro. Anche in questo caso bisogna,
però, garantire il rispetto delle misure per evitare la
vicinanza tra le persone e dunque è prevista la
sospensione dell’attività per chi non è in
regola.
- C'è la possibilità di consegnare i pasti a
casa. Aperti, con limitazioni, i mercati rionali.
- Qui è possibile consultare il Dpcm 9 marzo 2020 recante nuove misure per
il contenimento e il contrasto del diffondersi del virus
Covid-19.