Enigma Rol: al cinema il docufilm di Anselma Dell'Olio girato a Torino

Torino, 18/10/2023.

Di lui Fellini diceva: «È l’uomo più sconcertante che io abbia incontrato, sono talmente enormi le sue possibilità, da superare anche l’altrui facoltà di stupirsene». Nella sua lunga vita, ebbe a che fare con le più importanti personalità del secolo scorso: da Einstein a Fermi, da Reagan e Dalì a D’Annunzio, Fellini e Papa Pio XII, fino a J.F. Kennedy, che venne in Italia una sola volta, appositamente per incontrarlo. Parliamo di Gustavo Adolfo Rol, ancora oggi sinonimo di insondabile mistero o irriducibile scetticismo.

A quasi trent’anni dalla morte, l’eco della fenomenologia e dei presunti prodigi che ne costellarono la vita non accenna minimamente a placarsi. A Gustavo Rol è dedicato infatti il docufilm Enigma Rol, diretto da Anselma Dall'Olio e distribuito da RS Productions, che sarà presentato alla diciottesima edizione del Festival del Cinema di Roma, dal 18 al 23 di ottobre presso l’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone. A Torino si terranno quattro proiezioni al Cinema Ambrosio, dal 5 all'8 novembre, e nell'ultima serata sarà presente anche la regista per presentare personalmente l’opera e rispondere alle domande del pubblico.

Ma chi era Rol? Lui aborriva l'appellativo di sensitivo. Preferiva definirsi la grondaia che convoglia l’acqua che cade dal tetto. Le sue facoltà, o possibilità (come era solito definirle), secondo molte e disparate testimonianze avrebbero implicato telepatia, chiaroveggenza, bilocazione, levitazione, materializzazione e smaterializzazione di oggetti, guarigioni a distanza, telecinesi, plasticità del corpo, viaggi nel tempo e magnetismo. Rampollo di buona famiglia, non volle mai ricavare alcun guadagno dalle sue capacità, preferendo metterle al servizio del prossimo.

Rol nacque a Torino nel 1903. Il padre era il direttore della sede locale della Banca Commerciale Italiana, la madre era la figlia del presidente del Tribunale di Saluzzo. Cresciuto in un ambiente benestante e colto, iniziò molto presto a sviluppare interesse verso le arti e la cultura. Fino alla fine degli anni '60 campò con i proventi derivati dal suo negozio di antiquariato, poi dagli anni '70 alla morte (avvenuta nel 1994, a novantuno anni) si dedicò alla pittura.

Per due anni, dal 1925 al 1927, tentò di indovinare il colore delle carte da gioco, fino a quando, il 28 luglio 1927 a Parigi, riuscì ad azzeccare tutte e cinquantadue le carte del mazzo. «Ho scoperto una tremenda legge che lega il colore verde, la quinta musicale e il calore. Ho perduto la gioia di vivere. La potenza mi fa paura. Non scriverò più nulla». Così annotò quel giorno sull’agenda personale. Venne travolto da una profondissima crisi esistenziale che lo portò a ritirarsi in un convento da cui uscì grazie al supporto amorevole della madre. Per tutta la vita mantenne un profilo riservato, senza mai cercare né la fama né tantomeno la pubblicità, non concedendo interviste televisive (se non telefonicamente in un paio di circostanze) e chiedendo a molti giornalisti di raccontare di lui solo dopo la morte.

Le possibilità di Rol potevano manifestarsi spontaneamente in qualsiasi circostanza della vita di ogni giorno, oppure attraverso esperimenti compiuti presso la sua casa di Torino con vista sul Parco del Valentino o le abitazioni di altri. I presunti prodigi venivano sperimentati in prima persona dai presenti – in media tra le cinque e le dieci persone – e inizialmente prevedevano quasi sempre l’utilizzo delle carte da gioco. Lo scopo finale non sarebbe mai stata la fantasmagoria fine a se stessa bensì la dimostrazione delle potenzialità dell’essere umano, che ne avrebbero così confermato l’impronta divina.

Alcuni insinuarono che egli fosse essenzialmente un prestigiatore, eppure alle sue sedute parteciparono anche quattro illusionisti (tre dilettanti, Ermanno e Carlo Buffa di Perrero e Giuseppe Vercelli, più il famosissimo Tony Binarelli) escludendo che vi fossero trucchi. Anche Alexander, altro professionista della magia di fama internazionale, confermò che nessun mago o illusionista al mondo potrebbe rifare ciò che faceva Rol, nel modo e nelle condizioni narrate. Il fisico Tullio Regge inviò i suoi assistenti a presenziare alle sedute, ma questi – come testimoniato da Luigi Giordano, medico chirurgo – dopo la terza sera dissero che non sarebbero più tornati, perché, non trovando alcuna spiegazione logica a quanto capitava, non potevano permettersi di sovvertire tutte le leggi della fisica.

Perché allora non avvenne mai l’auspicato incontro con la comunità scientifica? Perché sussistono diversi scettici convinti che Rol fosse in realtà solo un abilissimo prestidigitatore e mentalista? In realtà egli ricercò per tutta la vita (senza successo) un collaboratore scientifico in grado di comprendere le cosiddette premesse psicofisiche alla base della sua fenomenologia; Rol, inoltre, non si riteneva capace di esercitare i suoi poteri a comando, ma solo grazie a un particolare stato interiore e di coscienza che non poteva essere né vincolato né condizionato da dettami esterni. La rottura con la scienza ufficiale fu sancita in via definitiva dalle affermazioni di Piero Angela nel suo Viaggio nel mondo del paranormale, volume nel quale il noto divulgatore affermò che i fenomeni a cui lui stesso assistette potevano essere il frutto di abili trucchi, e quindi di inganno e malafede.

Il docufilm di Anselma Dell’Olio ha il grande pregio di mettere sul tavolo tutte le opzioni e dare voce a tutte le tesi, senza prendere posizione e lasciando allo spettatore la libertà di formarsi la sua opinione. «Da regista, auguro a scettici e negazionisti di spogliarsi – temporaneamente almeno – dei propri pregiudizi, e ai devoti di mettere da parte superstizioni e l’eccesso di entusiasmo». Un augurio condivisibile, anche se sospettiamo che di fronte alla figura di Rol anche in sala increduli e credenti troveranno modo di scontrarsi e fronteggiarsi, senza riuscire a raggiungere un punto d’incontro.

Di Enrico Pietra

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