Museo di Villa Croce: nessuna apertura dalle imprenditrici di Open

Rosangela Urso

Genova, 20/01/2018.

Le tre giovani imprenditrici di Open srl non tornano nel Museo di Arte Contemporanea di Villa Croce finché non sarà stabilita «una governance chiara e una mission condivisa».

Alessia MoragliaPaola Iconis e Elena Piazza di Open srl, vincitrici nel 2016 di un bando che ha aperto la strada a una gestione sperimentale, pubblica e privata, di Villa Croce, giovedì 18 gennaio 2018 hanno deciso di non aprire le porte del Museo. Un gesto di protesta, per far presenti le difficoltà della struttura e i suoi numeri «esigui». Una protesta, ci tiene a precisare Moraglia, che arriva «dopo aver fatto presente numerose volte il problema alle istituzioni competenti e non essere state ascoltate».

Il Museo, però, è rimasto chiuso solo un giorno, giovedì, perché venerdì 19 mattina in biglietteria c’era Elisa Serafini, assessora al marketing territoriale, cultura e politiche giovanili del Comune di Genova, a turno con altri volontari, tra cui lo stesso curatore Carlo Antonelli. Prima che nel pomeriggio si svolgesse la riunione che ha visto confrontarsi Open srl con i rappresentanti della pubblica amministrazione.

Anche dopo l’incontro, però, la posizione delle imprenditrici è rimasta invariata, con una precisazione: «il nostro non è uno sciopero, ma una decisione strategica in termini aziendali. Ci viene spesso chiesto di fidarci, il punto è che un'azienda ha dei principi economici che non sono basati sulla fiducia e sulla speranza, ma su dati, che nel caso di Villa Croce sono esigui», non nasconde Moraglia.

In effetti, stando ai numeri, in questo 2017 tutti i Musei e Palazzi genovesi hanno registrato un segno più, mentre Villa Croce è rimasto il fanalino di coda con circa 5mila biglietti staccati in un anno. «Il numero di accessi è troppo basso - replica Alessia - e non permettono alla nostra azienda di stare in piedi e quindi alcune attività come guardianìa, accoglienza e servizio nelle sale non possono essere garantite». 

E allora cosa serve? «Quello che bisognerebbe fare è ristrutturare e fare chiarezza sulla governance e sui ruoli, che è poi quello che chiediamo da un anno e mezzo». 

Il programma delle prossime mostre e la linea artistica del biennio, presentati a dicembre, include tra i progetti un rilancio di questo spazio, secondo Alessia, che non entra nel merito delle scelte «perché non sono un curatore» ci tiene  sottolineare, per poi proseguire: «Da un punto di vista gestionale, però, quello che manca sono dei numeri: uno studio di fattibilità effettivo, verificabile e quindi applicabile».

E dopo le chiusure, le proteste e le richieste, è tempo di capire e risolvere: «Instaureremo un dialogo con la pubblica amministrazione, che è molto sensibile all’argomento, per stabilire una mission condivisa e una governance chiara», questi gli obiettivi.

Nel frattempo, il Museo non rimarrà chiuso, anche sabato e domenica, in biglietteria ci sarà personale del Comune e l’ingresso sarà gratuito, fa sapere Serafini, che non risponde ad altre domande per rispettare il silenzio elettorale.

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L'intervista al curatore Carlo Antonelli. (venerdì 19 gennaio)

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